PEPPINO GARIBALDI – Generale rivoluzionario.

21 Giugno 2021
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Di Carlo Luciani

In effetti il suo nome era Giuseppe ma per non confonderlo con il celebre nonno, fu chiamato sempre Peppino. Del nonno, oltre al nome, aveva ereditato lo spirito ribelle e avventuriero, tipico di tutta la dinastia dei Garibaldi. Figlio di Ricciotti, quarto figlio dell’Eroe dei due mondi, fin da giovanissimo Peppino Garibaldi va a combattere per la libertà di popoli oppressi.

Alto, magro con un fisico da atleta all’età di 18 anni nel 1897 segue il padre in Grecia in guerra contro l’Impero Ottomano,

Passano gli anni e ogni rivoluzione o guerra di liberazione attrae Peppino, che in molti casi si mette in evidenza per il suo coraggio e per il suo carisma. In realtà sono pochi i testi che trattano della vita di Peppino, eppure fu un vero “soldato” e anche un raro esempio di Ufficiale italiano rivoluzionario. Il deputato Giulietti propose una legge avente lo scopo di concedere la pensione vitalizia alla signora Nichols Maddalena, vedova del generale Peppino Garibaldi. Durante il suo intervento alla Camera, il 7 luglio 1950, Giulietti oltre a ricordare tutte le gesta dell’ufficiale e le varie ricompense al valore disse “ L’altruismo è il più nobile dei sentimenti; coloro che lavorano, lottano, combattono, soffrono per una fede, per un ideale, sono generosi; ma se per questa loro fede, per questa loro passione, per questa loro ardente sete di giustizia, vanno qualche volta in carcere e affrontano volontariamente la morte, bisogna convenire che sono degli eroi”.

Questa è l’essenza della vita di Peppino Garibaldi; animato da ideali e non da ideologie.

GUERRE E RIVOLUZIONI

Grecia 1897

Nel 1896 l’isola di Creta, ribellandosi alla dominazione turca proclamò l’unione con la Grecia. Il governo italiano, vincolato alle decisioni della Triplice Alleanza, partecipò al blocco navale dell’isola, ma nel Paese si crearono diversi comitati a favore dell’indipendenza di Creta. Nel 1897 scoppiò inevitabilmente la guerra tra Grecia e Turchia. Nonostante il divieto del Governo, 1500 italiani partirono alla volta della penisola ellenica, disarmati.

Il corpo di spedizione delle camicie rosse organizzato da Ricciotti Garibaldi era composto da quattro battaglioni, Dopo vari tentativi, i greci, controvoglia, fornirono le armi agli italiani. La principale battaglia a cui presero parte il 17 maggio 1897 fu quella di Domokos, cittadina che sorge a circa 500 metri sul livello del mare e che si affaccia sulla piana della Tessaglia, nella Grecia centrale. Fu vinta dall’esercito turco e i greci dovettero ritirarsi dopo aver subito gravi perdite. Ma i circa mille garibaldini che presero parte misero in evidenza uno straordinario valore. Uno dei primi a cadere fu l’onorevole Antonio Fratti, veterano garibaldino della III guerra d’indipendenza, deputato repubblicano di Forlì. Giovanni Pascoli gli dedicò uno dei suoi Inni (a perenne memoria!)

Sud Africa 1903

Nel 1903, Peppino Garibaldi, la cui madre era britannica, si recò in Sudafrica al servizio degli inglesi nella campagna contro i Boeri. In verità gli italiani residenti a Johannesburg, crearono la “legione volontaria italiana” che si schierò a fianco dei Boeri.

Venezuela 1904

In Venezuela nel 1899 salì al potere il generale Cipriano Castro che rimasto in carica sino al 1908, instaurò il predominio dei militari di origine andina; soffocò nel sangue un tentativo rivoluzionario. Peppino Garibaldi si unì all’esercito dei ribelli di Manuel Antonio Matos. Con il grado di colonnello comandò l’artiglieria. Durante l’assedio di Cidad Bolivas, fu fatto prigioniero e rinchiuso nella fortezza di Puerto Cabello, da cui evase dopo sette mesi. Dal Venezuela si recò a Panama dove fu incaricato di verificare le condizioni di lavoro degli operai italiani che erano impegnati nella costruzione del canale.

