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di Goffredo Palmerini
PERUGIA – Affanna un po’ salire da Piazza dei Partigiani a Corso Vannucci, cuore del centro storico di Perugia e antico cardo della città. Anche volendo usare l’efficiente servizio di scale mobili. Ma la fatica è ben ripagata, potendosi ammirare l’imponenza della Rocca Paolina, la fortezza voluta da papa Paolo III, entro la quale in parte si snodano le scale d’ascesa, senza apparente contrasto tra l’antico e il moderno. E poi, in questi giorni che precedono il Natale, la Rocca è piena di bancarelle d’artigianato. Fanno colore ed atmosfera di festa. Perugia è città dalle origini etrusche. Il centro storico è arroccato sul colle, dove si distende a dividerne il crinale in due versanti. Dall’uno e dall’altro lato arrancano vie fino all’arteria sommitale cittadina. Talune sono stretti sdruccioli, assai suggestivi. Lungo la cinta muraria, ben conservata, s’aprono belle porte che danno il nome anche ai quartieri: Porta Sole, Porta Sant’Angelo, Porta S. Susanna, Porta Eburnea e Porta S. Pietro. In fondo al Corso, sulla Platea Magna, insistono i simboli dell’antica comunità civile e religiosa: la bella Cattedrale e quella meraviglia della Fontana Maggiore. Di lato, il Palazzo dei Priori, sede del governo civico e della Galleria nazionale.
Il possente complesso dai lineamenti gotici, due grifoni bronzei sulla facciata, è uno delle più grandiose espressioni architettoniche della civiltà medioevale italiana, edificato tra gli anni 1293 e 1443. Di fronte, la Cattedrale di San Lorenzo, realizzata tra la metà del Trecento e la fine del Quattrocento, senza che il rivestimento esterno fosse mai completato. All’interno vi si conserva il “Sacro Anello”, reliquia dell’anello nuziale della Vergine Maria. Il duomo, tra le altre opere, custodisce la “Deposizione dalla Croce”, grande tela dipinta dall’urbinate Federico Barocci nel 1569. Sullo stesso fronte della Piazza IV Novembre, a sinistra della Cattedrale, apre il Museo Capitolare, realizzato all’interno del chiostro, che custodisce opere di varie epoche – dipinti, sculture lignee, codici miniati, suppellettili e paramenti liturgici – a testimonianza dell’attività artistica svolta a Perugia per il duomo della città. Tra esse spicca una tavola di Luca Signorelli, realizzata nel 1484 e raffigurante la “Madonna con il Bambino tra i santi”. Adiacente alle sale di allestimento del Museo c’è la Sala del Dottorato.
Lì, nella Sala del Dottorato, è allestita la mostra personale del pittore Constantin Udroiu, con alcune opere degli allievi della Fucina d’Arte Nikopeia, la scuola fondata dall’artista nel 1993 e che egli ha diretto fino alla sua scomparsa, il 26 marzo 2014. E’ venerdì 12 dicembre, oggi. Una bella giornata di sole illumina la città con i raggi dorati dell’incipiente tramonto. Arrivo con una mezz’ora d’anticipo rispetto alle ore 16, orario previsto per l’inaugurazione dell’esposizione. Trovo Luisa Valmarin Udroiu e Ion, moglie e figlio dell’Artista, che tanto hanno operato per realizzare questo desiderio di Constantin Udroiu, tenere a Perugia una grande esposizione di sue opere e dei suoi allievi della Scuola Nikopeia. L’aveva convenuta da tempo, quando aveva esposto a Passignano sul Trasimeno, parlandone con l’allora Arcivescovo di Perugia, Mons. Giuseppe Chiaretti. Tele, icone, dipinti su cristallo sono ora ben esposti in un razionale allestimento con pannelli di legno. L’esposizione già si presenta come un significativo tributo all’eclettico Artista d’origine rumena, diventato negli anni Settanta cittadino italiano. Constantin Udroiu aveva progettato questa mostra nel 2013. L’aveva già esposta a dicembre dell’anno scorso all’Accademia di Romania, a Valle Giulia in Roma, con molte sue opere e con i migliori lavori degli allievi della sua Scuola, che prende il nome da un “tondo”, l’icona raffigurante la Madonna Nikopeia.
