di Raffaele Romano
15 giugno 2022
“Non mi intrometterò nelle decisioni della Fed ma affronterò il problema della crescita dei prezzi guidando la transizione dell’economia verso una crescita stabile e costante” così parlò Biden lo scorso 31 maggio per il suo piano per combattere l’inflazione ormai al galoppo oltre l’8,6% negli Stati Uniti e a più 7,3% in Unione Europea.
E continuando: “Nel gennaio 2021, quando sono entrato in carica, la ripresa si era bloccata e il Covid era fuori controllo. In meno di un anno e mezzo, i piani economici e di vaccinazione della mia amministrazione hanno contribuito a realizzare la ripresa più robusta della storia moderna. Il mercato del lavoro è il più forte dal secondo dopoguerra, con 8,3 milioni di nuovi posti di lavoro, il più rapido calo della disoccupazione mai registrato e milioni di americani che hanno ottenuto un lavoro meglio retribuito.”
Tutto vero, ma ora c’è di mezzo una guerra che ha rafforzato le spinte rialziste sui prodotti energetici per la verità già in atto da prima dell’invasione russa e con effetti collaterali provocati dalla pandemia.
A questo riguardo Il dipartimento del Lavoro ha fissato l’indice dei prezzi al consumo Core, quello che più è tenuto in considerazione dalla Federal Reserve per le sue scelte inerenti le politiche monetarie. Infatti l’indice in questione è salito dello 0,6% mensile e, addirittura, del 6% annuo. I prezzi energetici sono cresciuti oltre il 3,9%, e quelli alimentari dell’1,2%.
Il cocktail micidiale l’ha innestato la Lagarde che, al botto americano, ha aggiunto il suo con la decisione di fermare il quantitative easing nell’acquisto dei titoli pubblici di Stati in difficoltà come Portogallo, Spagna, Francia, Italia e Grecia e, in più, ha anche annunciato la stretta monetaria a luglio e settembre prossimi.
A quel punto l’innesto sui mercati è partito e Wall Street ha inviato il primo segnale l’8 giugno con un calo -0,86% mentre l’S&P500 chiudeva con un – 1,08% a 4.116 punti. Il 9 giugno Il Dow Jones ha registrato una flessione col -1,94% a 32.273 punti, mentre l’S&P500 ha chiuso in calo col -2,38% a 4.018 punti. Performance peggiore per il Nasdaq a -2,75% a 11.754 punti.
Il 10 giugno Il Dow Jones ha perso il 2,73% a 31.393 punti, mentre l’S&P500 ha ceduto il 2,91% a 3.901 punti. Peggio di tutti il Nasdaq con un -3,52% a 11.340 punti. Infine ieri Dow Jones a – 2,79% e l’S&P500 col -3,88%.
Oggi alle 18,00 ora di Roma il Dow Jones era a -0,43% e il Nasdaq a + 0,36% entrambi in fase interlocutoria dopo le fortissime perdite dei giorni precedenti ed in attesa del discorso di Biden oggi e della Fed domani. L’Associated Press così ha descritto la situazione odierna: “Wall Street vacilla oggi martedì nel suo primo scambio dopo essere caduto in un mercato ribassista a causa delle preoccupazioni che l’inflazione elevata spingerà le banche centrali a frenare troppo l’economia.”
E Biden quest’oggi stringe legami sempre più forti con il lavoro organizzato con la visita ufficiale alla Convenzione AFL-CIO a Filadelfia. In questo modo cerca di migliorare i suoi indici di gradimento che hanno subito un duro colpo negli ultimi tempi. Biden parlerà alla Convenzione AFL-CIO, che si tiene ogni quattro anni, e dove i leader sindacali tracciano la loro strategia.
La Federazione del lavoro è composta da 57 sindacati affiliati e 12,5 milioni di lavoratori ed è guidata da Liz Shuler, la prima presidente donna della federazione, che ha sostituito il leader sindacale di lunga data Richard Trumka, morto l’anno scorso. Recentemente, Biden ha incontrato una nuova generazione di organizzatori sindacali alla Casa Bianca, ha comunicato alle principali aziende che la loro forza lavoro avrebbe cercato di unirsi al sindacato con il suo sostegno e ha sostenuto una spinta a Capitol Hill che consente al personale del Congresso di unirsi al sindacato. Va ricordato che l’appoggio dei sindacati fu determinante per la sua vittoria negli Stati chiave in oscillazione nelle elezioni del 2020.
Quest’oggi a Filadelfia Biden si trova di fronte una miscela esplosiva: un’altissima inflazione, un costo del denaro cresciuto e che, verosimilmente, crescerà ancor più per tutto l’anno e che provocherà un conseguente aumento degli interessi per il debito pubblico americano. Senza dimenticare la molto probabile frenata dei consumi e degli investimenti, che potrebbero provocare una buona dose di affanno in diverse aziende, una probabile flessione nei posti di lavoro e le famiglie USA in difficoltà.
Più che del discorso a Filadelfia il presidente Biden attenderà, come ha ricordato a maggio, senza interferire le decisione della Fed di domani e, solo allora, deciderà di mettere mano ad un eventuale piano contro questa tempesta perfetta che si sta addensando sugli Stati Uniti, ma che avrà effetti ancor peggiori in Europa e nell’intero occidente.