L’AQUILA. Il Teatro Stabile Abruzzese, intervista al Direttore Giorgio Pasotti

15 Settembre 2023
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Francesca Bocchi

Giorgio Pasotti

Nell’ottobre del 1963, dalla caparbietà visionaria di 3 eclettici Aquilani, nasceva il Teatro Stabile dell’Aquila, diventato nel 1991 Teatro Stabile Abruzzese.

Nel 2000 l’Istituzione si trasforma ancora assumendo la denominazione di Teatro Stabile d’Abruzzo, Ente Teatrale Regionale la cui compagine societaria da allora è costituita da Regione Abruzzo e Comune dell’Aquila.

Il TSA, fin dalla costituzione, ha consentito all’Abruzzo ed alla città dell’Aquila di fruire di spettacoli di spessore nazionale e, da teatro territoriale, si è trasformato in un Ente di ben più ampio respiro.

La grande novità impressa dai Fondatori è stata quella di aver reso il TSA Ente di produzione teatrale, con ciò rendendo l’Abruzzo tutto parte attiva nell’offerta artistica, non solo di livello nazionale.

Attraverso il TSA si è anche determinata la nascita di un “sistema” di teatri sul territorio della regione Abruzzo sia con interventi diretti sia imprimendo un impulso, uno stimolo costante al rinnovamento culturale regionale.

Ad oggi numerosi sono i Centri che, grazie all’attività svolta dal TSA, hanno potuto rivitalizzare antiche tradizioni, determinando con ciò un riavvicinamento al Teatro da parte di molti cittadini e soprattutto dei giovani.

Parte di tale opera di rivitalizzazione e rinnovamento è l’attuale Direttore del TSA, Giorgio Pasotti, volto noto della TV, attore poliedrico e regista.

Prendendo spunto da recentissimi fatti di cronaca (uccisione per futili motivi di un giovanissimo cornista in Campania per mano di un coetaneo, ndr), cito una frase espressa per l’occasione dallo scrittore Maurizio De Giovanni: “Abbiamo l’obbligo di creare cultura, unico antidoto a queste e altre tragedie che si stanno moltiplicando”. Come pensa che tale appello si possa declinare nella sua realtà?

Pasotti: Sono assolutamente d’accordo. La cultura risponde ad un bisogno di conoscenze e di sapere, la cultura serve a conoscere il mondo. Solo attraverso la cultura i giovani possono imparare a discernere le cose giuste da quelle sbagliate.

Ѐ assurdo che si continui a parlare in questi termini ancora nel 2023, ma sono convinto che la cultura debba entrare prepotentemente nella vita dei giovani.

Ovviamente non intendo sottovalutare né ignorare il ruolo delle famiglie, ma questo da solo potrebbe costituire l’argomento di un’intervista ad hoc!

Il teatro rappresenta quindi uno strumento necessario per costruire cultura e trasmetterla alle generazioni più giovani.

Per questo, essendo la realtà aquilana il cuore culturale di una Regione per la quale il TSA costituisce idealmente un capofila, ritengo che quel tipo di messaggio debba partire proprio dall’Aquila.

Come declinare nei fatti l’appello di De Giovanni, quindi? Secondo una mia linea editoriale, ho sempre cercato di instaurare un dialogo aperto e diretto con i giovani.

Il teatro, cioè, deve cambiare veste, adottare accorgimenti riferiti esplicitamente al mondo dei più giovani. Altrimenti, una volta che i fedelissimi abbonati verranno meno, rischiamo un vuoto fisico nei teatri perché negli anni è mancata la semina di un germe nuovo di interesse e cultura.

Oggi, però, possiamo fruire dell’entusiasmo generato a seguito della pandemia, dopo la pandemia, cioè, si stanno registrando un rinnovato interesse ed un nuovo entusiasmo per il teatro. Ne dobbiamo approfittare per parlare ai giovani.

Abbiamo anche attuato degli accorgimenti, cercando di modernizzare in un certo senso le modalità di fruizione dell’offerta teatrale.

