L’associazione, fondata nel 1947 dall’aquilana Maria Federici, presidio operoso per il mondo dell’emigrazione. Riconoscimenti al Primo Ministro belga Elio Di Rupo, al ministro Giulio Terzi di Sant’Agata, a Matilda Cuomo e Mohamed Abdalla Tailmaun.
Presentazione trailer del film documentario di Giovanna Taviani “Pane e pregiudizio”.
ROMA – L’Associazione Nazionale Famiglie Emigrati (ANFE), il 30 novembre prossimo dalle ore 15, con una solenne cerimonia alla Camera dei Deputati, Palazzo Montecitorio – Sala della Regina, celebra il 65° anniversario dalla sua fondazione, avvenuta nel 1947 a Roma ad opera dell’on. Maria Agamben Federici, parlamentare aquilana nell’Assemblea Costituente. “Pane e pregiudizio. Storie di migrazioni. 65 anni dell’ANFE dalla sua fondazione”, questo il tema del Convegno sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con il Patrocinio di Camera e Senato, che vedrà la partecipazione del Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, del Presidente del Comitato d’onore del 65° ANFE, on. Emma Bonino, del Presidente Nazionale dell’ANFE, Paolo Genco, con le relazioni introduttive e gli interventi del Primo Ministro belga, Elio Di Rupo, del Ministro degli Affari Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, della Presidente Mentoring Usa-Italia, Matilda Raffa Cuomo, del Portavoce Rete G2 – Seconde Generazioni, Mohamed Abdalla Tailmaun. Il direttore nazionale ANFE, Gaetano Calà, consegnerà agli illustri relatori la medaglia d’onore commemorativa del 65° di Fondazione e riconoscimenti ai rappresentanti dell’associazione convenuti dalle sedi ANFE all’estero (Argentina, Australia, Brasile, Canada, Repubblica Dominicana, Usa e Tunisia) e da tutte le regioni d’Italia.
Nel corso della cerimonia, verrà proiettato un trailer del film documentario sull’ANFE e le migrazioni, regia di Giovanna Taviani, la storia dell’associazione con testimonianze del Presidente onorario sen. Learco Saporito, di Maddalena Bonauro, “storica” dirigente nazionale dell’associazione, infine con una testimonianza dall’Aquila, città natale della fondatrice Maria Federici, dove la regista ha girato riprese presso la casa natale della fondatrice, in via Accursio, nel centro storico della città lacerata dal terremoto, e alla cappella di famiglia, nel cimitero monumentale. L’intero evento sarà trasmesso in diretta sulla webtv di Montecitorio (http://webtv.camera.it) e in diretta streaming sul sito www.anfe.it. Le manifestazioni del 65° di fondazione il 28 novembre avranno una significativa anteprima, con il ricevimento all’Udienza di Papa Benedetto XVI, alla Sala Nervi, di un’ampia delegazione dell’ANFE guidata dal Presidente nazionale, Paolo Genco, mentre il 29 novembre l’Assemblea Generale dei Delegati regionali, dei Presidenti provinciali e dei Rappresentanti delle sedi all’estero dell’ANFE delibererà, tra l’altro, importanti modifiche allo Statuto tendenti a rafforzare i campi di attività dell’associazione, in Italia e nel mondo.
L’ANFE si avvia dunque ad una rinnovata stagione d’impegno sui temi e sui problemi delle migrazioni, poggiando le fondamenta su una storia lunga di 65 anni d’esperienza su ogni aspetto dell’emigrazione italiana nel mondo e, da diversi anni a questa parte, sull’attualità delle questioni che riguardano l’immigrazione. Un cospicuo patrimonio di attività e conoscenze, quello della più antica associazione italiana impegnata nel mondo dell’emigrazione, a disposizione dell’intero Paese. Un patrimonio che si deve alla lungimiranza ed alla tenacia di una delle donne più significative del Novecento, la fondatrice dell’ANFE Maria Agamben Federici, che ha segnato dall’inizio la storia della nostra Repubblica, nell’Assemblea Costituente e poi alla Camera dei deputati, nella prima Legislatura. Nata a L’Aquila il 19 settembre 1899, famiglia benestante, laureata in lettere, insegnante e giornalista, Maria Agamben sposa nel 1926 Mario Federici, anch’egli aquilano, drammaturgo ed affermato critico letterario, tra le personalità più insigni del teatro e della cultura abruzzese. Da Roma, negli anni del fascismo, Maria Agamben Federici si trasferisce con il marito all’estero, dove continua ad insegnare presso gli Istituti italiani di cultura, dapprima a Sofia, poi in Egitto ed infine a Parigi. Cattolica impegnata, profonda fede nei valori di libertà e di democrazia, la Federici matura la sua formazione influenzata dal pensiero cristiano sociale (Emmanuel Mounier e Jacques Maritain) che avrebbe connotato profondamente la filosofia dello scorso secolo.