L’avrebbe portata nei mesi successivi a Perugia, come “Omaggio all’Umbria”. Un progetto troncato dalla sua morte, che tuttavia trova ora realizzazione con questa splendida esposizione intitolata “Camminando su un raggio di luce – Omaggio all’Umbria” grazie al sostegno dell’Ambasciata di Romania presso la Santa Sede e alla preziosa disponibilità dell’Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Cardinale Gualtiero Bassetti, con la collaborazione con la Diocesi Ortodossa Romena d’Italia e con la Parrocchia Ortodossa Romena di Perugia. La Mostra ha il patrocinio dell’Ambasciata di Romania in Italia, dell’Accademia di Romania in Roma, dell’Accademia Internazionale d’Arte Moderna e dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Fara in Sabina (Rieti). La Mostra espone le seguenti opere del Maestro Constantin Udroiu: 2 trittici con Cristo e Annunciazione, 6 icone su legno dorato 50×70 con i Misteri del Rosario, 6 icone su legno dorato 50×70 con stazioni della Via Crucis, 14 dipinti olio su tela raffiguranti Luoghi di preghiera dell’Umbria e della Romania, 4 dipinti olio su tela 60×80 raffiguranti Sibille, 2 dipinti su vetro. E inoltre, realizzato dagli allievi della Scuola Nikopeia, una serie di affreschi su pannelli che compongono un grande polittico, costituito da: Madonna Nikopeia, 2 arcangeli, S. Costanzo, S. Lorenzo, S. Francesco, S. Chiara, 2 Sibille e 12 Profeti. Il polittico resterà in omaggio e all’Umbria, donato alla Cattedrale, come era nelle intenzioni di Constantin Udroiu. L’esposizione resterà aperta fino all’8 gennaio 2015.
Ecco, è giunta l’ora del vernissage. Entrano nella Sala del Dottorato l’Arcivescovo di Perugia, Cardinale Gualtiero Bassetti, l’Ambasciatore di Romania presso la Santa Sede, dr. Bogdan Tataru Cazaban, Mons. Giuseppe Chiaretti, presule emerito della diocesi di Perugia-Città della Pieve, Mons. Siluan Span, Vescovo della diocesi Ortodossa Romena d’Italia, il vice Prefetto vicario di Perugia, dr. Tiziana Tombesi. E’ il Cardinale Bassetti a dare il saluto della diocesi perugina e ad onorare la memoria di Constantin Udroiu, artista dalle cui opere traspare intensa spiritualità. Infine elogiando la qualità artistica del polittico, realizzato dalla Scuola Nikopeia e donato alla diocesi, le cui figure sacre, nei loro vividi colori, “sembrano venirci incontro”, conclude l’Arcivescovo. Intenso l’intervento dell’Ambasciatore di Romania presso la Santa Sede, Bogdan Tataru Cazaban. Anche per il significato di forte testimonianza, lo riporto qui integralmente.
“Sono particolarmente lieto ed onorato di trovarmi qui a Perugia, oggi, in occasione dell’inaugurazione della personale del maestro Constantin Udroiu e dei suoi studenti. Sono felice per questa mostra, cui l’Ambasciata di Romania presso la Santa Sede ha dato il suo sostegno, per onorare la memoria di un grande Artista che nel marzo scorso ci ha lasciato. Saluto Sua Eminenza il signor Cardinale Bassetti, per le sue parole e per aver voluto ospitare questa bella esposizione, realizzando il desiderio del maestro Udroiu, portato avanti dalla sua Signora, la prof. Luisa Valmarin, che saluto con grande affetto e stima. Saluto S.E. Mons. Span, Vescovo della diocesi ortodossa rumena d’Italia e la vice Prefetto di Perugia. E’ questa una magnifica mostra che promana spiritualità in tutte le opere dell’artista e in quelle dei suoi allievi della ScuolaNikopeia, da lui fondata ventuno anni fa. La sua Fucina d’Arte si trova sotto la protezione della madre di Dio cui è dedicata, Nikopeia, cioè l’apportatrice di vittoria, la Vergine Maria che, secondo un teologo bizantino, fu “la sola che ha custodito splendidamente la qualità umana pura di ogni forma estranea” e che “rivelò l’uomo com’è per natura, rivelò Dio e la sua sapienza ineffabile e manifestò la misura di questo amore”. Con la sua arte che ha un’impronta moderna, di fattura espressionistica e allo stesso tempo bizantina, il nostro amato Maestro ci rende un’ampia, affascinante testimonianza di fede e di cultura, facendoci immergere nell’orizzonte della bellezza che ci salverà e salverà il mondo, come diceva Dostoevskij.”
