di Luciana Celeste
“La vicenda di Cefalonia, a cui anche l’Abruzzo ha pagato un pesante tributo di sangue, dimostra che dopo l’armistizio i militari non sono andati a casa, non si sono arresi, l’esercito non si è dissolto, ma ha anche combattuto. E’ importante dunque ricordare vicende come queste, perchè non è stato sufficientemente riconosciuto il ruolo che ha avuto l’esercito nella reazione contro i tedeschi e i nazisti”.
Lo ha detto la storica Elena Aga Rossi, insignita del Premio medaglia al valore storiografico, oggi alla caserma Pasquali dell’Aquila, alla presenza del colonnello Gianmarco Laurengig, comandante nono reggimento alpini, dell’assessore regionale Guido Liris, del consigliere Ferdinando Colantoni, e di Raffaele Suffoletta, presidente del gruppo dell’Aquila dell’Associazione nazionale ufficiali provenienti dal servizio attivo (Anupsa), che ha istituito il premio, alla sua prima edizione.
Il premio è stato rappresentato da una opera d’arte del grande pittore umbro Lucio Manna, scomparso a marzo scorso, vittima del covid-19.
La consegna del premio ha inteso ricordare anche l’eccidio di Cefalonia nel settembre del 1943, compiuto da reparti dell’esercito tedesco a danno dei soldati italiani presenti su quelle isole greche alla data dell’8 settembre, giorno in cui fu annunciato l’armistizio firmato dal governo Badoglio, che sanciva la cessazione delle ostilità tra l’Italia e gli anglo-americani.
“Onorata di questo premio – ha detto Aga Rossi – e del suo senso: effettivamente per tutta la mia vita ho dedicato particolare attenzione allo studio, senza ideologismi e senza schematismi, delle vicende della Seconda guerra mondiale e del ruolo dell’esercito. L’8 settembre e l’armistizio sono state una tragedia per la nazione, un momento di svolta in cui dover scegliere da che parte stare. I militari non avevano avuto nessuna indicazione, dovettero decidere per conto proprio. L’esercito è stato uno dei primi a riorganizzarsi contro i Tedeschi, dal Piemonte a Barletta”.
“Siamo onorati di ospitare nella nostra caserma – ha detto il comandante Laurencig – una così prestigiosa studiosa, in una caserma importante, nel giorno per di più in cui si è celebrato il ricordo dell’uccisione dei Nove martiri aquilani, da parte dei nazisti.
Questa caserma è stata sede della Brigata “Acqui” , erede delle tradizioni della Divisione “Acqui” su cui la docente Aga Rossi ha scritto così mirabilmente. Il nono alpini è parte del territorio, abbiamo rispetto ad altri reggimenti il battaglione multifunzionale Vicenza, proprio per supportare la popolazione in caso di calamità”.
Ha commentato l’assessore Liris: “Ha detto Giambattista Vico che le vicende storiche si ripetono, compresi gli errori, per questo è importante studiare la storia, far appassionare i giovani alla storia. Da qui l’importanza di questo premio e di personalità come Aga Rossi. Occorre maggiore consapevolezza del ruolo delle divise, di quello che rappresentano per città dell’Aquila: è una economia, un mondo che si muove, un valore aggiunto che possiamo vantare”.
Venerdì 24 settembre, una delegazione del comitato organizzatore del premio si è recata al cimitero dell’Aquila a deporre un mazzo di fiori, sulla tomba del tenente Aldo Di Carlo, medaglia d’argento alla memoria, una delle vittime di Cefalonia, assieme ai nipoti Mariano ed Enrico Innocenzi.
Hanno fatto parte della giuria il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, Walter Capezzali, già presidente della Deputazione abruzzese di storia patria, il docente di Storia contemporanea Umberto Dante, Maria Teresa Giusti, docente di Storia contemporanea, Gilberto Marimpietri, docente di Didattica della storia.
Nel corso della cerimonia, lo studioso Francesco Fagnani, vicepresidente dell’associazione “De Historia”, è stato chiamato a fare parte del Comitato scientifico del premio.