Storie di uomini e rivolte sociali che hanno colpito l’Italia negli anni Venti
Del Commissario Giulio Quintavalli, Ispettore Fabio Ruffini, Assistente capo coordinatore Luca Macrone e del Socio ANPS Massimo Gay
Articolo tratto dalla rivista Fiamme d’Oro – Rivista ufficiale dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato – Anno XLIXn 3 settembre dicembre 2022
Il turbolento periodo compreso tra il 1919 e il 1921, conosciuto con il nome di “Biennio rosso”, è caratterizzato dalla coesistenza dell’azione armata e politica da parte di partiti e gruppi politici, e da una serie di lotte operaie e contadine sfociate in violente proteste e occupazione di terreni e fabbriche.
Il Biennio rosso ha provocato la reazione squadrista, animata nel sentimento della “vittoria mutilata”, che trova il suo punto nodale nella Marcia su Roma (28 ottobre1922). Le violenze e le spinte insurrezionali assumono talvolta i caratteri di una guerra civile localizzata, contrastata dalla forza pubblica chiamata a uno straordinario impegno per il quale ha versato un alto contributo di sangue. Un contesto politico-sociale segnato dalle elezioni politiche del 1921 (dove il Partito Sociali sta conseguiva il 24,7%, il Partito Popolare Italiano e il Blocco Nazionale di Giolitti, intorno al 20%) che genererà una forte instabilità di governo e, più in generale, criticità nelle istituzioni liberali.
Questo e la violenza di pazza hanno spinto il Re ad affidare al deputato dei Fasci italiani di combatti mento Benito Mussolini l’incarico di formare un nuovo governo di coalizione, stabile e affidabile.
LA RIFORMA NITTI
Il governo Nitti, temendo che la violenza politica minasse la tenuta delle istituzioni e il pacifico svolgimento delle imminenti elezioni-le prime del dopoguerra- ristruttura radicalmente la Pubblica Sicurezza.
Con R.D.14agosto1919, n.1442, il Corpo delle Guardie di città passa le funzioni investigative al Corpo degli agenti di investigazione – voluto per il «servizio della prevenzione e della repressione dei reati e per la ricerca dei delinquenti – e con successivo provvedimento lo stesso e sostituito dal «Corpo della Regia guardia per la P.S. [che] esercita funzioni esecutive e di polizia giudiziaria e amministrativa, esclusa la funzione investigativa» (R. D. 2 ottobre1919 n.1790).
Con la riforma Nitti, l’organizzazione della Pubblica Sicurezza viene strutturata su tre articolazioni: funzionari, agenti investigativi e regie guardie che, schierate con altri Armi e Corpi nei servizi di P.S. a contenimento della politica armata, subiscono molte perdite tra i propri uomini.
UNA DOVEROSA PRECISAZIONE
I Caduti della Polizia non sempre hanno avuto il conforto del ricordo istituzionale che meritavano. Va osservato che gli altri Corpi armati dello Stato già da tempo stavano proponendo all’elaborazione pubblica del lutto i propri caduti, rafforzata dal mito della storia risorgimentale e della Grande Guerra. Vittime del dovere e luminose testimonianze perla Patria che i corpi di appartenenza li assurgono nel Pantheon della memoria collettiva.
Diverso e ben più mesto commiato era riservato ai Caduti della Polizia. Infatti, il prematuro scioglimento del Corpo degli agenti investigativi e della Regia Guardia, avvenuto nel dicembre 1922, non ha dato il tempo necessario per consegnare l’alto esempio di quei poliziotti e luminose testimonianze perla Patria che i corpi di appartenenza li assurgono nel Pantheon della memoria collettiva.
Diverso e ben più mesto commiato era riservato ai Caduti della Polizia. Infatti, il prematuro scioglimento del Corpo degli agenti investigativi e della Regia Guardia, avvenuto nel dicembre 1922, non ha dato il tempo necessario per consegnare l’alto esempio di quei poliziotti.
ONOREALSACRIFICIO
Queste righe, danno corso all’attività avviata da tempo dagli Autori, tratteggiano alcuni episodi di violenza politica nel Biennio rosso in cui sono caduti funzionari e agenti di polizia, il cui sacrificio lungamente dimenticato è, da qualche anno, lumeggiato nel Sacrario della Polizia di Stato.