A fini esemplificativi, abbiamo anticipato l’ora di inizio degli spettacoli dedicati ai più giovani – in linea con gran parte delle capitali europei – a non più tardi delle 19,30.

Questo consente di concludere lo spettacolo alle 21.00 lasciando il tempo di godersi il resto della serata. Per i nuovi spettatori conciliare spettacolo teatrale e serata con gli amici è elemento di grande attrattiva.

Andare a teatro alle 21.00, alla fine di una giornata lavorativa, può fungere da deterrente e dissuadere anche i fruitori più attenti, ci stiamo riflettendo.

Aggiungo che anche la durata di uno spettacolo ha il suo peso: nelle nostre produzioni cerchiamo di restare nel tempo di un’ora e mezza e anche nelle proposte che scegliamo per le varie stagioni teatrali preferiamo una durata accettabile, anche perché spesso non c’è più il livello culturale che giustifica uno spettacolo di più di due ore.

Uscendo dal teatro, i ragazzi devono potersi stupire del fatto che il tempo sia volato: solo così potremmo sapere di aver lavorato nella giusta direzione.

Arrivato al terzo anno di mandato, che bilancio traccia della Sua esperienza alla Direzione del TSA?

Pasotti: Molto positiva, soprattutto come esperienza personale.

Abbiamo lavorato molto, sempre con lo spirito di attrarre nuove fasce di pubblico, con particolare riferimento ai giovani.

Ho ricevuto le maggiori soddisfazioni lavorando sui contenuti degli spettacoli proposti. Conferire maggiore appeal all’offerta è stato possibile anche grazie agli attori – miei colleghi ed amici – che siamo riusciti a convogliare sul TSA. I nomi proposti sono stati attrattivi, hanno catalizzato l’attenzione del pubblico, ma a ciò si è aggiunto anche il lavoro svolto su linguaggio e ritmica, nel tentativo di renderli più comprensibili, più fruibili e meno pomposi.

Insomma, il tentativo – spero riuscito – è stato quello di coltivare un germe di curiosità nel pubblico del futuro.

Sotto la Sua direzione il TSA ha ottenuto nel 2022 il contributo ministeriale più alto mai ricevuto.

Pasotti: Ovviamente si è trattato di una grande soddisfazione, ma si è lavorato tanto, a testa bassa. Il primo anno ci fu attribuito un punteggio basso nonostante l’impegno. Per far cambiare idea a chi gestisce i fondi e mettersi al servizio di un’aspettativa c’è voluto appunto un gran lavoro, abbiamo voluto dimostrare di essere meritevoli del contributo ministeriale: abbiamo proposto grandi spettacoli e grandi nomi, cosa che ha portato spesso all’esaurimento dei biglietti nelle prime 2 ore di vendita.

Inoltre, abbiamo adottato iniziative a favore di compagnie locali, abbiamo aumentato di una giornata l’offerta teatrale portando quindi le repliche su tre giornate, considerata l’alta richiesta.

Insomma, abbiamo svolto con umiltà un grande lavoro che ci è stato giustamente premiato, in linea con il concetto di meritocrazia nella quale credo fermamente.

Con l’augurio di una riconferma a Direttore del TSA, che Città pensa di lasciare alla fine del suo mandato?

Pasotti: L’Aquila mi ha riservato – e continua a farlo – grandi soddisfazioni: le persone che incontro per strada mi ringraziano per il lavoro svolto per il TSA e per la Città dimostrandomi appunto gratitudine e riconoscenza.

Con il mio personale auspicio di continuare nella strada tracciata, ho un desiderio: dopo 14 anni dal sisma mi piacerebbe restituire agli Aquilani il Teatro Comunale finalmente ricostruito.

Questo sarebbe un degno coronamento del lavoro svolto per il TSA.

Da Aquilani, ringraziamo anche noi Giorgio Pasotti: riaprire il Teatro comunale alla Città sarebbe davvero un grande regalo!

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