Nicola F. Pomponio
Transitando in Galleria San Federico, nel cuore del centro storico di
Torino, verso le ore 20 è possibile incontrare un affaccendatissimo signore sulla cinquantina che armeggia intorno a delle casse acustiche. E’ un tdj (Tango disc jockey) molto conosciuto nella comunità tanghera subalpina: Carlo Lovera. Egli da tempo organizza delle serate in galleria che ormai richiamano una media di circa 200 persone. La particolarità è data sia dal luogo sia dal pubblico. Il luogo è uno dei simboli della Torino aulica: ampio e con un’ambientazione anni ’30 che ben si sposa con questo tipo di musica e ballo. Il pubblico è costituito da cittadini e turisti che, passeggiando per le vie adiacenti viene attirato, come risucchiato verso il luogo delle danze e spesso manifesta la sua simpatia e interesse con calorosi applausi per danzatori che si ritrovano non per esibirsi ma per trascorrere una serata facendo ciò che più li diverte: ballare.
Torino è una città tanghera per eccellenza: molte sono le milonghe, ovvero i locali dove poter ballare, preparatissimi i numerosi maestri che vi risiedono, incredibilmente folta la comunità di ballerini. Abbiamo così rivolto qualche domanda all’organizzatore. Quando si è iniziato a ballare in Galleria San Federico? In realtà, non è un’idea nuova. I primi ritrovi risalgono addirittura alla fine degli anni ’90 e in modo non continuativo, con interruzioni anche lunghe, si è andati avanti per molto tempo. E’ però da dopo la pandemia che ho ripreso ad organizzare queste serate e quest’anno, il 2 giugno, al primo appuntamento, ho contato ben 300 persone. E’ un numero enorme!
Sì. Sono tantissimi i tangheri, ma sono molti anche gli “spettatori”. Persone che semplicemente passavano e che si sono fermate e spesso hanno ripreso con i telefonini e applaudito alla fine dei balli. Ci tengo poi a sottolineare che ho sempre invitato gli insegnanti e le scuole di tango a venire e anche volantinare proponendo i loro corsi. Questa milonga, un po’ “sui generis”, può fare da cassa di risonanza per le tantissime iniziative dei tangheri torinesi.
Come mai questo posto? Galleria San Federico è in una posizione strategica. In pieno centro, all’incrocio di 3 vie, forma uno spazio a T molto ampio e i tangheri hanno così a disposizione una comodissima pista da ballo. Non solo. La pavimentazione è particolarmente adatta per il tango e poi la presenza di locali pubblici favorisce chi, magari assetato, vuole prendersi una pausa o ha programmato in anticipo un aperitivo prima di danzare. Il divertimento diventa così anche un modo di vivacizzare, pure economicamente, questo affascinante angolo torinese.
Quanto costa danzare? Io non chiedo nulla. Il mio obiettivo è quello di creare un momento di svago, condivisione, divertimento. Ognuno può offrire ciò che vuole e questo solo perchè, per essere in regola, devo pagare la Siae, ma, ripeto, non esiste un biglietto d’ingresso; così anche dei passanti che vogliano ballare, possono farlo senza problemi.
Quando ci si trova? Come si può sapere se si balla? Visto che opero per passione e come volontariato i giorni possono variare, ma un appuntamento settimanale è certo. In questo periodo il ritrovo è il Mercoledì, ma più avanti diventerà il Venerdì e, quando altre milonghe saranno chiuse per la pausa estiva, anche la Domenica. La cosa migliore da fare è controllare sul sito www.faitango.it o seguire su Facebook la pagina “Milonga in Galleria” dove informo tempestivamente sulle serate programmate. A questo punto la serata sta per iniziare e per forza di cose la
chiacchierata termina ma ci ha ricordato che l’autore di tanghi Enrique Santos Discepolo definì il tango “un pensiero triste che si balla”, questa interpretazione non piaceva al grande Borges, di cui Adelphi ha pubblicato il testo “Il Tango”. Però vedendo i volti e le figure composte in galleria non si può non pensare che abbiano ragione tutt’e due. E’ affascinante vedere le dame che, a occhi chiusi, sono totalmente immerse nei lenti, avvolgenti, sensuali ritmi dei tanghi, ma è altrettanto affascinante vederle con i loro cavalieri che, sui veloci temi delle milonghe, ballano con una vitalità e un divertimento riflesso in volti sorridenti e divertiti. Il tutto sotto gli occhi di spettatori rapiti dalla coinvolgente musica di un paese tanto lontano fisicamente, quanto, non foss’altro per i tanti emigranti italiani e, soprattutto, piemontesi, vicino culturalmente: l’Argentina.