Guru ignorante, ma dalla lunga mano

29 Settembre 2024
By

di Carlo Di Stanislao

Dice Gesù: molti verranno a mio nome, non vi lasciate sedurre”

Vangelo secondo Matteo

Chi non conosce la misura tema la vita”

Demostene

Diffidate di chi puzza di perfezione, poiché la vita è difetto e dolore”

Anna Magnani

All’incirca un anno fa, domenica 1° ottobre 2023, cinquemila persone si sono ritrovate all’Allainz Cloud Arena di Milano, non per assistere a un incontro sportivo o ascoltare una band musicale. A fare il sold out è stato Sadhguru, punto di riferimento contemporaneo per la meditazione mistica. Il “Guru ignorante“, questo è il significato letterale del suo nome, è molto noto sui social ed è considerato uno dei più popolari guru indiani contemporanei, noto soprattutto in occidente. Divi di Hollywood come Will Smith e Matthew McCouneghey sono tra i suoi seguaci.

L’evento non era gratuito. Per poter ascoltare il guru, e meditare insieme a lui, era necessario pagare un biglietto che andava da qualche decina di euro per i posti più lontani a 900 euro per quelli in prima fila, dove si era a un passo dal maestro. Nel corso della giornata Sadhguru ha tenuto un lungo discorso guidando una meditazione di gruppo che ha coinvolto i cinquemila estatici presenti. Il maestro ha anche risposto alle domande del pubblico, firmato autografi e fatto foto sempre nella posa caratteristica a mani giunte. A parte continui incontri e seminari soprattutto negli Stati Uniti, il  guru ha tenuto discorsi in diversi forum mondiali, nelle sedi delle Nazioni Unite, dell’Unesco, della Banca Mondiale ma anche di Google e Microsoft. Ha cambiato qualcosa negli enti o nei singoli? Assolutamente no, ma di certo ha cambiato il suo conto in banca.

Ricordo che sono tantissimi, uomini dello spettacolo e del business mondiale, che nel corso della loro vita, travolti da valanghe di dollari, non hanno retto quel peso e sono corsi in India. Pure i Beatles, a suo tempo, se ne sono andati là in cerca del Nirvana (non ridete, e soprattutto non associate quella loro ricerca con i tanti ‘condimenti’ che i nostri utilizzarono per raggiungere lo stato di grazia). Finito l’effetto, tutti tornano però a casa e quasi tutti tornano a pensare alla grana di prima e a recuperare quello che magari la gita “atarassica” gli aveva fatto perdere. Comunque vale sempre la pena imparare qualcosa da questi signori che, beati loro, te lo dicono in faccia che non fanno niente e tu li paghi. Dei veri geni. 

Prendiamo quello che il nostro guru ha dichiarato alla magnifica Chiara Maffioletti del Corriere della Sera: “… perché tanti mi amano? Perché io amo loro. Mi stanno solo ricambiando… Essere davanti  a una folla per me è lo stesso che guardarmi da solo allo specchio, in bagno“. E ha continuato con la posa ieratica dell’illiminato con sguardo dolce e barba bianca: “La gente ha bisogno di risposte… ‘perché nessuno tratta gli esseri umani da esseri umani. La parte più importante del mio lavoro è ricordare che è la cosa che più conta”. Per il nostro guru la soluzione a tutti i nostri problemi è dentro di noi, è scelta individuale se condurre la propria vita con gioia…non c’è una regola, ma se tutti ne fossimo consci vorremmo vivere con gioia’.

Da premio Nobel! Con tutti i problemi che abbiamo in Italia, magari ci potrebbe aiutare a trovare una soluzione, sperando in un cachet alla nostra portata. Tulasi Srinivas, docente di antropologia e religioni all’Emerson College, ha definito Sadhguru «un guru neoliberale per tempi neoliberali», spiegando che con il suo impianto filosofico è riuscito di fatto a superare la contrapposizione tra ascetismo e materialismo. Potere della dialettica per giustificare la spiritualità venduta a peso d’oro.

Il sembiante di Sadhguru è quello classico: una bella barba bianca con baffi arricciati, turbante, e abiti variopinti in base alle occasioni. A parte la barba bianca, l’età è indefinibile e denota una certa agilità fisica, di cui dà saggio in alcuni video in cui si cimenta in danze tradizionali. Con un’espressione sorridente e un tono vivace dispensa riflessioni molto semplici ed efficaci, di carattere esistenziale ed esperienziale, che rimangono facilmente impresse perché fanno riferimento a quanto accade a tutti ogni giorno, dalla fame alla paura passando per l’alitosi.

