di Alan Davìd Baumann
Forse risolto il toto nomine con l’arruolamento delle due sole personalità di alto livello, fedeli alla Patria, all’Europa e soprattutto agli italiani:
al Quirinale salirà Mario Draghi, economista, accademico, banchiere e dirigente pubblico formatosi in Italia ed al MIT di Boston. Già professore universitario, diventa Governatore della Banca d’Italia nel 2005. Direttore esecutivo per l’Italia della Banca Mondiale, ha poi ricoperto dal 2011 al 2019 la carica di Presidente della Banca Centrale Europea.
La sua ascesa alla presidenza dello Stato è una storia che circola da parecchio tempo, sebbene diverse siano le opinioni e le paure: da un lato scaramantico perché i nominati per il Quirinale non sempre riescono ad accedervi, dall’altro perché rimarrebbe vuoto Palazzo Chigi ed in questo momento di pandemia, solo questo governo di larghe intese sembra riuscire a guidare il paese.
D’altro canto Sergio Mattarella non ha alcuna intenzione di rimanere sul colle. Molti politici o meno ritengono che Draghi potrebbe governare l’Italia anche da lì.
Allora cosa fare? Mattarella sta concludendo il settennato. Ha spento da poco le ottanta candeline (è nato a Palermo il 23 luglio 1941). Avvocato, professore di diritto parlamentare, ha svolto attività scientifica specialmente su argomenti di diritto costituzionale ed è stato eletto alla Camera dei Deputati durante sette legislature, dal 1983 al 2008. È stato Ministro dei Rapporti con il Parlamento, alla Pubblica Istruzione, alla Difesa. Eletto Giudice Costituzionale dal Parlamento, è poi entrato a far parte della Corte Costituzionale nel 2011. Il 31 gennaio 2015 è stato eletto dodicesimo Presidente della Repubblica.
“Santi numi” si potrebbe dire con un ardore degno di Vittorio Gassman. Come si riuscirà a risolvere il problema per mantenere in auge un governo senza Presidente sino al 2023? Come fare se Draghi sarà obbligato a lasciare per insediarsi al Quirinale? Questa insicurezza ci è forse stata consegnata dai politici o presunti tali che si sono resi conto di non aver sottomano alcuna figura tra loro capace di governare, o piuttosto gli stessi politici o presunti tali hanno timore di venire brutalmente sodomizzati dai loro colleghi o presunti tali?
Rimane solo una scelta, che sicuramente piacerebbe a furor di popolo: si proprio da quei milioni di italiani che non vengono mai presi in considerazione dai loro eletti o dai presunti tali.
Presto un signore rispettabile come pochi in questo paese, si troverà “disoccupato”, ma certamente l’Italia intera, senza timore di sbagliare, potrà chiederli di rimanere, ancora per un anno, ma in altra vece.
E per questo lo scambio tra Draghi e Mattarella, il primo al Quirinale, il secondo a Palazzo Chigi, non potrebbe far altro che continuare a portare l’Italia verso il risanamento necessario. Non potranno che proseguire nella condivisione della loro onestà, nel comune pensiero di voler fare del bene al paese, che ha già reso all’Italia quella posizione anche internazionale, persa negli ultimi decenni, ritrovata ed ora necessariamente da mantenere.
Comprendiamo il rifiuto di Mattarella ad iniziare un altro settennato, come fece il predecessore Napolitano, ma nessuno fino ad oggi gli aveva chiesto di andare a Palazzo Chigi.
Tutti accettano due Papi: non potremmo avere due Presidenti della Repubblica e (due) del Governo?
Le corse non le vincono sempre i favoriti, ma spesso chi vince è il migliore.