gennaio 2021
di Danilo De Masi
Ogni Governo ha il popolo che si merita. Parafrasando alcune famose “battute” del Principe De Curtis [1], come quella secondo cui “ogni limite ha la sua pazienza”, possiamo in parte analizzare la situazione ed i figuranti (le comparse) del film che stiamo vivendo.
Con l’abbassamento del livello culturale, seguito al Sessantotto, anche le citazioni sono divenute un “campo minato” per politici e giornalisti i quali, nella migliore delle ipotesi, equivocano il contesto della frase in origine pronunciata. Con buona pace di Wikipedia la frase (ammesso che non abbia precedenti romani e greci) fu riferita da un diplomatico piemontese della Savoja piemontese a quella – se non a tutte le Russie – di San Pietroburgo, la terza Roma [2].
Mi sono parse sproporzionate le critiche al Presidente della Commissione Antimafia, che aveva utilizzato la citazione “Ogni popolo ha il governo che si merita“… riferendosi alle Calabrie o, più probabilmente, alla “Calabria Ulteriore” che è Il Reggino. Se il Senatore ha parlato da cosentino, un po’ di astio con i reggini è comprensibile. Comunemente attribuiamo la frase a Winston Churchill che la utilizzava, per popoli non Britannici, attribuendola al predecessore Primo Ministro William Gladstone (1809-1898 un autentico sputasentenze).
Approfitto dell’argomento per qualche considerazione su Popolo e Governo e sui campanilismi di città e di nazione. Qualunque osservazione (come è avvenuto) rischia di essere offensiva. Indicativo è il rapporto secolare tra gli abitanti delle varie provincie toscane.
Troverebbero queste considerazioni i propugnatori [3] della scellerata (fortunatamente abortita) abolizione delle province nei lavori preparatori della legge sul riordino degli Enti Locali redatta dal Ministro Rattazzi due anni prima del 17 marzo 1861: autentica “prova” che l’invasione dell’Italia da parte del Piemonte con l’Armata Sarda era premeditata e programmata (non per estendere i confini del regno dal Cenisio all’Etna[4] ma per consentire il completamento della ferrovia Londra-Brindisi (propedeutica al Canale di Suez ed al “Giro del mondo in 80 giorni”). Urbano Rattazzi rilevò che nello stesso Piemonte, nella Sardegna e nella Liguria (ma fece riferimento anche alle Provincie, definite “terre”, delle Puglie) non c’era omogeneità di popolazione e che gli abitanti si sentivano di appartenere al territorio della Diocesi o tuttalpiù all’area circostante di qualche baronia, contea o marchesato. Decise quindi di programmare la futura Italia (tutta od in parte) in province corrispondenti a quelle che nell’Impero Romano erano le Regioni, minori per dimensioni rispetto alle Provincie. Rattazzi era di Asti, capitale internazionale dello “Spumante”, più o meno come oggi – a 160 anni dall’Unità – è divisa in 118 comuni per 214 mila abitanti (poco più del solo Comune di Modena e, forse, poco meno del quartiere di Cinecittà dove ho dormito più notti della mia vita.
