Avevamo plaudito alla decisione di non far tornare i nostri due soldati, Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, in India alla scadenza del permesso ottenuto per poter adempiere al Diritto di voto.
Tornando sulla decisione abbiamo perso quel po’ di reputazione che ci eravamo guadagnato a livello internazionale. La giustificazione del voltafaccia governativo, di “riscrivere” la decisione dell’11 marzo 2013 di negare il rientro in India ai due militari – facendola apparire come un provvedimento temporaneo – è stata motivata dal nostro governo come un provvedimento teso al riconoscimento di precise garanzie: non applicazione della pena di morte prevista nel diritto indiano per simili imputazioni e la possibilità di risiedere nell’ambasciata italiana di New Delhi.
“Come ministro della Giustizia ho un solo compito, quello di ottenere che ai nostri Marò sia riconosciuto un livello di garanzia tale da assicurare loro un giusto processo“. Lo ha detto il Guardasigilli Paola Severino. “Le due condizioni – ha ricordato il ministro, a margine del forum giuridico Italia – Russia – sempre rimaste fisse in questa vicenda sono che i nostri Marò potessero essere processati da un tribunale che si schierasse ai principi della normativa internazionale e che si avesse la garanzia che neppure da un punto di vista ipotetico potessero essere assoggettati alla pena di morte”. Il problema della giurisdizione, ha proseguito Severino, “deve essere risolto secondo la normativa internazionale. Questo è il quadro entro cui dal punto di vista del ministro della Giustizia e del diritto si è sempre svolta la vicenda, ma il modo con il quale ottenere questi risultati non è certo nelle funzioni del ministro della Giustizia”. IL Guardasigilli ha comunque espresso ottimismo. “Le ultime notizie – ha spiegato – sono di apertura e di dialogo diplomatico forte che offre la prospettiva di una soluzione garantita
della vicenda”. Quanto ai possibili danni d’immagine dell’Italia, ha concluso, “contano i risultati“.
Il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura, che ha accompagnato a Nuova Delhi i maro’ Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ha in programma, prima dell’annunciata conferenza stampa con i giornalisti indiani, un colloquio con il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid. E’ quanto riporta il sito di Times of India.
Intanto il governo indiano esulta per quello che considera un successo diplomatico. Il ministro degli Esteri indiano, Salman Khurshid, si è così espresso: “Il governo ha informato il governo italiano che” Girone e Latorre “non sarebbero stati soggetti all’arresto se fossero rientrati entro la scadenza fissata dalla Corte Suprema indiana e che -in base ad una giurisprudenza indiana ben consolidata- questo caso non rientra nelle categorie di casi che prevedono la pena capitale, ossia casi rarissimi. Perciò non deve esservi alcuna preoccupazione al riguardo“. Questi chiarimenti, ha poi reso noto il ministro, verranno presentati alla Corte Suprema. “A seguito del chiarimento abbiamo avuto conferma del fatto che il governo italiano sta organizzando il rientro dei due marò italiani entro la data
concessa dalla Corte Suprema. Sono lieto che la vicenda sia arrivata ad una conclusione soddisfacente e che il processo a carico dei maro’ proceda in linea con le disposizioni della Corte Suprema del 28 gennaio 2013”.
Noi non conosciamo le motivazioni reali a base della decisione, di certo la reputazione italiana ne esce danneggiata. Abbiamo perso la dignità nazionale.
Raffaele SUFFOLETTA