di Giuseppe Arnò *
«De gustibus non est disputandum» ovvero sui gusti non si deve discutere. La locuzione latina ci dice che ognuno ha diritto di esprimere i propri gusti anche se contrastanti con quelli degli altri. In parole povere, la sensibilità è strettamente personale e non c’è nulla da aggiungere. Da ciò si deduce che su ogni altra cosa si possa disputare? Probabilmente sì, ma qui subentra un altro adagio latino che recita: «Est modus in rebus» (esiste una misura nelle cose). Ed è appunto per la mancanza di misura che dalla disputa si trascende in alterchi, in litigi e non solo.
Litigare fa bene alla coppia, alla salute. È quanto sostengono gli «addetti ai lavori» delle relazioni, ma – ammesso che sia così; non per nulla la sociologia è una scienza sorprendente – sull’argomento sorge spontanea qualche domanda: perché si litiga; l’uomo è aggressivo per natura?
Le stesse domande se le poneva già Machiavelli nel 1513, mentre scriveva Il Principe e dalle risultanze di uno studio pubblicato nel 2016 da un gruppo di scienziati spagnoli sembra che la violenza dell’essere umano sia proprio della sua indole naturale. D’altronde chi non conosce il detto «Homo homini lupus» (L’uomo è un lupo per l’altro uomo)? È il titolo dell’opera di Thomas Hobbes che già nel 17º secolo si rivolgeva domande sulla natura umana. In verità, secondo gli studiosi, l’uomo col passare dei secoli ha preso coscienza della propria aggressività e l’ha imbrigliata attraverso la ragione, anche se rimane latente in esso lo spirito di litigiosità, pronto a sprigionarsi alla prima occasione.
Oggigiorno purtroppo si litiga quasi su tutto e dappertutto! Spesso e volentieri non ci si rende conto del perché. Per un qualsiasi motivo sorge una disputa vuoi per ideologia vuoi per convinzione vuoi per polemica o bastiancontrarismo. Basta pensare che il semplice risultato di una partita di calcio crea discussioni, litigi e talvolta puranco tumulti. Certo che le motivazioni per sprigionare testosterone, adrenalina e cortisolo (gli ormoni che vanno a tutta birra quando si litiga) non mancano e se necessario si creano. Ecco a titolo esemplificativo alcuni personaggi dell’attualità per i quali si è sprigionato l’animus pugnandi del volgo nostrale: Greta Thunberg, Carola Rackete, Mimmo Lucano, Luca Palamara, Silvio Berlusconi e via dicendo. Ahinoi, parafrasando Plutarco, oggi potremmo dire: «Litigare necesse est, vivere non est necesse» (litigare è necessario, non lo è vivere)!
Orbene, date le premesse di cui anzi, il litigio appare come piatto principale nel menù di tutti i santi giorni sia in Italia sia altrove e di conseguenza oggi ci intratterremo sulla diatriba che riguarda le pianificazioni energetiche dal momento che oramai tendiamo al verde ecologicamente e, purtroppo, anche economicamente.
A tal proposito, nel leggere le notizie sul nucleare di certa stampa, in cui si diffondono dati, informazioni e pseudo conoscenze sull’argomento, ci viene in mente la filastrocca dei bambini «Alla fiera di mastro André», in cui ognuno se la canta e se la suona col proprio strumento. Orbene, fin qui transeat, siamo oramai abituati a questi tafferugli mediatici, ma è pur vero che non possiamo ignorarne le conseguenze. Le cattive informazioni fomentano la disinformazione e le discussioni sul nucleare, rafforzando così la perenne dicotomia tra politica e scienza. In altre parole, la notizia politicizzata tende a privilegiare l’aspetto politico rispetto ad altri e, ben che vada, distorce ciò che la scienza afferma. Ad esempio e tanto per rimanere in argomento, il «nucleare pulito» viene definito dagli antinuclearisti come una ‘balla’ ed è già lite tra certa politica e scienza! Purtroppo, però, mentre gli asini litigano per il nucleare o per quisquilie varie, i barili si sfasciano: costi energetici insostenibili, imprese chiuse, disoccupati a gogò, tariffe alle stelle, impoverimento di massa e compagnia bella. Si litiga per il piacere di litigare. E le soluzioni? Quelle … possono aspettare!
L’Europa per il nucleare pulito.
«Vengo d”o muorto e tu dice ch’è vivo». Così recita un noto detto napoletano ed esso cade a fagiolo a proposito del negativismo dei detrattori del nucleare allorché sostengono che il nucleare pulito sia una ‘balla’. A questo punto va fatta una precisazione: noi non siano né nuclearisti né antinuclearisti, siamo rispettosi della Carta dei doveri del giornalista e particolarmente dell’obbligo inderogabile del rispetto della verità sostanziale dei fatti.
Questi sono i fatti.
La potenza illimitata del sole a disposizione dell’uomo:
– «Energia, in Francia la prima centrale nucleare pulita e senza scorie che aiuterà a salvare il clima. Con 1,2 miliardi di tecnologia italiana». Il Fatto Quotidiano del 19.11.21.
