Roberto De Giorgi
E non stiamo parlando della compassata tata Poppins, ma di lei, della regina dei monologhi esilaranti, che colpisce e ridicolizza le certezze maschiliste e le contraddizioni delle donne, l’attrice comica che ieri, tra il serio e in taluni momenti con il molto faceto, ha messo in gioco anche il Dio del vecchio testamento.
Amiamo il talento teatrale di Daniela Baldassarra e ieri sera non solo abbiamo avuto una conferma di bravura, ma nello spettacolo ultimo “Dio C’è”, presentato a Taranto per la terza rappresentazione, – la prima nazionale c’è stata a Bari -, nell’auditorium della Parrocchia Santo Spirito, ieri si è davvero superata in una prova davvero superlativa.
L’iniziativa, promossa dall’associazione AlZAIA, che si occupa di violenza di genere, dal Comune di Taranto, ha avuto come corredo la presentazione dell’associazione e delle sue rappresentanze provinciali, sia nel prodromo iniziale, condotto dal giornalista Vincenzo Parabita, che al termine dell’evento.
Parlare di questo spettacolo non è difficile per chi, come lo scrivente, che nel social si definisce l’Archeologo di Dio – che non è solo un libro, ma una ricerca interiore nell’archeologia dell’esistenza -, dicevamo non è difficile perché il tema del Divino, dalla genesi e per tutto il racconto della Bibbia nel primo Testamento, è sempre trattato come riferito a un Dio geloso, agguerrito contro i nemici, persino grottesco quando dice a Mose che si burla dell’uomo, un Dio che minaccia e incute timore.
Ecco che la comicità spassosa e irriverente dell’attrice di Altamura entra con dirompenza in quest’ambito teologico da far impallidire anche i fedeli. Qualcuno potrebbe pensare persino a blasfemia, – e questo lo dice la stessa Daniela -, se, per esempio, il Canto dei Cantici viene presentato come una rappresentazione quasi burlesche, ma è solo artificio teatrale che serve per far riflettere sui nostri stessi limiti culturali. Del resto già anche pensato Benigni definendo il passo biblico la più bella poesia erotica dell’umanità.
Daniela ha la capacità di affabularsi il pubblico, lo accarezza, lo coinvolge, lo introietta nella dimensione spirituale e carnale, in una sorta di catarsi unica dove tutto viene fuori, come accade sempre nei suoi spettacoli, nella continua descrizione degli screzi tra uomo e donna, nella vita e nel sesso, con tutte le contraddizioni di stile, mentalità, cultura. Gag e racconto, gestualità, toni seri attoriali composti, fonemi dialettali, sono tutti ingredienti messi a sostegno di un mestiere davvero unico.
Un monologo davvero bello, divertente, che fa riflettere, perché esalta con decisione ciò che è avvenuto nell’umanità con la venuta al mondo di Gesù, il senso della redenzione che segna un fondamentale spartiacque tra il mondo vecchio, tutto da interpretare e il mondo nuovo e alla fine la novella che irrompe nel mondo è quella del Dio dell’Amore, il Dio che si sacrifica per noi e non c’è poi altra narrazione possibile. Ecco Dio C’è!