Mikayel Ohanjanyan vince la Seconda Edizione del Premio Fondazione Henraux per la Scultura in marmo, in memoria di Erminio Cidonio. Si posiziona al primo posto l’opera “Materialità dell’invisibile” raffinatissima esecuzione in statuario dell’Altissimo. “Appena finita è già un capolavoro” dichiara Paolo Carli, Presidente della Fondazione. “L’esecuzione di quest’opera, che ha visto negli ultimi mesi Mikayel Ohanjanyan al lavoro presso la Henraux, è esaltazione pura della pietra per eccellenza, quello statuario delle nostre cave la cui preziosità e bellezza non hanno pari”, prosegue Carli.
“Materialità dell’invisibile” risponde a tutti i criteri richiesti dal Bando di concorso, e che Mikayel Ohanjanyan ha saputo cogliere in pieno. L’opera nasce dalla volontà di di materializzare l’invisibile e di evidenziarne alcuni aspetti concettuali ed estetici. Nella sua lettura, il progetto proposto, è poliedrico: da un lato raffigura lo spazio vuoto come forma e la materia, dall’altro, contemporaneamente, interroga la materia stessa che, compressa dai cavi d’acciaio, crea nuove prospettive intersecate nel confine della materia e nel vuoto al centro della scultura. L’estetica dell’opera, marmo e cavi d’acciaio, è simbolica lettura della secolare attività del luogo (il blocco del marmo, la lizzatura), e pone in evidenza le connessioni del marmo e il rapporto fra l’uomo e il suo territorio: il blocco di marmo non nasconde la sua “fragilità” e, fra staticità e dinamicità, pieno e vuoto, visibile e invisibile, nasce un rapporto che plasma continuamente il paesaggio in ottiche nuove, non solo fisiche, ma anche psichiche e sensoriali.
Al secondo posto giunge Francesca Pasquali con “Frappa”, opera che coniuga, come una grande sfida, la rigidità del marmo, pietra nobile, e la voluttuosità delle frappe plastiche.
Al terzo posto, ex aequo, sono premiati Filippo Ciavoli Cortelli e Massimiliano Pelletti, rispettivamente con le opere “Corallo” che unisce i dualismi “mare-monti” e “manualità-evoluzione tecnologica”, tipici di una natura e di una cultura caratterizzanti il territorio Apuo-Versiliese e “Back To Basic”, una testa di matrice classica lavorata dall’artista con un intervento contemporaneo di crivellazione e trattata con alcuni acidi.
Le quattro opere dall’1 al 31 agosto saranno esposte al pubblico nei giardini della Versiliana, in un percorso espositivo curato da Enrico Mattei e che vede anche la presenza delle tre opere dell’edizione precedente, “Arrivederci e grazie” di Fabio Viale, vincitore nel 2012, “Bue Tractor” di Mattia Bosco e “Samarà” di Alex Bombardieri.
“A partire da questo momento la Fondazione Henraux può già contare su sette opere monumentali, frutto del Premio, che già rappresentano una significativa collezione di respiro internazionale. I protagonisti del Premio, gli artisti, hanno saputo vedere e lavorare il marmo nella direzione che è propria di questo materiale, durezza e plasticità, imponenza e fragilità. Il risultato, quando nasce un’opera dalle mani di chi comprende e ama il marmo, è, come sempre, la sublimazione della bellezza”, ha affermato Paolo Carli nell’annunciare i risultati del premio 2014 davanti ad un pubblico numerosissimo nella sede della Fondazione. Il Presidente ha dato appuntamento per il 2015 con la nuova edizione di “VolareArte”, l’altra iniziativa che pone al centro dell’attenzione il marmo e promossa dalla Fondazione.
Mikayel Ohanjanyan
Francesca Pasquali
Massimiliano Pelletti
Filippo Ciavoli Cortelli