– «Bezos investe sulla fusione nucleare: impianto di prova in Gran Bretagna …». Il Sole 24 Ore 21.06.21.
– «Nucleare pulito, Eni inaugura l’era della fusione a confinamento magnetico …». Il Sole 24 Ore 8.09.21.
– «Fusione nucleare, Il reattore cinese EAST raggiunge un nuovo record di durata … la reazione a fusione nucleare sembra oggi ancora più vicina». Notizie divulgate da diverse fonti scientifiche.
Riassumendo, la fusione nucleare, per quanto ci risulta, non è una balla, ma una realtà. Essa è considerata grandemente efficiente e pulita dal momento che la sua fonte di partenza è l’acqua e non genera nessun tipo di scorie. Dunque, finanziare la ricerca sul nucleare di ultima generazione e non puntare sulla ‘resurrezione’ delle obsolete e famigerate centrali nucleari, dev’essere imperativo: senza il nucleare pulito non si può raggiungere la tanto agognata transizione ecologica.
Questa è la realtà, ma il nucleare pulito, seppur già in fase di verifica sperimentale, rimane in sostanza «res sperata» cosa futura e bisogna pensare in primo luogo all’oggi se vogliamo arrivare al domani.
Transizione ecologica… a capocchia.
Ma cosa succede oggi? Il pan-politicismo e la subordinazione della ricerca alla politica, messi in atto da Bruxelles per evitare una lite tra Francia, la cui economia è basata sul nucleare tradizionale, e Germania, ad economia gas-dipendente, ci predicono come andrà a finire il rigido schema tassonomico. Di certo a tarallucci e vino! Il Consiglio europeo, si prevede, darà la benedizione a Francia e Germania ed entrambe beneficeranno dei sussidi, rispettivamente per l’atomo e per il gas, allo stato fonti energetiche inquinanti, ma all’uopo sdoganate con l’etichetta ‘verde’ che più verde non si può. E così andremo avanti fin tanto che non ci porteremo verso il futuro delle vere energie rinnovabili.
Questa situazione è un classico caso definito ‘greenwashing‘ (ecologismo di facciata). D’altronde, includere gas e nucleare di vecchia generazione nella tassonomia green col beneficio dei relativi contributi significa svilire la sostanza del criterio tassonomico. Ecco che a tal proposito si accende la diatriba tra i Paesi in gioco schierati a favore o contro l’inclusione di atomo e gas nella lista ‘green’, anche se, alla fine, nel ginepraio di norme, procedure, interessi politici e ragioni di Stato, tutto si quieta. Capacità dei compromessi o garbugli della politica? Mah, ai benpensanti verrà sicuramente in mente che le vie della Provvidenza sono infinite!
Liti senza fine.
Continuando la disamina sulla litigiosità, uffa che pazienza! Non si fa in tempo a comporre una lite che se ne accende un’altra: Francia e Inghilterra ai ferri corti ancora; questa volta non per la pesca, ma per i migranti! E poi, USA e Russia sotto venti di guerra a causa dell’Ucraina, potenziale nuovo membro NATO e poi ancora e ancora e ancora… non si fa che litigare in questo pazzo mondo, da che mondo è mondo!
Ma tornando a noi, sulle controverse fonti energetiche come ci comportiamo? Beh, sfatato il mito dell’inesistenza del nucleare pulito, tra un aperitivo e l’altro ‘tiriamo a Campari’, dal momento che non abbiamo né centrali nucleari da riabilitare né gas da estrarre dai giacimenti inutilizzati che però i nostri vicini (Croazia, Montenegro, Albania e Grecia), più svegli di noi, sfruttano. Abbiamo oltre 90 miliardi di metri cubi di metano in fondo al mare italiano, ma la nostra classe dirigente … continua a fare melina su permessi e concessioni.
Il fallimento della politica.
Una cosa è certa: la politica oggi è oltremodo discreditata: assenza di grandi leader, partiti scoppiati e coalizioni discordanti e disomogenee. Essa recentemente ci ha offerto le prove inconfutabili del proprio fallimento: la prima si è verificata con Draghi (un tecnico) alla presidenza del Consiglio; la seconda si è appalesata, in occasione delle elezioni del nuovo presidente della Repubblica, con la richiesta di un ‘sacrificio’ al presidente uscente ovvero col Mattarella bis.
Il fatto che sia dovuto intervenire dall´ospedale il buon Silvio Berlusconi per rendere possibile l’elezione del capo dello Stato, finita in una deplorevole impasse per inconcludenza dei leader, e che le due ultime presidenze della Repubblica si siano concluse con il mandato bis, la dicono lunga.
È la cruda realtà. Per non pochi la politica italiana oramai è divenuta una specie di teatrino in cui si dà più valore alle poltrone che allo spettacolo, ma attenzione: il teatrino della politica è un’arma a doppio taglio! Se lo spettacolo fa flop non sfuggirà alle conseguenze e allora … addio poltrone e suona il gong. Si salvi chi può, questa volta le zuffe si scateneranno in edizioni wrestling e vale tudo!
*direttore La Gazzetta italo brasiliana – www.rivistalagazzettaonline.info