La scrittura di Palmerini proviene da uno sguardo calmo, comprensivo, mai sopra le righe, è una scrittura che invita alla riflessione
di Nicola F. Pomponio
17 giugno 2024
Il nuovo volume che Goffredo Palmerini propone ai lettori, Ti racconto così, One Group Edizioni, è come un pezzo di un grande puzzle che da tempo lo scrittore abruzzese va disegnando. Il suo quindicesimo libro si segnala per la consueta, consumata, notevole capacità dell’autore di tenere insieme quanto avviene nella sua terra d’origine e gli sconfinati orizzonti che si aprono al di là della sua città, L’Aquila.
Capacità che ben si coniuga con una visione empatica fortemente presente nei suoi articoli, con un’attenzione affettuosa verso i particolari, con una visione d’insieme sempre presente ma mai soffocante.
“Ti racconto così” è un viaggio sospeso tra quotidianità aquilana, incontri culturali di altissimo livello, e riflessioni cogenti sulle diverse realtà dell’emigrazione italiana. Si può così leggere l’affettuoso ricordo del grande drammaturgo aquilano d’origine e newyorkese d’adozione, Mario Fratti, e di venire proiettati in una realtà sostanziata di altissima letteratura mai dimentica della concretezza della quotidianità e, allo stesso tempo, poche pagine dopo, trovare la descrizione di eventi dal significato fortemente simbolico e aggregativo come il Columbus day della Grande Mela.
Un libro, quindi, dal grande valore conoscitivo e affettivo. La lunga frequentazione dell’autore sia delle nostre comunità sparse nel mondo, sia di alcuni dei nomi più rappresentativi della cultura contemporanea – si leggano le righe dedicate al grande poeta libanese Hafez Haidar -, sia delle realtà della sua regione nativa, danno al libro un’apertura culturale e quasi “psicologica”, necessaria in un tempo di chiusure e pregiudizi come il nostro.
“Ti racconto così” si può assaporare con calma, a piccoli passi, senza fretta, perché la scrittura dell’autore è una scrittura proveniente da uno sguardo calmo, comprensivo, affettuoso, mai sopra le righe. È una scrittura che invita alla riflessione pacata, ma non per questo meno attenta ai lati meno encomiabili della realtà: Palmerini non giudica con asprezza, ma fa emergere i diversi lati delle persone, questioni, avvenimenti narrati lasciando al lettore la libertà di giudizio.
Su tutto è però sempre presente la sua città, L’Aquila, alla quale, in quanto Capitale italiana della Cultura 2026, il libro è dedicato. È dall’Aquila che Palmerini tesse la fitta tela d’incontri per tutto il mondo e il suo incarico di Ambasciatore d’Abruzzo non è mai solo una vuota carica per uno sterile pavoneggiarsi, ma è il punto di partenza per incontri, riflessioni, esperienze di cui questo libro è un frutto succulento e altamente consigliabile per i nostri travagliati tempi. Buona lettura!