La sicurezza condivisa

7 Marzo 2021
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Istituzione e cittadini insieme per la Polizia di prossimità

Articolo tratto dalla Rivista ufficiale dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato. Anno XLVII – n 3 – settembre- dicembre 2020

Del Commissario Giulio Quintavalli, Ispettore Massimo Gay e Ispettore Fabio Ruffini

Come i lettori vedranno sfogliando le pagine del Calendario storico ANPS 2021, l’Uffici0 Storico della Polizia di Stato ha tracciato un breve riassunto storico di un concetto tanto caro alla Polizia e ai cittadini. Questo perché la Polizia di prossimità, ossia l’argomento illustrato nei mesi del calendario, comporta una forma di sicurezza “condivisa” in cui il cittadino si pone con I ‘Istituzione in un rapporto di complementarità. Coniugare la relazione tra le funzioni di polizia, e libertà e la civile convivenza in un sistema democratico, le libertà e la civile convivenza in un sistema democratico, consente di porre l’accento sul tratto dell’autorevolezza piuttosto che su quello autoritativo; così come l’incentrare l’attività e l’organizzazione dei servizi di polizia sul “cittadino” costituisce la finalità della “prossimità”. Obiettivi questi che si conseguono leggendo e accogliendo le esigenze e i disagi individuali o sociali per non frustrare i legittimi bisogni e le aspettative dilarghi starti della popolazione e prevenire, in tal modo, numerose forme di devianza.

IL REGIO DECRETO DEL 1848

Un approccio questo che storicamente rimanda a quanto stabilito dal regio Decreto n. 798 del 30 settembre 1848, con il quale il sovrano Carlo Alberto diede i natali all’Amministrazione di Sicurezza Pubblica (poco dopo l’emanazione dello Statuto Albertino) per “vegliare e provvedere preventivamente all’ordine e all’osservanza delle leggi”. Una lungimirante Istituzione presidio della pacifica convivenza tra i sudditi, con la Legge n. 1404 dell’Il luglio 1852 si dotò del Corpo delle Guardie di P.S., riprendendo lo schema organizzativo della Francia, che prevedeva la figura del prefetto da cui dipendevano gli Uffici di P.S. del territorio. Mentre i moti risorgimentali stavano portando all’Unità d’Italia e le prime lotte sociali inducevano a migliori condizioni di vita, nel cittadino cominciava a maturare una nuova percezione delle istituzioni e del suo vetusto apparato poliziesco. Nei maggiori centri urbani si avvertiva la necessità di una nuova forma di collaborazione e di interazione tra potere e comunità, che potesse finalmente garantire i diritti e le libertà di cittadini al riparo di presidi di Polizia efficienti, diretti da funzionari di carriera con solida formazione giuridica, assenti in epoca preunitaria.

LE ISTRUZIONI PER FUNZIONARI

Un’ansia di riformismo che si ritrova nelle Istruzioni per i funzionari di pubblica sicurezza*del Presidente del Consiglio e Ministro dell’Interno Bettino Ricasoli del 4 aprile 1867 laddove si legge che: «I funzionari […] dovranno innanzi tutto attingere dalla nobiltà del loro mandato la forza che deve sorreggerli [per rinsaldare] il favore dei cittadini». Pertanto, il Funzionario di P.S. avrebbe dovuto rappresentare sul territorio – segnato da profonde demarcazioni sociali, geografiche e linguistiche – la sintesi tra il precetto normativo astratto e la sua tutela concreta. In quanto capace criminologo e sociologo, si sarebbe dovuto dedicare con fervore alle dinamiche potenzialmente lesive della comunità: «Destinata a prevenire i reati, e per conseguenza a ricercarne e rimuoverne le cause, che possono essere varie e molteplici, così morali, che materiali, I ‘Autorità di P.S. […] deve scrutare i bisogni delle moltitudini, conoscerne gli interessi morali ed economici, indagare il grado della loro educazione, e studiarne le vere condizioni sociali, per […] adottare o promuovere quei provvedimenti che valgano ad assicurare stabilmente la pubblica incolumità». L’Onorevole Ricasoli puntava, in tal modo, a limitare l’opportunità di delinquere con provvedimenti inclusivi degli strati più emarginati della popolazione e di promozione delle loro condizioni sociali e morali, come suggerito dalle citate Istruzioni: «essendo manifesto che non poche questioni di sicurezza pubblica sono intimamente connesse a gravi problemi sociali, la cui soluzione non può dipendere da semplici misure di polizia, ma da provvedimenti governativi o legislativi».

LA RIFORMA DELLA REGIA POLIZIA

A partire dagli anni ’90 dell’800 le città del Nord sono maggiormente mente esposte alla microcriminalità rimpinguata dal flusso di disoccupati e diseredati dalle aree più arretrate del Regno – per il cui contrasto i locali presidi di polizia, con pochi e sprovveduti agenti, privi dei moderni ritrovati della scienza e della tecnica (telefono, telegrafo, fotografia, archivi centrali..), non potendo far leva sulla collaborazione del cittadino, dovevano faticare parecchio. Il miglioramento della Regia Polizia, auspicato dal Paese, necessitava, dunque, di un radicale rinnovamento culturale e organizzativo per favorire nel cittadino il dovere civico di collaborare con la Legge, essenziale per una sicurezza “condivisa”. Speranza quasi impossibile da soddisfare visto che l’Istituzione, pessimamente considerata, era perlopiù da evitare o al massimo da invocare nella necessità. Ricasoli e altri esperti puntano a riformare il Corpo sul modello della polizia inglese, costituita da capaci uomini in possesso di titoli di studio, ben preparati in valide scuole e meglio pagati per poter attrarre giovani validi e volenterosi.