La violenta azione politica extraparlamentare ha colpito con particolare vigore gli agenti investigativi, incaricati del servizio politico e informativo, considerati dalle frange violente spie del governo, prive di onore e coraggio per la loro dissimulata azione d’informazione, spesso sostenuta da prezzolati confidenti e da gole profonde animate da ambizione, denaro e vendette. Onore e coraggio, talvolta riconosciuto dall’estremismo alle Regie Guardie, che comunque onoravano l’uniforme, spesso appuntata con le decorazioni faticosamente meritate sul fronte della guerra conferite dal Regio Esercito da cui in gran parte quegli uomini provenivano.
ILNUMERODEICADUTI
Il diffuso disagio sociale ideologizzato che stava animando larghi strati della popolazione, sfocia in confronti verbali accesissimi e radicalizzati che incitano la violenza praticata. Sulle piazze italiane perdono la vita in servizio 23 uomini del Corpo degli Agenti investigativi, su un organico di 8mila uomini; 5 funzionari P.S. su di un organico di circa1.500 uomini e 45 Regie Guardie su una forza complessiva di oltre 40mila. Un alto contributo di sangue, determinato non solo dalla violenza politica, spesso onorato da decorazioni alla memoria, le cui motivazioni di concessione nel ricordare il tragico evento offrono agli scriventi la possibilità di leggere la Storia ricostruendo quegli episodi dal punto divista del caduto.
DA TORINO A PALERMO, UNA TRISTE STORIA DI CADUTI
È il caso del Commissario P.S. (con incarico prefettizio) Francesco Piccioli a Raiano (AQ) assassinato il 18 aprile 1920, Medaglia d’argento alla memoria con la seguente motivazione: «Con ammirevole e sereno sprezzo del pericolo e con alto sentimento del dovere affrontò insieme a pochi militi dei Reali Carabinieri una folla ubriaca e selvaggia che voleva invadere il Municipio opponendosi vivamente, ma sopraffatto e ferito a morte ebbe ancora la forza di ordinare il fuoco prima di spirare, affmché i militari non fossero sopraffatti e la casa comunale invasa».
L’agente investigativo Achille Petroccelli cadeva a Nardò (Lecce) la mattina del 9 aprile 1920. «I contadini pugliesi, esasperati dalla disoccupazione e dalla persistente siccità che minava il raccolto, varie volte, nel corso dell’anno, avevano attuato occupazioni di terre […] circondarono la caserma dei carabinieri, li disarmarono, isolarono il paese tagliando fili telegrafici […] fecero saltare il ponte principale per impedire l’arrivo di truppe […] forzarono i magazzini del municipio ed eressero barrica te […] dopo furiosi scontri, restarono a terra esanimi tre contadini e un agente di PS, più moltissimi feriti, da entrambe le parti», secondo la ricostruzione di Fabbri (Leoriginidellaguerracivile).
La Regia Guardia a cavallo Umberto Basciani, il successivo 28 aprile a Roma, durante un comizio socialista contro il governo per la decisione di non osteggiare il Giappone, da poco in guerra con tro la Russia, era assalito e disarcionato. Sicurezza pubblica evidenzia la freddezza del militare, che avrebbe potuto difendersi con l’arma sperando nella desistenza dell’aggressore, il quale proditoriamente gli fendeva una pugnalata letale.
Il 1maggio del 1920, il centro di Torino era scosso da un imponente corteo dal quale alcuni elementi anarchici, celati tra la folla, lanciavano ordigni ed esplodevano colpi d’arma da fuoco sugli auto carri delle Regie Guardie, provocando la morte dell’agente investigativo Umberto Panetta.
Palermo25maggio 1920, ancora odio e violenza sugli uomini del la Polizia. L’Agente investigativo Matteo Bicchieri viene assassinato da terroristi sfilatisi da un corteo di operai socialisti: «Il povero agente si recava con un altro collega alle carceri per rilevare un detenuto e strada facendo veniva assalito e ucciso a colpi di pietre e di bastone e infime fmito con un colpo della propria rivoltella, della quale s’impossessavano i delinquenti politici. Scene orribili, selvagge».
