L’ASSEGNO SPECIALE QUESTO ILLUSTRE SCONOSCIUTO
L’istituto dell’Assegno speciale spesso non è noto neanche a vertici dell’Esercito e dei Carabinieri. E non sempre ne vengono a conoscenza nel momento del diritto.
Un ufficiale Generale dell’Arma dei Carabinieri ne venne a conoscenza all’età di 92 anni mentre era ricoverato in un luogo di cura per lunghe degenze. Il Vice Capo della Spedizione Italiana “EVEREST 1973” lo ha riscosso dopo 20 anni dalla maturazione del diritto. Questi i casi più significativi. Chissà quanti siano i quiescenti che, ignari del diritto acquisito, non percepisco il più volte citato assegno.
Il tema della detassazione totale o parziale è stato più volte da me trattato con la Presidenza della Cassa senza raggiungere un positivo risultato.
Nell’agosto del 2011 Cassa di Previdenza Forze Armate, Ente deputato al pagamento dell’Assegno Speciale, dopo reiterate richieste, ebbe a proporre all’Agenzia delle Entrate un “quesito”, così rubricato nel gergo nostrano, “interpello” rubricato nel gergo istituzionale, al quale l’Agenzia delle Entrate non poteva che dare una negativa risposta. Lo dico con umiltà, senza ironia, ma con estrema decisione. Lo ebbi a dimostrare all’allora Presidente della Cassa ed all’attuale incolpevole Presidente.
Una richiesta di detassazione che avrebbe inciso sulle entrate statali meritava una più incisiva analisi evidenziando il numero dei percettori, il quantum del gettito fiscale e proposte alternative optando anche sulla previsione di una eventuale tassazione separata.
Infine, un esplicito riferimento alle pensioni complementari, sempre sollecitate dai politici e sindacati:
“che senso ha sollecitare pensioni complementari per poi prevedere il cumulo con altri redditi e tassarle con l’aliquota massima che azzera lo scopo principe delle stesse?”
Desidero ancora evidenziare che, dopo la negativa risposta dell’Agenzia delle Entrate, nonostante le periodiche sollecitazioni di chi scrive, nessuna proposta sullo stesso tema risulta formulata all’Ufficio Legislativo dello Stato Maggiore Difesa, per una eventuale proposta di detassazione per iniziativa ministeriale.
Una mia petizione al Ministro della Difesa fu trattata alla stregua di una domanda di licenza agricola.
Si ha la sensazione che la gestione dell’Assegno Speciale rappresentava e forse lo rappresenta ancora, da una parte un inutile orpello. Dall’altra una irrinunciabile bacino di entrate finalizzato a garantire l’istituto della Indennità supplementare.
Non a caso la caldeggiata soppressione dello stesso, sin da oltre mezzo secolo, non ha avuto esito.
Non ha avuto esito per una evidente opportunità egoistica. Venendo meno l’istituto dell’Assegno Speciale, viene meno la “trattenuta” e, non essendo prevista la reversibilità verrebbero meno anche le quote degli ufficiali premorti in servizio o prima del trascorrere degli otto anni dal collocamento in quiescenza o del compimento del 65° anno di età. Una sorta di cannibalismo previdenziale a danno del coniuge superstite e/o degli eredi.
Non mi soffermo sul rappresentante di categoria, tanto per usare un consumato linguaggio sindacale, in quanto lo ritengo assolutamente ininfluente se non inutile.
Una eventualità che, fatti i prevedibili scongiuri, dovrebbe indurre a momenti di severa riflessione anche ed in particolar modo gli ufficiali in servizio.
Oggi, sia pure a distanza di tempo, chiedere alla Cassa di Previdenza una successiva e rinnovata formulazione alla Agenzia delle Entrate di una nuova proposta pare inopportuno. Meglio intervenire con proposte alternative con altri canali, ragion per cui ho inoltrato, a titolo personale, alla Cassa di Previdenza ed all’Ufficio Legislativo del Ministero della Difesa, una istanza di detassazione facendo riferimento alle nuove discipline fiscali delle forme pensionistiche complementari.
Mi auguro che non mi si dia la solita e consumata risposta con il ricorso alla fantasia di una fotocopiatrice:
“la vexata quaestio è all’attenzione del Consiglio di Amministrazione
e degli altri organi interessati alla vicenda”.
Vincenzo Ruggieri