UN SECOLO Dl GRANDI CAMBIAMENTI

Una ventata di novità che si arenò durante la Grande Guerra e il Biennio rosso che hanno stravolto il Paese. Il controllo delle piazze e dell’ordine sociale fece perdere priorità al poliziotto di prossimità che, con il Fascismo, cedette il passo al servizio politico, concentrato a stroncare il dissenso. Dopo il 1945, alle soglie della normalizzazione repubblicana, la Polizia, più temuta che apprezzata, viene chiamata ad accompagnare il Paese nella sua ricostruzione, rafforzando l’attività più prossima ai bisogni delle comunità nel tentativo di rinnovare la propria immagine pubblica. Con l’avvento del Boom economico e il miglioramento degli stili di vita, un’importante funzione preventiva e di prossimità è affidata alla Polizia Femminile per fronteggiare i fenomeni più riprovevoli, riguardanti alcune delle categorie più esposte allo sfruttamento criminale, tra cui le donne e i minori.

INCENTIVARE LA COLLABORAZIONE

Questo è solo l’inizio di una lenta maturazione che si concluderà nella Legge 10 aprile 1981 no 121 Nuovo ordinamento dell’Amministrazione della pubblica sicurezza, che stabilisce, tra l’altro, la smilitarizzazione del Corpo di P.S., la crescente presenza delle donne, e la migliore professionalizzazione dell’operatore di polizia. Dagli anni Duemila la Polizia di Stato punta a rafforzare la percezione di sicurezza e a incentivare la collaborazione delle comunità attraverso il crime control, dove un ruolo determinante è svolto dalla prevenzione, che si affida alle varie attività (legislative, amministrative, socio culturali, economiche …) per contrastare le molteplici cause che conducono al crimine. Prevenzione che mira a superare del tutto quell’approccio, oltremodo negativo e volutamente parossistico di operare così ben sintetizzato nel film di Elio Petri Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto in cui l’anonimo neo dirigente dell’Ufficio Politico, interpretato da Gian Maria Volontè, durante il suo discorso d’insediamento afferma: ad altri spetta il compito di curare, di educare, a noi il dovere di reprimere. La repressione è il nostro vaccino. Repressione e civiltà …».

LA POLIZIA DI PROSSIMITA’

Nel 2002 il Viminale propone una nuova filosofia di organizzazione del servizio: la Polizia di prossimità. L’iniziativa prende avvio gradatamente con una maggiore presenza sul territorio, a partire dal “Poliziotto di quartiere” fmo alle Centrali Operative delle Questure di nuova generazione. Grazie alle innovazioni tecnologiche, come le telecamere collegate alle predette Centrali, è possibile effettuare il Nel 2002 il Viminale propone una nuova filosofia di organizzazione del servizio: la Polizia di prossimità. L’iniziativa prende avvio gradatamente con una maggiore presenza sul territorio, a partire dal “Poliziotto di quartiere” fino alle Centrali Operative delle Questure di nuova generazione. Grazie alle innovazioni tecnologiche, come le telecamere collegate alle predette Centrali, è possibile effettuare il monitoraggio costante degli obiettivi più sensibili (ingressi di sedi istituzionali, centri commerciali, luoghi pubblici…) e degli eventi più importanti, rendendo possibile la razionalizzazione delle risorse disponibili e degli interventi sul territorio migliorando, nel contempo, l’efficacia e incisività di risposta alle richieste dei cittadini. Al miglioramento dell’immagine e della considerazione nutrita verso la Polizia hanno, altresì, contribuito l’apertura di nuovi Commissariati, il Servizio di ricezione denunce a domicilio per gli anziani e i portatori di handicap, l’Ufficio Minori per la tutela dei bambini e la lotta alla pedofllia, il Progetto “Parchi Sicuri”, il Progetto “Icaro” per la sicurezza stradale e l’apertura nelle Questure dell’Ufficio di Relazioni con il Pubblico (URP).

IL POLIZIOTTO DI QUARTIERE

L’introduzione del Poliziotto di quartiere ha segnato un ulteriore passo verso la modernizzazione della filosofia del controllo del territorio. Essendo una figura polivalente che, in collaborazione con altri attori sociali, ascolta, segnala all’Ufficio, interviene per prevenire, placare tensioni e criticità, impedire fatti criminali nel territorio dove opera, conferisce importanza e valore alla polizia preventiva rispetto alle altre strategie attuate fino agli anni Cinquanta e Sessanta del Secolo scorso. Come le pattuglie appiedate d’un tempo, il Poliziotto di prossimità deve conoscere il territorio proponendosi intelligente promotore del dialogo e della collaborazione tra cittadino e Polizia. Egli rappresenta una figura moderna ma in continuità col passato, da cui attinge tradizioni e valori comuni e recupera l’inestimabile valore, per nulla superato negli anni trascorsi, dell’acume e della passione per l’investigazione che sono retaggio di coloro che sacrificandosi, ogni giorno, con passione e dedizione si pongono al servizio dei cittadini per sconfiggere illegalità.

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