LE PROTESTE DI ANCONA
L’agente investigativo Luigi Cristallini della Squadra politica della Questura di Ancona era conosciuto e detestato dagli anarchici e socialisti del capoluogo, attori della Rivolta dei Bersaglieri .Scossi per l’imminente e improvviso ordine di partenza per l’Albania, dove le truppe italiane erano impegnate contro l’esercito albanese, la notte tra il 25 e il26 giugno alcuni militari della Caserma Villarey, in accordo con le componenti anarco-socialiste cittadine, irrompono nell’armeria della stessa prendendone il comando. Il programma dei rivoltosi (quasi un copione per i successivi episodi, anche se con esiti meno drammatici) si sviluppa nello sciopero generale, nell’assalto ai presidi militari e delle Forze di polizia con interruzioni delle comunicazioni e delle reti ferrroviaarie, nella cattura di armi e munizioni per difendere le barricate edificate nei punti nodali della città.
Ad Ancona, i poliziotti e i carabinieri rimasti isolati o riconosciuti dagli insorti, come l’agente Cri stallini, vengono malmenati. Nella rivolta cadono la Regia guardia Sante Fargioni, il commissario Pierantonio D’Aria , il tenente Umberto Rolli (Medaglia d’argento al Valor Militare).
La protesta raggiunge le Romagne; il 26giugno a Cesena l’agente investigativo Gennaro Gigli stramazza al suolo pugnalato al cuore da un anarchico che stava accompagnando al Commissaria to PS per «opera pacificatrice»; il29 giugno alcune Regie guardie ad Ancona vengono raggiunte da colpi di fucileria provenienti dai tetti degli edifici che uccidono Masotto Eugenio.
IL COMMISSARIO CA NGIANO
Il commissario Giuseppe Cangiano della Questura di Firenze il 29 agosto successivo viene assassinato a colpi di pistola durante un servizio di piazza. Se Sicurezza pubblica stranamente tace sull’accaduto-presumibilmente per le resistenze incontrate al Ministero dell’Interno di raccogliere elementi sul fatto – l’autorevole rivista Il Magistrato dell’ordine nel 1924, in un clima ben diverso di normalizzazione politica, così ricorda il Funziona rio: «In quella che svolgeva con coraggio e con fede, opera di pace, contrapponendosi a violenza di disordini, ferito a morte da colpi di rivoltella, cadeva quasi esamine e, negli spasimi dell’agonia, altra mano vigliacca infieriva contro di lui; onde cessò immantinenti di vivere».
In quel pomeriggio domenicale di agosto in piazza Vittorio Emanuele regna calma e serenità: i tavolini dei bar sono affollatissimi e le famiglie passeggiano in cerca di un po’ di ombra. Nella vicina piazza Santa Maria Novella si è appena tenuto un comizio dei socialisti, dal quale si stacca un numeroso gruppo di esagitati allo scopo di portarsi in corteo verso le vie cittadine senza l’autorizzazione dell’Autorità di P.S.. Il Commis sario va loro incontro all’ingresso di Piazza Vittorio Emanuele, invitandoli a disperdersi senza incidenti: «È meglio che ve ne andiate altrimenti mi costringerete ad adoperare la forza».
I dimostranti fischiano e gridano, tentando di accedere alla Piazza, ma Cangiano insiste: «Insomma andatevene e basta». Appena girate le spalle, viene colpito da una bastonata alla testa; si volta verso l’aggressore e, contemporaneamente, un giovanotto fa partire un colpo di rivoltella a bruciapelo che lo fa stramazzare a terra, mentre un secondo individuo lo colpisce nuovamente. Altri spari causano la morte di due persone e il ferimento di altre cinque, tra cui un carabiniere. Mentre altre Regie guardie accorrono in piazza, da una finestra di un vicino stabile partono numerosi altri colpi; la successiva perquisizione della Regia guardia innesca le proteste della Confederazione Generale del Lavoro, apertamente ostile al go verno e alla forza pubblica.
La magistratura apre un’indagine senza stabilire precise responsabilità: Polizia e Carabinieri subiscono l’accusa della CGL di aver provocato i rivoltosi e il deputato repubblicano Gino Meschiari chiede la perizia delle rivoltelle dei militari presenti agli scontri, ma gli accertamenti ne escludevano l’utilizzo. Diversa è la ricostruzione di Fabbri, per il quale Cangiano avrebbe mantenuto un atteggiamento affatto conciliato rio non indossando né la prescritta sciarpa tricolore né intimando tre squilli di tromba.