“Di fronte a questo tempo che viviamo, – ha quindi affermato l’ambasciatore Tataru Cazaban – a questo clima di smarrimento etico e forse di indifferenza, la pittura di Constantin Udroiu e della sua scuola di iconografia romena costruisce ponti tra l’incommensurabile trascendenza e l’immanenza dei colori e dei sentimenti, delle nostre aspirazioni e speranze come esseri incarnati, e ci aiuta a superare lo “sfarfallio della curiosità”, come affermava il Cardinale Gianfranco Ravasi. E’ un’arte contemplativa e al tempo stesso esuberante, rigorosa e solare, che celebra la vita e la creazione di Dio e rispecchia il percorso artistico di una vita e le sue origini romene, espressione di una congiunzione tra sacro e profano, richiamando così un famoso saggio dello storico delle religioni romeno Mircea Eliade. Dopo aver ritrovato negli anni ’70 la sua piena libertà, qui, in Italia, nel paese dell’arte e della bellezza, nei luoghi mitici della formazione di ogni artista, dopo aver eseguito affreschi e organizzato tante mostre e tanti incontri, il maestro Udroiu ha fondato con generosità la Scuola Nikopeia per forgiare nuove generazioni nel campo della bellezza, che si contempla con gli occhi dell’anima ed il cui sguardo brucia tutte le vanità. La Romania, la terra che a Constantin Udroiu ha dato i natali e dalla quale egli mai ha reciso i legami, è fortemente orgogliosa e fiera di questo suo figlio illustre. Il suo Paese natale ne ha voluto illustrare i grandi meriti in vita, ora intende onorarne con ogni solennità la memoria.”
Mons. Siluan Span, Vescovo della Diocesi Ortodossa Romena d’Italia, ha posto in evidenza la grandezza dell’artista che, pur essendo vissuto in Italia per più di quarant’anni, ha mantenute vive le radici culturali della sua terra. Le sue icone, ancorate rigorosamente all’arte bizantina, trasudano forte spiritualità. L’arte di Udroiu “ha costruito un ponte tra Romania e Italia”. Profonda la riflessione sull’arte di Udroiu di Mons. Chiaretti, Vescovo emerito di Perugia. Ne richiama il valore, ne illustra la densità spirituale, leggibile nella sapiente “scrittura” delle icone secondo i rigorosi canoni bizantini. E riporta ai presenti una personale esperienza, di molti anni addietro, quando egli ebbe occasione di visitare la Russia, in particolare le case di alcuni villaggi rurali. Lì trovò sempre icone nelle abitazioni, trattate non come suppellettili d’arte religiosa, ma come “figure vive” che testimoniano le Scritture e fulcri di preghiera domestica. Tanto che quando l’ospite entra, saluta prima l’icona poi le persone di casa. Intanto è appena giunta da Roma la dr. Dana Manuela Constantinescu, Ambasciatore di Romania in Italia e grande estimatrice dell’Artista. Porta il saluto della Romania a questo importante evento d’arte e di cultura, essendo Udroiu uno degli artisti ed intellettuali romeni più stimati in Europa.
Sull’arte di Constantin Udroiu saggisti e critici d’arte, un lungo elenco, hanno scritto annotazioni e recensioni di rilevante interesse. Una messe di giornali e riviste, in Italia e all’estero, hanno decritto nel corso degli anni la sua arte e raccontato le sue mostre, sempre cenacoli di dialogo tra culture. Sarebbe lungo darne conto. Tuttavia, credo che questo lacerto d’una presentazione critica di Lorenzo Renzi riesca a dare sinteticamente il senso del valore e la profondità dell’arte di Constantin Udroiu. “[…] Per il modo in cui dipinge – ha scritto Lorenzo Renzi, in una sua nota critica – Constantin Udroiu si avvicina, per sua stessa ammissione, agli Espressionisti tedeschi (Marc, Macke, Kirchner, ecc.). Da loro Udroiu riprende i colori dissonanti, puri, fortemente irrealistici. Il nero (con il blu) serve a rilevare le sagome delle figure. A differenza che negli Espressionisti tedeschi, il disegno in Udroiu resta accurato, frutto della fedeltà alla scuola: le pareti non vacillano, i campanili non si abbattono sui campi di grano. Per chi conosce poi la pittura rumena della prima metà del Novecento, è chiaro che per la pittura di Udroiu non contano solo gli Espressionisti tedeschi, ma che ci sono in lui anche gli echi di Luchian, Tonita, del grande Tuculescu. La scuola di Constantin Udroiu è stata la scuola di arte sacra fondata dal grande storico e uomo politico Nicolae Iorga, in Romania negli anni ’20, con l’idea di mantenere in vita la tradizione dell’arte ortodossa di origine bizantina, in particolare quella dell’affresco. Constantin Udroiu, quando può, fa rinascere in Italia quell’arte che aveva imparato, e che forse è rimasto l’ultimo a conoscere. A Benevento, a Matera, ad Airola, a Vitulano, a Faicchio, ecc., gli sono state affidate grandi pareti di chiese, chiese cattoliche naturalmente, da coprire di affreschi. E’ fedele ai canoni pittorici bizantini (li rispettavano ancora Giotto e Simone Martini). La sua pittura religiosa, – conclude Renzi – ancorata alla tradizione, vince spesso la scommessa di riuscire nel suo impegno artistico ed evocativo, scommessa difficilissima come si sa, perché l’arte moderna sembra sia altrettanto inevitabilmente profana quanto quella del passato era religiosa. Se Constanti Udroiu fa eccezione, lo si deve ancora una volta alla fedeltà alle sue origini. Constantin Udroiu, rumeno di Roma, ma anche e soprattutto rumeno di Romania”.
