Il Coltellino Galeotto

21 Agosto 2024
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Le modifiche apportate alla Legge 110/1975, che disciplina il controllo sulle armi, rischia di mettere nei guai chiunque sia trovato fuori casa con un coltellino svizzero.

di Alessandro Caponeri, esperto in materia d’armi

Articolo tratto dalla rivista trimestrale Fiamme Oro dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato

Anno LI n. 2 maggio – agosto 2024

Il Decreto Legge n. 123 del settembre 2023 – Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale, ha modificato l’art. 4 della Legge n. 110/1975 aumentandone notevolmente le pene e introducendo, con l’art. 4 bis, il nuovo delitto di porto di un ‘arma per cui non viene rilasciata licenza.

L’AUMENTO DELLE PENE

Per quanto attiene all’art. 4, rispetto al passato, la pena è praticamente raddoppiata, passando da 6 mesi a 1 anno di minima, e da 2 a 3 anni di massima. Il reato rimane contravvenzionabile e non è previsto l ‘arresto.

Ma, aldilà della sproporzione tra la pena e il reato, il legislatore, nell’aumentarla, non si è accorto, come spesso accade, che chi porta una pistola o un fucile senza licenza rischia la reclusione da 1 anno e 4 mesi a 6 anni e 8 mesi. Ma con le attenuanti per il fatto lieve (ad esempio: la licenza appena scaduta) che consentono di ridurre la pena base fino a due terzi, e cioè a 5 mesi e 10 giorni, di fatto si rischia di meno portando in giro una pistola piuttosto che un coltellino. Ovviamente, nel caso si giri con una pistola non denunciata si aggiungerebbe la pena per l’omessa denuncia, ma comunque la sproporzione resta evidente.

IL NUOVO REATO

Ma il vero problema è l’introduzione del nuovo reato di cui all ‘art. 4 bis, ossia il porto di un’arma per cui non viene rilasciata licenza.

Le armi per cui non viene rilasciata licenza sono essenzialmente le armi bianche: pugnale o pugnaletto, katana, nunchaku, sciabola da samurai, baionetta, coltello a serramanico e a scatto, coltello a punta con lama a due tagli, coltello con lama assimilabile a pugnale. Pertanto, il porto di un coltello svizzero in tasca o in auto è passato da reato contravvenzionabile a delitto, punito con l’arresto da 1 a 3 anni e con l’ammenda da 25 a 100 euro! L’arresto è facoltativo. È di tutta evidenza che metà dei cittadini rischia l’arresto quotidianamente: chi non ha un coltellino in auto, sul trattore o sul camper? O magari ci si è scordati nel portabagagli una roncola dopo essere andato al fosso a fare canne per l’orto? O si è dimenticato di scaricare dall’auto il coltello da sub dopo n’immersione?

Chiaramente si può sempre cercare di dimostrare il giustificato motivo, ma l’agente di pattuglia sarebbe disposto a crederci? Più facile che ci denunci e rimandi la decisione al giudice. Purtroppo le pene non distinguono fra chi porta un coltello per uccidere e chi sta solo andando a fare un pic-nic, tra l’ultrà che va allo stadio per accoltellare o un boy scout in gita.

Come sempre, in caso di stretta dei diritti, chi ci rimette sono sempre le brave persone, che non fanno nulla di male, mentre i delinquenti continuano comunque a girare armati a piede libero.

Soprattutto, ci si continua ad accanire su ogni tipo di arma, senza capire che le armi non uccidono, sono sempre e solo gli uomini a farlo. Senza poi considerare che i mezzi e gli strumenti per uccidere sono centinaia, tutti presenti nella nostra vita quotidiana: dalla benzina ai coltelli da cucina, dal bastone della nonna al martello, dall’acido muriatico al piccone, per finire alle nostre stesse mani. Si continua a punire le cose anziché i comportamenti.

Giusto arrestare il tifoso che si reca allo stadio con il coltello in tasca o chi si aggira in metropolitana con il macete nello zaino, ma non si possono mettere sullo stesso piano dell’elettricista che ha il coltellino multiuso nel taschino del gilet.

Quindi, a scanso di equivoci, suggerisco di evitare di tenere in auto il coltellino svizzero, tantomeno in tasca o agganciato al portachiavi, potremmo incontrare il tutore dell’ordine motivato a fare carriera che non ce lo perdonerebbe.

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