I Piemontesi – in spregio ai Francesi – pronunciano nella lingua di Dante anche i toponimi di cui è evidente l’origine francese del nome. Lo stesso Diplomatico, letterato e giurista, Joseph De Maistre dichiarava “je ne suis pas francais, je ne l’ai jamais été et je ne veux pas l’étre“. Fu proprio il De Maistre a scrivere il commento “Ogni Nazione ha il governo che si merita” in una lettera datata 1811 in riferimento al governo di quella, tra le Russie, che include San Pietroburgo. Infatti fra il 1803 e il 1817 il re Vittorio Emanuele I, da Cagliari sotto protezione inglese, essendo il Piemonte-Liguria occupati dalle armate Francesi di Napoleone, aveva inviato De Maistre come ambasciatore del Regno di Sardegna a San Pietroburgo. Il Piemonte-Sardegna (senza ancora la Liguria) era uno Stato “frugale” ante-litteram e retribuiva pochissimo anche i funzionari di alto rango come gli Ambasciatori: il “povero” De Maistre [5] non potè permettersi di portare seco la famiglia non disponendo di risorse sufficienti a mantenerla decorosamente a San Pietroburgo. In gran parte delle Russie su cui regnava lo Zar (Czar, Caesar) gli esseri umani erano considerati – al pari degli animali – un unico valore numerico [6] insieme ai terreni, ai fabbricati ed alle risorse forestali: questa situazione giuridica consentiva di non “rilevare” i decessi e di vendere anche i contadini morti. Il Piemonte-Sardegna aveva un ottimo rapporto con l’Impero zarista tant’è che nel 1799 i Russi di Alessandro I [7] erano intervenuti in Piemonte ed avevano temporaneamente “liberato” Torino dai Francesi. Passeranno poco più di 160 anni prima che il Ministro degli Esteri Sovietico, Gromyco, venisse a Roma nel 1966 dal Papa e dal Presidente della Repubblica Saragat, dopo che nel giugno 1965 il Prof. Vittorio Valletta [8] si era recato a Mosca con il beneplacito di Luigi Longo: si diede avvio alla costruzione dello stabilimento FIAT della città ribattezzata “Togliatti” (in italiano Togliatigrad), mille chilometri a sud di Mosca. Alla “caduta del muro” abbiamo visto solo i modelli russi di FIAT: oggi quegli stabilimenti sono della francese Renault-Nissan [9].
Correndo l’epoca del Covid all’inizio del terzo decennio del 2000, l’Italia si comporta meglio del previsto e peggio di come servirebbe. Come sempre c’è una minoranza di soggetti (eviterei di chiamarli Eroi) che salvano la faccia alla maggioranza degli altri. Se c’è una constatazione che trovo di buon auspicio è che il meglio ed il peggio non sono più attribuibili per aree geografiche predeterminate.
Il Precedente Articolo (dicembre 2020) è stato “per l’Italia un Impoverimento del 25 per cento, diseguale”.
[1] Antonio De Curtis, in arte Totò: Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi de Curtis di Bisanzio (brevemente Antonio de Curtis; Napoli 15 febbraio 1898 – Roma 15 aprile 1967.
[2] Seconda e terza Roma: la “Seconda Roma” fu definita Costantinopoli dal suo fondatore, Costantino il Grande, che (dopo aver sconfitto Massenzio a Roma) la fece edificare su quella che era stata Bisanzio: anche se riduttivo, potremmo dire che si tratta di Istambul. Per San Pietroburgo, si parlò subito di Terza Roma.
[3] Chi ha voluto e legiferato la soppressione delle Province si è poi occupato anche della manutenzione di autostrade e gallerie (Ponte Morandi …ecc.).
[4] L’estensione dell’Italia dal Monte Cenisio all’Etna è di Giosuè Carducci.
[5] Joseph De Maistre (Chambery 1753 – Torino 1821) giurista, appartenente alla “Nobiltà di servizio” in quanto il padre venne insignito solo nel 1778 del titolo di Conte. Parlava italiano, latino, francese, portoghese, ed inglese appartenendo ad una delle Logge massoniche di rito inglese “Trois Mortiers”
[6] Si legga “Le anime morte” di Gogol.
[7] Zar Paolo I dei Romanov (in carica dal 6 novembre 1796 al 23 marzo 1801)
[8] Vittorio Valletta 1883 a Sampierdarena (Genova) – 1966 a Pietrasanta. Studente-lavoratore dalle scuole tecniche alla laurea ed alla docenza, aveva lasciato al giovane Gianni Agnelli la presidenza della FIAT dopo gli accordi di Mosca: nominato Senatore a vita da Saragat, morì poco dopo.
[9] La Nissan aveva in precedenza stipulato un accordo con l’Alfa Romeo (non ancora confluita nella FIAT). Era uscita l’Arna (Alfaromeo-NissanAuto): l’ostruzionismo dei Sindacati fu tale da causare la revoca dell’accordo. Le Arna, con motore dell’Alfa33, furono prodotte ad esaurimento delle componenti; in Giappone le produssero un po’ più a lungo, poi sopraggiunse l’accordo con la Renault.