Esperienza significativa, quella vissuta all’estero dalla Federici, cresciuta nella consapevolezza del valore della giustizia sociale e del ruolo essenziale della donna, non solo nella famiglia, ma anche in politica e nella società. Al rientro in Italia, nel 1939, mette pienamente a frutto tali convinzioni con un intenso impegno sociale e d’apostolato laico. A Roma è attiva nella Resistenza, organizzando un centro d’assistenza per profughi e reduci. Maria Federici è davvero un esempio ante litteram d’emancipazione femminile, con trent’anni d’anticipo sui movimenti poi nati in Europa. Nel 1944 è tra i fondatori delle ACLI, poi del Centro Italiano Femminile (CIF) del quale diventa prima Presidente, dal 1945 al ’50. Ma sopratutto è una delle figure più importanti della nuova Repubblica democratica. Deputato all’Assemblea Costituente per la Democrazia Cristiana, dal 19 luglio 1946 al 31 gennaio 1948, contribuisce a scrivere le regole fondamentali della nostra Costituzione. Insieme alla collega di partito Angela Gotelli (DC), a Nilde Iotti e Teresa Noce (PCI), a Lina Merlin (PSI), Maria Federici è tra le cinque donne entrate nella Commissione Speciale dei 75 che elaborò il progetto di Costituzione, poi discusso in aula dall’Assemblea ed approvato il 22 dicembre ’47. Promulgata il 27 dicembre dal Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, la Carta costituzionale entrò in vigore il 1° gennaio 1948. Maria Federici fu poi eletta alla Camera nella prima Legislatura (1948-1953), nel collegio di Perugia, nelle liste della DC.
Frattanto, l’8 di marzo del 1947, Maria Federici aveva fondato l’ANFE. Presidente dell’ente sin dalla fondazione, lo rimarrà fino al 1981. Sotto la sua guida sicura, con infaticabile impulso, l’associazione si espande con sedi in ogni provincia e nei comuni a più alta emigrazione, presente sempre laddove esistono i problemi, in Italia o nel nuovo mondo. Anche in quei lontani continenti, come pure nel vecchio continente, nascono sedi dell’ANFE, una rete capillare di strutture che diventano punti decisivi d’assistenza per i nostri emigrati, per la soluzione d’ogni problema sociale, burocratico ma anche psicologico nell’integrazione nelle nuove realtà. Dunque, un’opera notevole quella svolta dall’associazione, nella formazione professionale, nel sostegno alle famiglie ed a difesa della loro integrità, nella crescita culturale, sociale e civile dei nostri emigrati. Insomma, le meritorie attività dell’ANFE, riconosciuta Ente morale nel 1968, ne hanno fatto un insostituibile partner nei più alti organismi internazionali per l’emigrazione e l’immigrazione, grazie al suo enorme bagaglio di esperienze. Merito appunto di Maria Federici, tra i più fulgidi esempi femminili d’impegno civile e politico della nostra Italia. E’ scomparsa il 28 luglio 1984 a L’Aquila. E tuttavia il suo insegnamento è il cespite su cui l’Associazione fa affidamento per svolgere efficacemente il suo prezioso servizio sociale nel terzo millennio. L’opera di Maria Federici, il suo pensiero illuminato, il contatto diretto con persone e problemi, il suo stile di vita restano un esempio notevole nel tempo incerto che viviamo, un riferimento luminoso per migliorare il rapporto tra Istituzioni e cittadini, per recuperare la necessaria credibilità della politica, per costruire nel reciproco rispetto il futuro del nostro Paese.
Goffredo Palmerini