CONTRO I PENSIONATI UNO STALKING O TORTURA DI STATO? Lettera aperta al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e al Presidente dell’INPS Tito Boeri.

6 Agosto 2015
By

LETTERA APERTA AI SIGNORI PRESIDENTI:

 

DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI PROTEMPORE

Matteo Renzi

 DELL’INPS PROTEMPORE

Tito Boeri

OGGETTO: CONTRO I PENSIONATI UNO STALKING O TORTURA DI STATO?

 

Signori Presidenti,

il vostro censurabile comportamento nei riguardi del popolo dei pensionati mi ha indotto ad indirizzarvi la presente prima di promuovere una informativa alla Procura della Repubblica per l’ipotesi di reati penalmente rilevanti di “stalking” o “tortura di Stato”.

La stampa di regime strombetta che l’INPS sta pagando gli arretrati previsti dal D.L. 65/2015 emesso a seguito della sentenza 70/2015 della Consulta.

Un importo una tantum. Nulla di più.

Una beffa che ha raggirato la sentenza con i giochi di prestigio di un Governo che ha deriso i pensionati. Arretrati che oscillano da un massimo di € 2.800 a un minimo di € 796 lordi.

Contro i pensionati  sia il Presidente del Consiglio che il Presidente dell’ INPS hanno posto in essere un vero e proprio stalking o una vera e propria tortura di natura psicologica senza precedenti  (ipotesi di reati penalmente rilevanti) supportati da una stampa di regime con una manipolazione dei costi che la sentenza della Consulta avrebbe comportato. Un bombardamento incessante di questi soloni pennivendoli. Si è passati dai 5 miliardi ai dieci poi addirittura a 22. Hanno sempre parlato negativamente della decisione che avrebbe aperto un buco nel bilancio dello Stato.

E’ stata processata la Consulta e hanno sollecitato addirittura il Capo del Governo a disattendere la pronuncia.

Vorrei  ricordare che il Presidente del Consiglio in occasione della trasmissione RAI programma “l’Arena” disse “che nessuno avrebbe perduto neppure un euro e che la sentenza sarebbe stata onorata”.

La decisione adottata con il d.l. 65/2015 convertito in legge  109/2015 è contraria alla decisione della Corte in quanto viene violato il principio reintegratorio di cui all’art, 136 della Costituzione.

Tale interpretazione è altresì  confortata dalle dichiarazione di Gustavo Zagrebelsky,  Presidente emerito della Corte Costituzionale, secondo il quale dal principio dell’equilibrio di bilancio non deve dedursi  un “lasciapassare” al libero arbitrio della politica nello stabilire a chi farne pagare il prezzo.

Vorrei ricordare che nel 1988 e 1991 la Corte emise le sentenze rispettivamente n, 501 e n. 1 affermando sempre il principio che le pensioni dovevano  essere continuamente adeguate alle retribuzioni dei dipendenti in servizio, non in un rapporto matematico, ma comunque costante in base agli artt. 36 e 38 della Carta.

Non a caso la Consulta afferma: “L’interesse dei pensionati, in particolar modo di quelli titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato  risulta irragionevolmente  sacrificato  nel nome di esigenze finanziarie intaccando i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale-”

Sul popolo dei pensionati da anni si accanisce la fantasia dei riformatori d’attacco che non perdono occasione di tagliare i cosiddetti redditi da contributi previdenziali.

Purtroppo sarà inevitabile il ricorso giurisdizionale affinché  anche  il D.L. 65/2015 convertito in legge 109/2015 sia dichiarato incostituzionale finché  non sarà abolito l’art. 136 della Carta Costituzionale.

Salvis  Iuribus.

Torino 1 agosto 2015

Gen. Vincenzo Ruggieri

Presidente ANUPSA Gruppo di Torino e Valle d’Aosta

enzoruggieri@alice.it

Tags:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dieci anni

Archivio