Il circuito virtuoso dello smaltimento delle macerie a L’Aquila: articolato e capillare
svolto con professionalità dai Vigili del Fuoco in stretta collaborazione con le FF. AA.
l’ASM, L’ARTA e il MiBAC
A seguito del sisma del 2009, uno dei problemi che affligge la città dell’Aquila è quello della gestione delle macerie, le quali appesantiscono la normale gestione dei rifiuti. In una delle mie frequenti passeggiate nel centro città, mi è capitato di assistere ad un’operazione di questo genere: riguardava il Duomo e si stava svolgendo alla presenza del Direttore regionale dei Vigili del Fuoco, Ing. Sergio Basti, che simpaticamente e gentilmente ha accettato di rispondere a qualche domanda che, da aquilana, ho colto l’occasione per rivolgergli.
Ingegnere, la rimozione e lo smaltimento delle macerie viene effettuata congiuntamente ad altre Amministrazioni. Ciò ha comportato problemi?
“L’attività che svolgiamo è il frutto di una stretta cooperazione innanzitutto con le Forze Armate, con le quali i Vigili del Fuoco, fin dal momento successivo al terremoto, hanno operato per un unico fine e con medesimo entusiasmo. D’altronde, per liberare i feriti ed estrarre i morti, la movimentazione dei rifiuti da macerie non poteva non iniziare dall’istante immediatamente successivo al sisma”.
C’è stata, quindi, una ripartizione di competenze …
“E’ ovvio. A fini puramente esplicativi, le macerie si distinguono a seconda che siano èsito di crollato o di demolito. Nel caso di macerie da crollo, si ottiene un coacervo indistinto da vagliare e selezionare ai fini del trasporto; se esse derivano da demolizione, il lavoro di cernita può, in talune favorevoli circostanze, essere eseguito nel corso della stessa. In definitiva, nel momento della raccolta delle macerie, i singoli elementi devono essere selezionati e raggruppati in base a specifiche categorie (sulla scorta dei CER – codice europeo di rifiuto) al fine del loro corretto smaltimento. La cernita, cioè la selezione del crollato, viene svolta secondo una procedura che si può semplificare come segue: sul posto, gli operatori raccolgono a mano a mano, con mezzi meccanici, piccole quantità di macerie e ne fanno una striscia a terra in modo che il contenuto sia immediatamente riconoscibile e effettuare quindi la selezione a mano. I materiali selezionati (ferro, legno, amianto, materiale lapideo etc.) vengono poi conferiti ai siti di stoccaggio. A tal proposito, i Vigili del Fuoco hanno operato ed operano in stretta collaborazione con l’ASM, alla quale è rimessa la selezione dei rifiuti per tipologia, con l’ARTA (Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente) e con il MiBAC (Ministero per i Beni e le Attività culturali) , ciascuno per la parte di propria competenza. In particolare, l’intervento di funzionari del MiBAC è stato necessario per il Centro storico dell’Aquila fin dai primi giorni dell’emergenza. Grazie al lavoro congiunto tra questi ed i VV.F., lavoro durato circa due anni ed attualmente ancora in corso, tutte le pietre, tessere di mosaici, pezzi di statue (per citarne alcuni) sono stati catalogati ed opportunamente depositati nei lapidari. A ciò si aggiungano tutte le pietre, di nessun valore artistico riconosciuto, ma lavorate e squadrate (quindi, con un certo valore aggiunto, spesso solo affettivo), che sono state comunque opportunamente conservate in aree dedicate e indicate dai Comuni. Infine, in quanto all’ARTA, il suo intervento è stato essenziale e determinante al fine di individuare e censire eventuali materiali contaminanti”.
L’impressione dell’aquilano medio è che la rimozione delle macerie proceda con grande lentezza.
“E’ necessario fare delle precisazioni.
All’Aquila, nel centro storico, il crollato sul suolo pubblico ad oggi è stato completamente ripulito da parte dei Vigili del Fuoco. La situazione è diversa quando si consideri la rimozione di macerie all’interno di edifici. In tal caso, l’intervento dei VV.F. o di altri soggetti preposti non è possibile in questa fase e la loro rimozione non potrà che avvenire durante la fase di ricostruzione allorquando i cantieri saranno installati e saranno pianificati i lavori avuto anche riguardo delle pianificazioni per la sicurezza dei lavoratori. Inoltre, l’attività di “ripulitura” ha determinato la necessità di individuare prontamente siti di stoccaggio temporaneo, nei quali accumulare transitoriamente le macerie nella fase dell’emergenza per poi sceglierne di più “capienti”. A tale scopo si è utilizzato il sito della Teges in Bazzano, tuttora in uso. Un circuito virtuoso di gestione dei rifiuti vorrebbe che la quantità di quelli che entra nel sito di deposito temporaneo e quella che ne esce, dopo il trattamento previsto, fosse la stessa. Attualmente, presso il sito della Teges, questo circuito virtuoso è ben lungi dal realizzarsi. Le cause di tale “lentezza” sono riconducibili innanzitutto ad aspetti logistici, dovuti alla difficoltà di accesso al sito che non consente facilità di manovra ai camion ma anche alla mancanza di una pianificazione più ampia su tutto il cratere sismico, alla limitata disponibilità di mezzi, alla assenza di altri siti, alla lentezza di riempimento dei cassoni correlata alla scarsa attività di ricostruzione. Peraltro, deve ancora essere allestito un impianto di triturazione del materiale lapideo che opportunamente trattato potrà essere trasportato nei siti di stoccaggio permanente. Nei fatti, come gli aquilani sanno bene, le macerie si continuano a trasportare a Bazzano in attesa della definitiva individuazione di altri siti, con l’auspicio che in tal modo si riesca a decongestionare quello oggi in uso. Per ovviare ai sopra descritti problemi, un’ulteriore soluzione sarebbe quella di riutilizzare i rifiuti da macerie per altri usi, quali i sottofondi stradali, nel pieno rispetto dei criteri normativi che improntano la gestione dei rifiuti. Il riutilizzo delle macerie potrebbe costituire un circuito virtuoso da incoraggiare perché allenterebbe il problema delle enormi quantità di materiale da allocare nei depositi permanenti. E’ del tutto evidente che tali scelte richiedono analisi approfondite ad ampio spettro anche sotto il profilo economico che potrebbe indirizzare all’utilizzo di materiali da cave di cui, come noto, il territorio aquilano è ricco”.
Ringrazio l’Ing. Basti e riprendo la mia camminata: il lavoro da svolgere è ancora molto, ma è essenziale riconoscere quanto fatto (tantissimo) e di questo rendere il dovuto riconoscimento a tutti coloro che hanno lavorato e continuano a farlo, anche se i riflettori sono ormai spenti da tempo.