Il quadro generale: in Europa meno arrivi e meno domande di protezione
Nel mondo ogni giorno 28.300 persone sono costrette a fuggire dalle proprie case. La metà di costoro sono bambini, spesso soli. E il numero totale di chi scappa da guerra, fame e persecuzioni continua a salire: 65,6 milioni alla fine del 2016, 300 mila in più rispetto all’anno precedente. Di questi, 2,8 milioni sono richiedenti asilo. Il 55% viene da Siria, Afghanistan e Sud Sudan, vorrebbero rifugiarsi in Germania o negli Stati Uniti, ma il Paese in cui si ritrovano più spesso è la Turchia. Ciò nonostante, le richieste di protezione internazionale rivolte a Paesi dell’Unione europea continuano a calare. E’ la conseguenza degli impedimenti attivati per raggiungere l’Europa, dagli accordi tra Ue e la Turchia alla chiusura del canale balcanico, alla costruzione del muro al confine con la Serbia. Se nel 2015 erano state oltre 1.800.000 le persone in fuga giunte in Europa nel 2016 sono state poco più di 500.000.
I dati sugli sbarchi in Italia: calano del 30%, aumentano domande di protezione
Nel 2016, evidenza il rapporto, 162 mila dei 181.436 migranti sbarcati sulle coste italiane erano partiti dalla Libia. Al 30 ottobre 2017, il numero di sbarchi segna quota 111.302, ovvero il 30% in meno rispetto allo stesso periodo del 2016. Se a livello mondiale i richiedenti protezione provengono soprattutto da Siria, Afghanistan e Sud Sudan, in Italia gli sbarchi coinvolgono per la maggior parte nigeriani (14 mila persone fino a giugno scorso), bengalesi e guineani. Altra caratteristica tutta italiana è l’aumento delle domande di protezione internazionale, a fronte del calo a livello europeo: nel 2016 sono state presentate complessivamente 123.600 domande (+47% rispetto al 2015), e i dati sulle richieste di asilo registrano un ulteriore incremento nei primi sei mesi del 2017, pari al 44% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il tasso di accoglimento delle domande invece si ferma al 43% (status di rifugiato 9%; protezione sussidiaria 9,8%; permesso per motivi umanitari 24,5%).
Donne, anziani e bambini, europei o americani: a loro i maggiori riconoscimenti di status. Respinto il 60% delle domande da parte di persone africane
Sul fronte delle domande di protezione internazionale, nel 2016 l’incidenza delle decisioni positive sono risultate più elevate all’interno dell’universo femminile (58,5%) rispetto a quanto emerge dai dati relativi agli uomini, per i quali la percentuale delle decisioni positive è poco superiore al 38%. Nello specifico, alle prime è stata riconosciuta prevalentemente la protezione umanitaria (nel 30,4% dei casi), seguita dallo status di rifugiato (15,8%) e dalla protezione sussidiaria (12,3%). Anche i maschi hanno ottenuto in maggior misura la protezione umanitaria (19,7%), ma al secondo posto figura la protezione sussidiaria (14,3%) mentre lo status di rifugiato è stato concesso solo ad una quota minore di richiedenti (4,1%). Anche nel primo semestre 2017, sono soprattutto le richiedenti di sesso femminile ad ottenere una decisione positiva. Nello specifico, ad esse è stata accordata la protezione umanitaria nel 29,4% dei casi (contro il 23,7% dei maschi), lo status di rifugiato nel 26,7% (contro il 6,3%) e la protezione sussidiaria nell’8,2% (contro il 10%).
Dalla distribuzione delle decisioni per fasce d’età emerge che sono circa 8 su 10 i minori fino a 17 anni e poco più di 8 su 10 gli anziani con più di 64 anni a cui alla propria domanda di protezione corrisponde un esito positivo. Nettamente più basse le percentuali di riconoscimenti positivi delle due fasce intermedie 18-34 e 35-64 anni (rispettivamente 36,6% e 47,6%).
Nello specifico, ai minori viene riconosciuta la percentuale più alta di protezione umanitaria (40,5% e 59%), la protezione sussidiaria è riconosciuta in misura maggiore ai richiedenti appartenenti alla fascia con oltre 64 anni (37,8%), mentre lo status di rifugiato è riconosciuto in prevalenza ai minori di 13 anni (27,3%). Sono infine le fasce d’età tra i 18-34 e 35-64 anni che presentano le percentuali più elevate di dinieghi (rispettivamente 59,7 e 48,9%). I dati relativi al primo semestre 2017 confermano il maggior numero di esiti positivi riconosciuti ai minorenni e agli ultra sessantacinquenni e una maggiore presenza di dinieghi nelle fasce intermedie.
Come nel 2016, anche nel primo semestre del 2017 ai migranti originari di America ed Europa nella maggioranza dei casi viene accordato un esito positivo mentre sono circa 6 su 10 le domande respinte ai migranti provenienti dal continente africano.
Domande presentate soprattutto a Milano, Bologna e Roma. Piu’ riconoscimenti a Torino, Caserta e Palermo
Nel primo semestre 2017 sono le Commissioni territoriali di Torino1, Caserta1 e Palermo ad avere espresso in misura maggiore parere positivo, per oltre 7 su 10 domande esaminate (contro una media di poco più di 4 su 10). I dinieghi sono stati emessi prevalentemente dalle Commissioni di Firenze/Perugia e Bari1 per oltre 8 casi su 10 (contro una media di poco più di 5 dinieghi su 10).
