di Salvatore Carrara
Stiamo purtroppo assistendo al fallimento della diplomazia: la Russia ha invaso l’Ucraina, e la condanna per il tentativo di modificare con la forza l’integrità di un paese sovrano non può che essere ferma e senza distinzioni, come completa deve essere la vicinanza politica al governo e ai cittadini del paese aggredito.
Dopo una pandemia terribile, ancora in corso, che ha sconvolto la vita dell’intero pianeta, sembrava che l’Umanità avesse compreso l’importanza della solidarietà e il valore della vita umana, e sembrava anche impossibile che interessi politico-strategici spingessero verso la catastrofe alla quale stiamo assistendo
Mentre registriamo con dolore il sacrificio di tante vite umane, si profilano le inevitabili sanzioni per il paese aggressore, nella speranza che tutto questo non sfoci in un confronto militare che sconvolgerebbe il mondo, ma si fa ancora più forte l’appello a ricercare le soluzioni diplomatiche che ieri erano possibili e che oggi sono più difficili ma non meno necessarie.
Sappiamo tutti che le sanzioni economiche colpiscono, anche se in misura diversa, chi le subisce ma anche chi le decide; e tuttavia, se pure appaiono inevitabili nell’immediato, sappiamo tutti che esse non saranno risolutive, e dovrà restare aperta la strada per individuare una soluzione diplomatica che faccia tacere i cannoni e faccia parlare la diplomazia.
Prima dell’invasione russa, la soluzione preferibile sarebbe stata la rinunzia, anche solo implicita, a non allargare la NATO all’Ucraina, che avrebbe potuto acquisire uno status di neutralità di fatto, e così rassicurando la Russia e garantendo la sovranità all’Ucraina.
Oggi, per chiara responsabilità di chi ha avviato l’invasione, tutto questo diventa molto più difficile, perché nessun paese democratico, come certamente è l’Ucraina, può accettare di farsi condizionare politicamente da un nemico in armi sul suo territorio.
E, se anche lo facesse a seguito di una pesante sconfitta militare, ne deriverebbe inevitabilmente uno spirito di rivincita che provocherebbe ulteriori guerre e lutti, allontanando la soluzione di un conflitto che va disinnescato prima che produca ulteriori anche più gravi tragedie a tutta l’Europa e anche al mondo intero, ove mai altri paesi, in altre parti del pianeta, dovessero approfittarne per provare a realizzare le loro storiche rivendicazioni territoriali.