Goffredo Palmerini
PESCARA – C’è una zona geografica della provincia di Pescara che comprende diversi comuni dell’entroterra a nord del fiume Aterno Pescara. È un’estesa fascia collinare che separa il litorale abruzzese dall’interno montano. Un territorio vasto, abitato da un antico popolo italico, che arrivava a nord fino al fiume Saline, mentre dall’Adriatico il territorio valicava la catena del Gran Sasso, occupava la fertile conca dell’Aterno ed arrivava all’altopiano delle Rocche. Questo antico popolo, fiero e coraggioso, erano i Vestini. Aveia, Peltuinum, Aufinum le maggiori città dei Vestini cismontani, Pinna (Penne) e Angulum (Spoltore o Città Sant’Angelo) quelle dei transmontani. Entrarono nella Lega dei popoli italici nella guerra sociale contro Roma (91-89 a.C.), poi vinta dai Romani. Successivamente, però, i Vestini riuscirono a conquistare la cittadinanza romana.
Dunque, questa porzione del territorio vestino che affaccia sul mare è costellata di tanti suggestivi piccoli borghi, le cui mura hanno visto scorrere nei secoli storie grandi e piccole, pubbliche e private, di personaggi che rischiavano di esser ricoperti dalla polvere dell’indifferenza. C’è però un uomo di grande curiosità e talento che da alcuni mesi ha deciso di riprendere il filo di quelle storie, iniziando a raccontarle davanti ad una telecamera, in un programma che ha voluto non a caso chiamare “Misteri Vestini”. È infatti convinto che se nessuno tramanderà storie, volti e nomi, tutto finirà ben presto nell’oblio.
“La macchina del tempo dei misteri vestini” – così inizia ogni sua storia – ha portato i suoi ascoltatori dapprima a Pianella (Pescara), patria d’adozione del nostro uomo, sulle tracce di un carbonaro, Vincenzo Cipriani, e di un manoscritto misterioso a lui sequestrato dalla polizia borbonica. Non poteva mancare, nella medesima città, una puntata sulla famiglia de Felici e sui legami che ebbe con Giuseppe Garibaldi. Affascinante anche il racconto della permanenza a Pianella di un agente segreto di Mazzini sotto copertura.
Anche Loreto Aprutino ha fatto da set per narrare la storia dell’antica cartiera, in uno con la famiglia di patrioti ascolani, i Vecchi, che la acquistarono dai Caracciolo. Fu proprio lì dentro che Jack la Bolina, al secolo Augusto Vittorio Vecchi, scrisse il suo primo libro. L’ultima registrazione, di pochi giorni fa, è a Nocciano, per ripercorrere le gesta del canonico don Camillo Mapei, liberale ed esule a Malta, Londra e Dublino. La prossima puntata, ancora in fase di studio e realizzazione, lo porterà a Lettomanoppello dove un sottile file rouge unisce la storia di un onorevole abruzzese con quella di un vescovo, di un santo e di un Premio Nobel…
Quest’uomo di cui parliamo risponde al nome di Loris Di Giovanni. Pur avendo in questi giorni egli compiuto cinquant’anni, è più giovane e aitante che mai, pronto a raccontarci nuove storie e a svelarci nuovi misteri. Loris si è infatti distinto, in questi ultimi anni, per la quantità e la qualità di offerta culturale in Abruzzo: mostre d’arte antica, convegni, presentazioni di libri. È stato quindi membro del consiglio di amministrazione dell’Ente Manifestazioni Pescaresi, della Fondazione Paparella Treccia – Museo di Villa Urania delle antiche ceramiche di Castelli, e consigliere regionale dell’UNPLI Abruzzo, occupandosi di Art Bonus in alcuni musei. Ha contribuito anche a fondarne uno a Pianella (Pescara), il M.A.C.A. (Museo dell’Artigianato Ceramico Abruzzese), del quale è tutt’oggi il vice direttore.
Saggista con diverse pubblicazioni storiche – la maggior parte assieme al prof. Elso Simone Serpentini – è stato il precursore degli studi sulla storia della massoneria in Abruzzo. Negli ultimi due anni, ben dieci i volumi pubblicati, tutti per i tipi di Artemia Nova Editrice di Teramo.