IERI ACCADDE
La ricorrenza di oggi 11 marzo è geograficamente lontana ma spiritualmente vicinissima, per noi Aquilani soprattutto. L’anno scorso di oggi il Giappone si ritrovava a contare vittime e disastri dopo due minuti di devastante scossa tellurica, tsunami di proporzioni gigantesche e – macabra ciliegina sulla torta – disastro nucleare nella centrale di Fukushima.
Tale realtà, che ha superato di gran lunga la fantasia, ha letteralmente piegato un Paese fino ad allora all’avanguardia in tanti settori, il quale si è trovato a sperimentare forme di grave crisi sociale, con picchi di suicidi soprattutto fra le fasce giovani della popolazione. Peraltro, come strascici, il disastro – in parte naturale ed in parte umano – ha determinato una sostenuta contrazione nella esportazione di prodotti agricoli provenienti dall’area interessata dall’evento ed una vera e propria fuga dei residenti.
Eppure – stupefacente rovescio della medaglia – le previsioni economiche del FMI danno un +1,7% di crescita stimata per il 2012, anno che per l’Italia e l’Europa si manifesta invece come in netta recessione. Su questo dato, a mio avviso, è opportuno fare qualche riflessione. Non intendo ignorare le vite umane perse nè sottacere l’elevatissimo tributo pagato dalla popolazione soprattutto in termini sociali. Il dato economico, per quanto sterile, è però un segnale importante, un vessillo, un richiamo a quanto si può fare costruttivamente – è il caso di dirlo – senza lasciare nulla al caso.
In un Paese, insomma, nel quale il determinismo è particolarmente accentuato, in cui un detto ricorrente è “Shikata ga nai” cioè “non c’è nulla da fare” inteso come forze più grandi di noi, alle quali non è possibile opporsi, ma fare buon viso a cattivo gioco – si direbbe da noi – forse è proprio il fatalismo a dare una mano. Pieghiamo il capo davanti a “cose” che non siamo in grado di controllare, ma poi lo rialziamo, reagiamo e non ci facciamo spezzare, come le canne di bambù. Spirito costruttivo, si direbbe, in un contesto di distruzione e morte. Credo che dovrebbe esserci di esempio. A tre anni dal terremoto dell’Aquila, continuiamo a discutere sul “da farsi”: dove, come, quando, soprattutto chi investire del difficile compito di Sindaco della Città, in vista delle prossime amministrative. Intanto, la Città giace pressoché addormentata, novella Biancaneve, complice la coltre nevosa del mese di febbraio ma forse anche a causa dei gravami dettati dalle manovre economiche-finanziarie del recente periodo. Insomma, il terremoto non poteva colpirci in un periodo peggiore, si è detto e si dice.
Eppure, per il Giappone l’esperienza è diversa. Perché? Per i suoi governanti, forse più oculati o lungimiranti dei nostri? Personalmente dubito! Forse, al contrario, è per la popolazione stessa. Forse la vera forza di quel lontano-vicino Paese sta nella sua gente, mai doma, mai rassegnata.
Chissà, forse…
Francesca Bocchi