La Metafora della Finestra Rotta. Ovvero la tolleranza delle piccole illegalità.

25 Febbraio 2025
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Pagina tratta dal libro di Federico Rampini Grazie Occidente.

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Chi frequenta l’America da una vita, come me, ricorda i decenni virtuosi che videro un forte calo della criminalità e un miglioramento della sicurezza a tutti i livelli. A New York c’è chi tende a darne il merito a Rudolph Giuliani, che dopo essere stato un efficace procuratore antimafia (amico e alleato di Falcone e Borsellino per le indagini internazionali su Cosa Nostra) fu il sindaco sceriffo della Grande Mela dal 1994 al 2001, promotore di una politica della tolleranza zero.

La metafora della finestra rotta era questa: se in un caseggiato popolare una finestra rimane frantumata a lungo, prima o poi tutte le altre finestre saranno rotte. L’0incuria attira incuria, il degrado suscita emuli, lo stato di abbandono è una calamita verso comportamenti devianti. Quelle piccole illegalità che sono vagabondaggio, accattonaggio aggressivo, urinare in pubblico, insozzare con graffiti, usare i trasporti pubblici senza pagare il biglietto, commettere furtarelli, se vengono tollerate e rimangono impunite fanno metastasi, diffondono la sensazione che lo Stato sia assente, incoraggiano a spostare sempre più in là la soglia della trasgressione. Dalla dottrina della finestra rotta a quella della tolleranza zero il passaggio era logico: non bisogna chiudere un occhio sui cosiddetti “reati minori”, perché spesso sono il tirocinio e il rito iniziatico attraverso cui i delinquenti si addestrano a commetterne di più gravi. Il passeggero abusivo che scavalca il tornello e viaggia senza pagare il biglietto ha più probabilità di essere lo stesso che commetterà uno scippo sul vagone della metropolitana.
Poi è arrivata l’ultrasinistra trasportata dall’antirazzismo fanatico di Black Lives Matters e finanziata da magnati progressisti come George Soros.

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