Nel 1924, il Commissario Cangiano è stato insignito di Medaglia d’argento al Valor Civile alla me moria; la motivazione della decorazione non coinciderebbe con alcune ricostruzioni della stampa dell’epoca.
PERAPPROFONDIRE
È ancora tristemente lungo l’elenco dei poliziotti caduti in quei terribili anni della storia d’Italia. Per ovvie ragioni di spazio, riportiamo di seguito solo i loro nomi e alcuni brevi cenni sulla scomparsa. Per ogni approfondimento, il lettore troverà qui sotto una esaustiva bibliografia di riferimento.
Il sottoispettore investigativo Giuseppe la Volpe della Questura di Bologna è stato assassinato il 14 ottobre 1920, in uno scontro con manifestanti e anarchici nei pressi delle carceri di San Giovanni a Monte.
In analoghe circostanze moriva il brigadiere della Regia Guardia Salvatore Colamasi (Medaglia d’argento al Valor Militare).
A Milano, il 26 novembre1920, viene ucciso l’agente Fidenzio Manni, impegnato con alcune regie guardie in servizio di vigilanza.
L’agente Antonio Dejana, la notte del 28 novembre 1920 a Bavari (Genova), viene erroneamente scambiato da un appuntato dell’Arma per un malvivente e freddato con un colpo di rivoltella.
Il 14dicembre1920, l’agente An tonino Ricchiazzi e l’appuntato Regia guardia Francesco Salvi vengono assassinati nell’ingresso della Questura di Torino con un colpo di rivoltella esploso da un giovane.
Anche l’agente Umberto Iannale è stato raggiunto da un colpo di pistola, il 17 dicembre dello stesso anno, mentre perquisiva un sospetto.
Il cadavere dell’agente Enrico Cecconelli è stato ritrovato il17maggio 1921 nei pressi di Orvieto con una ferita a bruciapelo prodotta da un colpo di fucile caricato a chiodi.
Lo stesso giorno del rinvenimento di Cecconelli, spira a la Spezia l’agente Carlo Roccheri per un linciaggio avvenuto il giorno antecedente (il Magistrato dell’Ordine riferisce di un conflitto a fuoco con scioperanti).
L’agente Cesare Carlini, il10luglio1921, muore per un colpo d’arma da fuoco durante una manifestazione per le vie della capitale.
Il18 ottobre dello stesso anno, l’agente Romeo Pecorari viene ucciso a colpi di revolver in un vicolo buio di Macerata, vittima di un agguato da parte di ignoti.
La sera del1’8 agosto1922, a Lucca, il sottoispettore Antonio Cucchiara viene assassinato durante un servizio di polizia giudiziaria. Tra gli assassini, un ex tenente dei bersaglieri iscritto alla Sezione Socialista di Castelnuovo e alla Camera del Lavoro di Massa Carrara.
Bibliografia
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Ruggero GIACOMINI, La rivolta dei bersaglieri e le Giornate Rosse. I motidiAnconadell’estate1920 e l’indipendenza dell’Albania.
Ancona: Quaderni del Consigli o Regionale delle Marche, Centro culturale “La città futura; 201O
Luca MADRIGANI, La Guardia Regia – La polizia italiana nell’avvento del fascismo1919-1922. Milano, Ed. UNICOPLI, 2014
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Giulio QUINTAVALLI, Sicilia, Grande Guerra: dalla Legge del bottone alla caccia ai disertori, in: Stato Maggiore dell’Esercito.Ufficio Storico, Bollettino 2019-2020
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Fiamme d’Oro – Rivista dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato ANPS
Daniele TINTI, Sergio TINTI, Il Commissario Giuseppe Cangiano. Una Vittima del Dovere. ANPS Firenze (www.anpsfirenze.it) Gazzetta di Torino
Magistrato dell’Ordine, rivista mensile di polizia giudiziaria, amministrativa e sociale. Napoli: S.I.E.M.,1924-39
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La tutela pubblica. Roma: Officine poligrafiche editrici,1909-25