Strade e Polizia Stradale una storia comune.

13 Giugno 2020
By

Articolo tratto dalla rivista Fiamme d’Oro.

Anno XLVII – n. 1, Gennaio-Aprile 2020

Rivista ufficiale dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato

————

Prima di tre puntate per raccontare un viaggio

nella storia delle strade e delle autorità preposte al loro controllo

di Claudio Savarese, Vice presidente nazionale ANPS

La viabilità di Roma è stata celebre non meno delle sue conquiste militari.

La viabilità di Roma è stata celebre non meno delle sue conquiste militari.

La parola “strada” deriva dal latino “strata”, così come il verbo “sternere”, che era una delle fasi di costruzione delle strade romane. Mentre “via” è un vocabolo più generale e onnicomprensivo, tale da inglobare ogni spazio che si deve passare per andare da luogo a luogo, la “strada” è una via destinata a tale uso dall’opera dell ‘uomo. La strada pubblica è una zona di terra, di determinata lunghezza e larghezza, esclusa dal dominio privato perché serve all’uso comune, ai fini dell’umana società, ai bisogni della vita. La terra ha, per la società, un’importanza vitale come luogo stanziale, e come tale è in rapporto con tutti gli organi del corpo sociale perché tutti necessitano del suolo, sia come luogo di stanziamento ma anche come strada per il movimento di persone, veicoli, merci.

PERCHÉ SI COSTRUISCE UNA STRADA

La costruzione delle strade risale all’epoca in cui la popolazione, moltiplicatasi, si distribuisce sul suolo in varie agglomerazioni separate, le une dalle altre, da distanze più o meno ragguardevoli. E naturale che gli uomini sentissero la necessità di stabilire mezzi facili per i trasporti e le comunicazioni, appianando le eventuali difficoltà che poteva presentare il suolo costruendo, appunto, le strade. Ma queste non devono essere ritenute soltanto come un mezzo per il commercio o scambio dei prodotti, ma come fondamento costante della vita sociale, economica, religiosa, politica e militare; anzi, si possono considerare come il più chiaro indizio dei progressi della civiltà.

DAI GRECI AL DIRITTO EBRAICO

Questo porta, dappertutto, alla creazione delle prime strade permanenti e le prime norme per la loro conservazione e vigilanza. La grandezza dei popoli è stata sempre collegata alla efficienza delle comunicazioni: questo è il segreto della fecondità dei Greci, della potenza mercantile di Fenici e Cartaginesi, della supremazia militare dei Romani. Presso gli Ebrei è nota la distinzione fra le grandi strade e i mezzi di comunicazione puramente vicinali, e si stabiliva una speciale imposta pari al terzo o al quarto del reddito fondiario, per provvedere alla loro conservazione. Nel Diritto ebraico, si rinviene una disposizione molto importante, che è stata riprodotta dal Diritto romano e sancita da quasi tutte le moderne legislazioni, in virtù della quale al viaggiatore che, per cattivo stato delle strade è impossibilitato a proseguire il viaggio, si dà diritto di passare sulle proprietà confinanti con la strada che sta percorrendo.

ROMA E LE SUE STRADE

La viabilità di Roma è stata celebre non meno delle sue conquiste militari; ha raggiunto uno sviluppo grandioso; ha dato luogo a gravi difficoltà che non sarebbero state superabili se non dalla onnipotenza romana. Le prime strade costruite dai Romani hanno avuto, quasi unicamente, lo scopo del rapido movimento delle sue Legioni, la celere trasmissione degli ordini, la facile entrata in Roma dei bottini di guerra e dei tributi. Con l’ampliarsi della rete stradale, però, se ne apprezza maggiormente il beneficio in conseguenza dell’aumento dei commerci e scambi di ogni genere, nonché per la mirabile unione di tutte le parti dell’immenso Impero con Roma, che attraverso le gravi difficoltà che non sarebbero state superabili se non dalla onnipotenza romana. Le prime strade costruite dai Romani hanno avuto, quasi unicamente, lo scopo del rapido movimento delle sue Legioni, la celere trasmissione degli ordini, la facile entrata in Roma dei bottini di guerra e dei tributi. Con l’ampliarsi della rete stradale, però, se ne apprezza maggiormente il beneficio in conseguenza dell’aumento dei commerci e scambi di ogni genere, nonché per la mirabile unione di tutte le parti dell’immenso Impero con Roma, che attraverso le strade diffonde più facilmente, tra i popoli soggetti, i benefici della sua civiltà. Le stupende rovine, che ancora oggi ammiriamo in Europa, in Asia e in Africa, delle linee di comunicazione costruite dai Romani, il fatto che di queste strade 19.289 chilometri correvano in Italia, dimostrano quanto essi avessero cura dello sviluppo stradale e quanta importanza gli dessero.

LA TAVOLA PEUTINGERIANA

Particolare-della-tavola-Peutingeriana

Particolare-della-tavola-Peutingeriana

La rete delle comunicazioni era tale che, grazie ad essa, Roma veniva collegata con ogni parte del mondo allora conosciuto, anzi, sembrava che tutto il mondo fosse una grande città; una tavola grafica della viabilità romana ci è fornita dalla “Tavola Peutingeriana” che, per la parte riguardante l’Italia, è divisa in cinque tavole. La Capitale dell ‘Impero era congiunta, attraverso una sterminata rete di magnifiche strade, ai punti più remoti dell’Europa e dell’Asia. Venti strade consolari partivano dal “miglio aureo” che era collocato in mezzo al Foro Romano, e si estendevano sino ai più lontani confini: dalle colonne d’Ercole all’Eufrate e ai limiti meridionali dell’Egitto; in Italia davano origine ad altre 28 diramazioni, formando così una catena che connetteva le varie Province dell’Impero alla metropoli (da qui l’espressione “tutte le strade portano a Roma “). Ciascuna strada aveva una larghezza minima di 8 piedi (2,50 m circa) in linea retta, di 16 piedi nelle curve; secondo la loro importanza le strade erano più o meno larghe di questo “minimum” stabilito dalla Legge delle XXII Tavole; raramente, comunque, superavano i 6/7 metri di larghezza.