Non mancano, per carità, scivoloni, come quando ammonisce a non mangiare melanzane o a non vestire di nero (pure, la sua analisi della natura fisica dei colori è semplice e accattivante). In ciò che  dice si può trovare di solito ben poco da contestare, come non lo si troverebbe in chi ci parlasse degli effetti salutari dell’aria marina o dell’importanza di andare a letto presto. Lungi da lui discorsi veementi e fanatici come quelli che fanno tanti suoi correligionari assetati di sangue islamico o cristiano; no no, per carità: Sadhguru deve poter andare bene a tutti, e ne fa un vanto di non avere mai studiato i testi sacri dell’Induismo – da qui il suo nome di “guru ignorante”, che riempie stadi e auditorium di persone pronte ad ascoltarlo.

Sadhguru, prima collezionista e venditore di motociclette e ora di saggezza quotidiana, attrae tanta gente perché, pur essendo completamente integrato nella concezione religiosa induista, assai di rado, e solo quasi di sfuggita, pone in questi video temi religiosi, preferendo argomenti come la contestazione del proprio io ideale, l’analisi lucida dei propri bisogni, l’accettazione del vuoto senza compromessi con i riempitivi, ecc. Proprio questa è la sua forza: il messaggio di Sadhguru è estremamente vendibile, perché avvicina le persone all’idea di una dimensione interiore, senza mai portarcele effettivamente, così da non costringerle a scegliere. E questo è un guaio credetemi, una vera iattura. 

Al di là di una sapienziale diffidenza verso un simile modello, che in ultima analisi lascia l’uomo in balia di se stesso senza poterlo salvare, bisognerebbe lavorare sull’accettazione di una  “kenosi”  che riguardi l’uomo della strada e le sue inquietudini, certi che sotto l’azione dello Spirito, e con tanta pazienza, potremo far fiorire, con l’aiuto di Dio, tutto questo in una solida adesione alla vera fede, che non vuole costosi biglietti, ma solo una  aperta e libera riflessione. 

Nell’arte dello Waka, l’antica poesia giapponese, è riassunta la fragilità della carta e la ferocia della spada. Alambicco lirico, la poesia di 31 sillabe, impilata in cinque versi, al contempo apodittica e apocalittica, era praticata dai samurai, per affinare l’estro, e dai monaci, per rasentare l’illuminazione. Ne hanno scritto dame martoriate da amori ignobili e imperatori in esilio, immalinconiti nel valutare la vanità del potere. In pochi tratti, sorge un paesaggio, è stipulata una vendetta, si spalanca l’abisso dell’io. Quelle liriche insegnano all’uomo il vero vivere più di tanti scontati e costosi sermoni.

Come anche  insegnano i versi di Omero o le frasi di Epicuro. Ma siamo malati da sempre di esotismo.

Roberto Vecchioni, professore e cantante ottuogenario pieno di rimorsi verso la figlia e di speranze verso i giovani, di certo era in prima fila ad applaudire Sadhguru, come anche, ne sono certo, le tre transfughe di Azione Giusy Versace, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini. Il primo certo per il piglio morale del guru, le tre Vip già transfughe da Forza Italia, perché condividono che la vita è cambiamento. Come nel classico di Agatha Christie, “Dieci piccoli indiani”, spariscono con il passare delle ore gli esponenti di spicco di Azione, con Carlo Calenda nel ruolo di un investigatore più che alla Poirot alla Clouseau, che si trova  a investigare sui motivi di un abbandono tanto clamoroso e numeroso. Lui di certo Sadhguru non lo conosce e non lo ha seguito, altrimenti.perché non abbracciare di nuovo Renzi e dire si al campo largo? 

Quanto all’autore di Samarcanda nella trasmissione di Massimo Gramellini, In Altre Parole, aveva ironizzato, con l’aria di indignato speciale, sull’affaire Boccia-Sangiuliano sciorinando una osservazione tutt’altro che elegante. “Lei ha sempre la bocca aperta” e “sembra una protagonista della commedia satirica  greca”. Strali velenosi anche per Sangiuliano che “sembra un protagonista dell’atellana latina, del Pappus, l’attempato che viene sempre preso in giro”. Tanta dotta reminiscenza scolastica per l’ottuagenario ex insegnante Vecchioni non va di pari passo con la memoria. Vecchioni ha dimenticato infatti di avere frequentato anche lui (almeno per il tempo di un selfie) la stessa Boccia. Ma il guru ignorante non insegna forse che  tutti sono frequentabili e che i momenti cambiano come le espressioni? 

Trenta anni fa scompariva Karl Popper, il filosofo che ragionò a fondo sui rischi di ogni utopia politica e volle mantenere «la rotta della ragione in mezzo alle tempeste dei “profeti”». Il primo volume della sua opera Società aperta: Platone totalitario (il secondo ha per titolo Hegel e Marx Falsi profeti), dimostra come Popper si accostasse al filosofo ateniese per contrastare le teorie che, in forme diverse, furono manipolate dalla propaganda. In quel libro si diceva di stare attenti a coloro che si professano profeti. Non abbiamo ascoltato neanche lui, Popper, dopo 1600 anni dal Nazzareno.

Tags: ,

Comments are closed.

Dieci anni

Archivio