Angela Casilli
L’Europa che conosciamo, quella costruita realizzando progetti un tempo considerati impossibili, come la moneta unica e l’abolizione delle frontiere interne, è travolta in questi giorni da uno scandalo finanziario di proporzioni enormi, ancora tutte da verificare.
Il caso Qatar con la maxi tangente erogata ad esponenti del Parlamento Europeo, in primis alla vice-presidente, ci obbliga a ripensare tutto e a non liquidare quanto accaduto, come se fosse l’ennesimo caso di malaffare, anche se minimizzare è la prima cosa che si fa quando lo scandalo è di enorme portata.
In questo caso è venuto meno il più importante tra i tanti principi fondanti del Parlamento europeo: quello della trasparenza e, se manca la trasparenza è la crisi valoriale, la crisi dei valori democratici, mancando i quali il futuro di tutti noi sarà incerto e nebuloso.
Quanto accaduto a Bruxelles è ancora più grave di quanto non si pensi, perché con tutte le sue difficoltà, Brexit docet, l’Europa di oggi fa parte del nostro modo di vivere, è indispensabile e se ne rende conto anche chi la critica e la combatte per le sue regole restrittive e non sempre praticabili.
Forse è giunto il momento di una profonda, radicale, indispensabile autocritica, perchè invece di interrogarci seriamente su quale debba essere il ruolo del Parlamento Europeo, abbiamo lasciato fare, limitandoci solo a polemizzare sulle sempre più accresciute prerogative del consesso dimenticando, che l’assenza dei meccanismi di controllo e di verifica in ambito politico, avrebbe favorito la corruzione tra gli europarlamentari.
Certo, sentire dire che a Bruxelles tutti sapevano, è a dir poco scioccante, perché oltre a inquinare le nostre certezze sull’Unione Europea e a costringerci a ripensare criticamente il suo assetto, rimasto sostanzialmente quello fondativo e i suoi meccanismi ormai superati, il Qatargate pone seri interrogativi sulla selezione del personale in servizio e sulla scelta degli eurodeputati.
Cambiare sarà difficile, perché i partiti, non solo in Italia ma anche altrove, non riescono ad esprimere più una classe politica all’altezza del ruolo da svolgere e quindi, candidati credibili per la loro leadership o per il lavoro svolto nelle istituzioni.
Il Parlamento europeo ne ha subito le conseguenze e il problema non è solo del nostro Paese ma anche di altri Paesi, come accennato in precedenza.
Molti degli eletti sono stati indicati per le ragioni più sbagliate che vanno dalla popolarità del momento all’insuccesso nelle elezioni nazionali e, quindi, dalla necessità per i partiti di ricollocarli e compensarli, non certo per la competenza dimostrata o l’onestà nell’agire.
All’interno dei gruppi politici e di quelli parlamentari, a nessuno è venuto in mente di controllare la correttezza dell’operato dei singoli; assurdo ma in linea con la crisi di funzione che abbiamo sin qui sottolineato.
Se nella sinistra italiana ed europea c’è stata e c’è ancora troppa tolleranza verso l’affarismo e la corruzione, se corruttori e corrotti sono un coacervo difficile da sradicare, lo scenario che si appalesa è terribile e l’Europa ne sta facendo le spese.