UN SISTEMA INVIDIABILE

Il metodo di costruzione, per le strade più importanti, farebbe invidia ai moderni ingegneri, attesa la poca disponibilità di mezzi e materiali dell’epoca, e questo spiega perché molte delle più importanti vie consolari siano, tuttora, arterie di comunicazioni in Italia. Riguardo l’andamento alto-planimetrico, in genere si evitavano le profonde trincee; erano preferite le gallerie, come quella di Pozzuoli, di Sejano e quella del Turlo, dove l’Appia attraversa gli Appennini. In quasi tutti i casi l’andamento delle strade era il più breve e diretto possibile, in relazione allo scopo principale cui doveva servire: il rapido movimento delle legioni. In seguito a una legge, emanata sotto il tribunato di Caio Gracco, si iniziano ad apporre, lungo le strade, delle pietre miliari ogni mille passi, per segnare le distanze. A intervallo di mezza giornata fra loro, vi erano alberghi (stationes) per il soggiorno dei viaggiatori; ogni 5/6 miglia vi erano dei raggruppamenti di cavalli (mutationes) destinati ai pubblici corrieri, mantenuti a spese dell ‘Imperatore, e posti a disposizione dei pubblici impiegati che erano i soli che ne potessero fare uso; il loro cambio o prelievo era organizzato in modo da poter percorrere 100 miglia giornaliere (circa 160 km).

IL CONTROLLO DELLE STRADE

Le azioni che oggi vengono ricomprese nella definizione “misure di polizia stradale”, al tempo dei Romani, sia nell’Urbe come in Italia e le Province, venivano realizzate mediante l’emanazione di “editti”, la cui finalità era quella di prevenire e reprimere tutte le attività pericolose per la collettività, garantendo il mantenimento della pace, dell’ordine e della sicurezza pubblica su tutte le strade dell ‘Impero. Gli organi di polizia stradale, cui viene principalmente affidata la vigilanza e la sicurezza delle strade, sono i “tresviri capitales” creati nel III sec. a.C., che esercitano tali funzioni insieme agli “aedili curuli”, e l’attività riguardava il controllo di vagabondi, fuggitivi e ladri, registrando tutte le persone che si presumeva potessero compromettere la pace della Repubblica. Al tempo di Augusto vengono potenziate le funzioni di polizia stradale, con la creazione del “Praefectus Urbis”; negli incroci delle grandi strade e nelle prossimità delle “stationes cursus publicus” sono collocati i “milites stationarii”, per garantire la sicurezza del traffico e reprimere il fenomeno dei banditi.

IL CORPO DEI VIGILES

Augusto istituisce anche un corpo di “Vigiles”, soprattutto destinato alla vigilanza notturna delle strade di Roma e proteggerla dagli incendi, a quel tempo molto frequenti; questi, arrivarono al numero complessivo di 7.000 unità. Il Comandante era il “Praefectus vigilum”, scelto dall’Imperatore, affiancato da un Tribuno e sette Centurioni per ogni coorte; i “Vigiles ” avevano una organizzazione paramilitare, erano inquadrati in sette coorti suddivise, a loro volta, in sette centurie, ciascuna di circa 100 uomini e tra i quali potevano essere arruolati anche ex schiavi (liberti). Erano dislocati in tutte le 14 regioni (oggi circoscrizioni) istituite sempre da Augusto; ogni coorte vigilava su due regioni come guardia notturna e prevenzione incendi. Per questo ulteriore compito erano attrezzati con strumenti come lampade, secchi, scope, “siphones” (una sorta di idranti), scale, asce, ramponi, seghe e corde, 01tre ad alcune “centones” (coperte bagnate per soffocare fumo e fiamme).

Ma già prima di Augusto, Giulio Cesare promulga la “Lex Julia Municipalis” nel 45 a.C., che conteneva una prima organica normativa sulla circolazione stradale; ad esempio si vietava l’ingresso in Roma, durante il giorno, ai carri che trasportavano merci, per non ingombrare maggiormente il normale traffico cittadino (Roma a quel tempo aveva 1 milione di abitanti). Le eccezioni a questa regola, chiara e categorica, riguardavano il transito di tali veicoli per motivi urbanistici, di igiene, politici, religiosi o che trasportassero materiali destinati alla costruzione di edifici pubblici, di culto o opere pubbliche in genere. Un successivo editto di Nerone, poneva l’obbligo per i conducenti di veicoli che circolassero nelle ore notturne, di munire tali mezzi con due fiaccole, così che i pedoni potessero accorgersi del loro transito, ed evitare di essere investiti. Sin qui i primordi della nascita delle strade; la creazione dei primi organismi deputati alla vigilanza e controllo di polizia stradale; l’emanazione delle prime norme sulla circolazione.

Nel prossimo numero di Fiamme d’Oro parleremo delle strade e delle autorità preposte al loro controllo durante lo Stato Pontificio.

                                                                                                                                                          1 – segue

Tags: , , ,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dieci anni

Archivio