La vittoria in Turingia e Sassonia dell’estrema destra e dell’estrema sinistra preoccupa l’Europa

9 Settembre 2024
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Di Angela Casilli

Angela Casilli

La vittoria di Alternative fur Deutschland (AFD) e di Bundinis Sahra Wagenknecht (BSW) dal nome della fondatrice, in Turingia e Sassonia, seppur prevista ma ugualmente scioccante, è per la Germania un vero e proprio terremoto politico, che rende sempre più precaria la permanenza di Scholz al Cancellierato.

Non era mai accaduto, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, che la destra estrema e la sinistra sovranista, in questo caso convergenti politicamente, riportassero una vittoria così schiacciante, proprio nei due Lander più importanti dell’ex DDR, che sono la Sassonia e la Turingia.

Quanto accaduto rende l’attesa per i risultati nel Land del Brandeburgo, dove si vota il 22 settembre, a dir poco spasmodica perché si deciderà se Scholz resterà al governo del Paese o sarà costretto, “obtorto collo” a dare le dimissioni.

La politica estera ha giocato un ruolo importante in queste elezioni, perché quasi uno su due degli elettori della Turingia e della Sassonia, ex DDR, ha votato per due partiti populisti, AFD e BSW, quest’ultimo molto vicino a 5 Stelle, che intrattengono solidi rapporti con la Russia, ne condividono la politica antioccidentale e sono contrari ad ogni sostegno europeo o americano all’Ucraina.

Possiamo dire che la destra estremista e la sinistra sovranista si sono scoperte convergenti nelle affinità elettorali con Putin e nel rifiuto di sostenere Kiev e, nonostante siano trascorsi ben 35 anni dalla caduta del muro di Berlino, un profondo antiamericanismo e uno slancio filorusso sono molto diffusi nei Lander dove si è votato.

L’atteggiamento pacifista e filorusso, nella ex Germania Est, è il retaggio della Sed, il partito comunista della DDR, che sulla retorica della pace antimperialista, oltre al silenzio colpevole sui crimini nazisti, ha costruito il racconto della sua dittatura.

L’ondata estremista vincitrice in Turingia e Sassonia, non mancherà di condizionare anche da noi gli equilibri già precari del governo. La soddisfazione della Lega per l’affermazione di AFD, come già scritto, apertamente filorusso e nostalgico del nazismo, non riflette solo la sconfitta dei socialdemocratici ad opera di estremismi di destra e di sinistra, certifica, questo è chiaro, la crisi di una coalizione europeista e atlantista.

Dunque potrebbe aumentare la pressione di Salvini sulla Premier perché sia meno solidale con l’Ucraina invasa dalla Russia. Finora da Fratelli d’Italia sono arrivate rassicurazioni importanti, che nulla sarebbe cambiato rispetto alla Nato e all’UE, ma il fatto che si sia sentito il bisogno di riaffermarlo è indicativo di un quadro politico tutt’altro che rassicurante.

Il “no” della Meloni e dei suoi Conservatori al reincarico a Von der Leyen al vertice della Commissione europea ha solo prodotto diffidenza e malumori e Salvini, con i suoi “Patrioti europei”, ha colto l’occasione per dimostrare che uno spostamento verso la destra anti UE è un epilogo obbligato.

Nell’atteggiamento dei due gruppi estremisti che hanno vinto in Turingia e Sassonia, si percepisce una doppia scommessa: la prima è che la vittoria dello Zar è più vicina, ed è opportuno per questa ragione sottolineare i distinguo rispetto alla Nato per non rimanere spiazzati, la seconda è che la “pace russa” diventerà concreta, reale, se Trump vincerà le Presidenziali in America. E’ difficile distinguere tra opportunismo e simpatie filo Putin, ma la politica si presenta spesso come un rebus difficile da risolvere.

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