Costantin Udroiu era nato a Bucarest il 3 febbraio 1930. Aveva compiuto gli studi presso la Facoltà di Belle Arti dell’Università di Bucarest. Dal 1954 al 1964 era stato detenuto politico, avendo subito una condanna a 22 anni di lavori forzati per reato d’opinione. E’ stato membro dell’Unione degli Artisti Plastici Rumeni. Ha partecipato a numerose mostre in Romania e, dal 1971, in Italia in diversi Paesi europei. Ha eseguito affreschi in chiese bizantine rumene e italiane, oltre che in numerosi edifici pubblici e privati. Fino alla sua morte, nel marzo 2014, ha organizzato oltre 200 mostre in molti Paesi d’Europa ed ha partecipato a numerose manifestazioni culturali con mostre e con comunicazioni scientifiche a convegni tenutisi ad Avignone, Carpentras, Amsterdam, Parigi, Atene, ed in altre località. A tali incontri scientifici Constantin Udroiu si è presentato nella doppia veste di pittore, con mostre personali, e di relatore. Ha tenuto conferenze sull’arte bizantina in molte città italiane. Dal 1991 era membro del Senato dell’Accademia Internazionale d’Arte Moderna. Gli era stata conferita, per meriti artistici, la cittadinanze onoraria ad Accettura (Potenza), a Vitulano (Benevento) e Passignano sul Trasimeno (Perugia). Sue opere sono esposte nei musei di molte città in Romania, Francia, Portogallo e Italia, e in numerose collezioni pubbliche e private, in diversi Paesi del mondo. Da alcuni anni Constantin Udroiu da Roma era andato a vivere in Sabina, a Passo Corese (Rieti), dove in collaborazione con il Comune aveva aperto la Scuola Nikopeia, centro di formazione artistica senza scopi di lucro dove il Maestro ha insegnato gratuitamente le tecniche pittoriche ad una sessantina di allievi. Fino alla scomparsa, avvenuta a Roma il 26 marzo 2014.
Appassionato del meridione d’Italia, che aveva girato in lungo e in largo sulle tracce dell’arte bizantina, Constantin Udroiu amava molto L’Aquila e l’Abruzzo, dove ha realizzato 6 grandi mostre (L’Aquila, Castello Cinquecentesco, 1985, la sua 99^ mostra; Sulmona, Palazzo dell’Annunziata, 1986; Paganica, Centro Civico, 1989; Capestrano, Castello Piccolomini, 1990; L’Aquila, Palazzo Antonelli Dragonetti, 2001; Villetta Barrea, Sala Civica, 2009). Sue opere sono presenti a L’Aquila nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna presso il Castello Cinquecentesco, in ambienti istituzionali – la grande icona della Madonna dell’Amore, donata al Comune dell’Aquila, campeggiava fino al 6 aprile 2009 nella Sala della Giunta -, in pinacoteche pubbliche e nelle collezioni private d’Abruzzo, dove l’artista aveva un ampio ventaglio d’amicizie e dove negli ultimi anni soleva venire in vacanza.. Grande carisma e forte comunicatività, Constantin Udroiu ha costruito ovunque ponti di amicizia e di vera cultura. Artista eclettico ed intellettuale di rango, si faceva amare per l’immediatezza e la semplicità nei rapporti personali, per l’innata generosità e per una straordinaria sensibilità. Ha lasciato un meraviglioso e incancellabile ricordo, come il tributo di questa bella mostra di Perugia limpidamente testimonia.