Nel 2016 è presso la Commissione territoriale di Milano che è stato depositato il numero più elevato di richieste di asilo (9.274 pari al 7,5%), in diminuzione rispetto all’anno precedente (erano il 10%). A quella di Milano seguono le commissioni di Bologna e Roma (entrambe 5,6%) e Torino (5%). Nel 2017 la commissione di Milano continua a mantenere il primato del numero di domande presentate (8,4%), a cui segue però Salerno (5,7%) e di nuovo Bologna (5,3%) e Roma (5,1%).
Dettaglio accoglienza regionale
Complessivamente, nel 2016 la maggior parte di migranti risulta ospitata nelle strutture di accoglienza della Lombardia (23.707 persone pari al 12,6%), a cui seguono quelle di Lazio (17.464, il 9,3%), Sicilia (16.555, l’8,8%), Piemonte (14.911, il 7,9%), Campania (14.789, il 7,9%) e Veneto (14.433, il 7,7%). Tra il 2014 e il 2016 il numero degli accolti nelle diverse strutture ha fatto registrare gli incrementi maggiori in Veneto (+533,9% di presenze), Toscana (+395,5%) e Trentino-Alto Adige (+364,1%).
Migranti salvati in mare
Nel 2016 sono stati in tutto 178.415, di cui 60.684 salvati da Ong o navi mercantili. 36.424 fino ad aprile 2017, di cui 18.344 salvati da Ong o navi mercantili.
In Italia altre 8 mila persone escluse dal sistema di protezione
Sono, secondo un censimento di Msf, insediamenti informali esclusi da dai percorsi di accoglienza formali nei quali vivono tra i 6 mila e gli 8800 migranti. Solo a Roma sono tra i 2250 e i 2880.
Principali rotte
Nel 2016 sono 551.371 i migranti arrivati irregolarmente in Europa, un numero significativamente più basso rispetto al 2015 (1.822.330 ingressi). La rotta più utilizzata è quella del Mediterraneo centrale. E’ anche la più rischiosa: 5000 morti nel 2016 nel Mediterraneo, di cui 4.500 lungo questa rotta. In tutto 181.459 persone nel 2016 hanno attraversato questa rotta, soprattutto nigeriani (37.554), eritrei (20.721) e guineani (13.550), 25.846 minori. Mediterraneo Orientale.
Nel corso del 2016 ha rappresentato la seconda rotta d’ingresso in Europa. I numeri nel 2016 sono drasticamente diminuiti a seguito dell’accordo tra l’Ue e la Turchia siglato a marzo. Sono 182.277 i migranti che nel 2016 hanno percorso questa via, la maggioranza dei quali l’hanno percorsa nei primi tre mesi dell’anno; prevalentemente siriani (84.585), afghani (43.120) e iracheni (27.978). Nel 2017, tra gennaio e giugno, gli ingressi irregolari sono stati solo 13.060, in maggioranza siriani (4.600), pakistani (1.478) e iracheni (516). Balcanica. È la via di terra che attraversa la Grecia verso altri Paesi dell’Unione europea, A seguito dell’accordo UE-Turchia, lungo questa rotta si è registrata una drastica riduzione, passando dai più di 700.000 attraversamenti irregolari del 2015 ai poco più di 130.261 nel corso del 2016; così, se i passaggi irregolari mensili rilevati nel mese di gennaio 2016 sono ancora intorno ai 60.000, nel mese di settembre ammontano a poco più di 2.000.
L’accoglienza nelle diocesi
Le diocesi coinvolte nell’accoglienza sono risultate 139 su un totale nazionale di 220 (63,2%) e hanno accolto oltre 23.300 richiedenti asilo/titolari di una forma di protezione.
Su tutte prevale l’accoglienza nei Cas (60,7%), seguita dallo Sprar (16,4%), ma accanto a queste vanno segnalate le accoglienze nelle parrocchie e nelle strutture ecclesiali (appartamenti, canoniche, ovvero altri locali messi a disposizione da congregazioni, da istituti della diocesi) che unitamente considerate raggiungono la quota dello Sprar.
Le regioni più coinvolte sono: la Lombardia (con oltre 5.500 accoglienze), il Triveneto (circa 2.700), la Sicilia (2.000). A livello diocesano, le realtà più coinvolte sono Bergamo (con circa 2.200 accoglienze, pari a circa il 10% del totale nazionale), seguita da Milano (oltre 1.600, pari al 7%), segue la diocesi di Teggiano – Policastro (SA), con quasi 1.000 persone (il 4%), e subito dopo Firenze e Cremona (entrambe fra le 550 e le 580 persone).
Dal monitoraggio si rileva inoltre che le strutture complessivamente messe a disposizione dalle diocesi per l’accoglienza sono state 1.755, con una media nazionale di 13 persone accolte a struttura (da intendere riferita al complesso delle modalità di accoglienza sopra riportate, compresa l’ospitalità nelle famiglie).
Roma, 8 Novembre 2017