di Giuseppe Lalli Noi contemporanei siamo tristi: tristi e inquieti. Ce ne accorgiamo quando ci guardiamo in faccia, per strada, nei supermercati, nelle piazze. Guardiamo distrattamente o con sospetto: non vogliano comprometterci, non vogliano uscire dal nostro guscio. E non ridiamo quasi mai: muoviamo solo la bocca e facciamo vedere i denti, o scoppiamo...