L’AUTOSTIMA (1a parte)

2 Marzo 2025
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                di Renzo D’Ascenzo *

Amati ! Sei la persona con cui passerai tutta la vita!

  1. L’AUTOSTIMA …CHE COS’È ?

Franco: “Ho preso un brutto voto. Non valgo proprio niente”.
Daniele: “ Ho preso un brutto voto, rimedierò: studierò con maggiore impegno e la prossima verifica avrà esito positivo”.

I due giovani reagiscono in modo differente: l’uno negativamente, l’altro positivamente. L’autostima è il valore che ci attribuiamo.

a) Soggetto con poca stima: tende a sminuirsi negativamente. È perfezionista e insoddisfatto. Si sente oppresso dai sensi di colpa. Si offende facilmente. È ostile,
irritabile, indeciso. È sempre alla ricerca di segnali di approvazione. Pone, come condizione della stima di sé, il giudizio positivo degli altri ;

b) Soggetto con buona autostima: globalmente si accetta; sa accogliere con serenità i suoi limiti. È disposto a rimettersi in discussione, non va in crisi se gli altri sono in disaccordo con lui. Ha fiducia nelle sue capacità. Non si fa manipolare dagli altri. Si mostra sensibile ai sentimenti e ai bisogni altrui. È disposto a dialogare con tutti, senza sminuire gli altri.

  1. L’AUTOSTIMA E L’ASPETTO CORPOREO

L’aspetto fisico ha un ruolo importante circa l’identità di un ragazzo/a, soprattutto durante la prima adolescenza (12-15). Il modo con cui ci si osserva allo specchio è un importante rivelatore della relazione che abbiamo con la nostra immagine.
Il corpo, infatti, è oggetto di continua cura fisica ed estetica, in quanto è la nostra immagine pubblica: “Io sono ciò che appaio agli altri”.
Non importa come siamo realmente, belli o brutti, ma il modo con cui ci percepiamo.
Una ragazza attraente, per esempio, può percepirsi brutta, vivendo nella tristezza e nel ripiegamento su di sé; mentre una ragazza non bella riesce a vivere lietamente.
Per fortuna, la concentrazione morbosa verso la propria immagine tende ad attenuarsi con la seconda adolescenza (15-18 anni). In tale età l’interesse del giovane si focalizza su svariate problematiche: ludiche, sociali, culturali, psicologiche. E ci si dimentica un po’.

  1. L’AUTOSTIMA NASCE DALLA SERENA ACCETTAZIONE DELLE EMOZIONI

È utile conoscere le nostre emozioni e, soprattutto, imparare a controllarle. Le emozioni fondamentali sono essenzialmente due:

a) L’empatia. Consiste nell’immedesimarsi nei disagi e nelle gioie altrui, partecipando attivamente ai loro vissuti ;

b) L’assertività. Si fonda essenzialmente sulla capacità di entrare in relazione interattiva con gli altri, tutelando se stessi, ma senza offendere l’interlocutore.

La cultura in cui viviamo non sa gestire adeguatamente le emozioni: paura, aggressività, insicurezza, ansia, dolore, collera, ecc…
Un’emozione non elaborata può trasformarsi in una dannosa patologia. La collera, per esempio, può sfociare nella violenza; il dolore nella disperazione. Delle emozioni dobbiamo avere rispetto: vanno disciplinate ed elaborate. In tal modo esse diventano risorse: la collera può trasformarsi in coraggio, l’invidia in generosità, l’ansia in calma, ecc…
Scendiamo un po’ più in profondità. Se mi lascio dominare dalla collera, trovo mille alibi per giustificare la mia emozione distruttiva, quando invece sarebbe meglio prendere consapevolezza che ciò che mi irrita è il non essere rispettato/a, calcolato/a, osannato/a, non essere al centro dell’attenzione, non avere potere sugli altri.

  1. L’AUTOSTIMA NASCE DALLA RELAZIONE E DALLA CAPACITÀ DI RISOLVERE GLI INEVITABILI CONFLITTI DELLA VITA

. Sono le relazioni con gli altri, la carta d’identità della nostra autostima. Saper vivere positivamente con il nostro prossimo è indice di un sano equilibrio.
. La stima di sé passa, inoltre, per buona parte, attraverso la capacità di risolvere i conflitti, quasi sempre affrontati nell’ottica di chi ha più potere, nel senso di chi sa maggiormente farsi valere. Il modo più efficace però trova la giusta soluzione in una costruttiva collaborazione, per trovare una soluzione gradevole per entrambi, cercando insieme soluzioni soddisfacenti.

  • Sacerdote

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