Messico1910

In Messico nel 1910

Una foto scattata nel 1910 lo ritrae (ultimo a destra) a fianco di Orozco e il più noto  Pancho Villa capi della rivoluzione messicana che  guidata da Madero si opponeva al generale Diaz. 

Superate non senza difficoltà le naturali diffidenze, Peppino si unì ai fedelissimi di Madero e assunse un ruolo sempre più importante. Con il grado di colonnello diventò il Capo di Stato Maggiore dell’ esercito (composto da guerriglieri) rivoluzionario. Condusse l’assalto di Ciudad Juarez che determinò la decisiva sconfitta del generale Navarro comandante dell’esercito governativo. Quando Francisco Madero fece il suo ingresso ufficiale, vittorioso, a Città del Messico, il 7 giugno 1911, suo fratello Raul e Peppino sfilarono assieme tra la folla, a bordo della stessa autovettura.

Vari dissidi interni portarono  all’allontanamento di Garibaldi, che criticò aspramente la fucilazione del generale Navarro ordinata da Pancho Villa. Accusato anche di essere un agente segreto degli Stati Uniti,  Peppino tornò a New York. Nel 1912 sarà nuovamente  in Messico sempre a fianco di Madero ma questa volta contro Orozco che stava sostenendo il ritorno di Diaz. Queste furono le dinamiche di una rivoluzione caotica e sanguinaria quale fu quella messicana all’inizio del novecento, ma Peppino non si fece coinvolgere dai dissidi politici; era più per l’azione e dalla parte dei più deboli.

Grecia 1912

Nel 1912 tornò in Grecia dove era in corso l’ennesima guerra contro i turchi. La prima guerra balcanica iniziò l’8 ottobre 1912 quando il Regno del Montenegro dichiarò guerra all’Impero ottomano; pochi giorni dopo scesero in campo a fianco dei montenegrini, la Bulgaria, la Serbia e la Grecia, dando vita alla Lega balcanica. Con la mediazione delle principali potenze europee, il 30 maggio 1913 fu firmato il trattato di Londra, che pose fine alla guerra. Un contingente di garibaldini, sempre guidati da Ricciotti fece parte dell’armata greca dell’Epiro. Peppino Garibaldi combatté a fianco di suo padre.

Francia 1914

Nell’autunno del 1914 si costituiva in Francia, per merito di Peppino Garibaldi e dei suoi cinque fratelli, un corpo di volontari italiani di 2.500 uomini e 57 ufficiali appartenenti alla Legione Garibaldina, incorporato nel 4° Reggimento di marcia della Legione straniera. Il reggimento ebbe il battesimo del fuoco a Belle Etoile nelle Argonne il 26 dicembre 1914. Il combattimento fu durissimo, gli italiani conquistarono le posizioni nemiche ma subirono gravi perdite tra cui Bruno Garibaldi fratello di Peppino. La seconda importante battaglia a cui prese parte la Legione Garibaldina avvenne il 5 gennaio 1915 a Four de Paris, dove cadde eroicamente un altro fratello Garibaldi, Costante. Con la decisione di entrare in guerra dell’Italia la Legione Garibaldina venne sciolta definitivamente il 6 marzo 1915. In terra francese morirono circa trecento garibaldini e quattrocento furono feriti.

Fronte italiano 1915 

Al rientro in Patria dei fratelli Garibaldi e dei volontari della Legione, il Comando Supremo decise di arruolarli nell’esercito, confidando più che altro in un ritorno propagandistico. Peppino Garibaldi, che in verità aspirava al grado di generale, venne nominato con procedura piuttosto insolita, tenente colonnello di complemento per la durata della guerra e così il 19 luglio 1915 assunse il comando del III battaglione del 52 fanteria della Brigata Alpi che operava nel settore del Col di Lana. Il “salto” di carriera e l’incarico di comando di Garibaldi creò però qualche polemica tra gli ufficiali di carriera ed anche gli stessi volontari garibaldini non furono accolti con benevolenza dalla truppa, sia a causa del loro comportamento spavaldo sia per il loro modo di differenziarsi dagli altri soldati come il volere tenere indossata la camicia rossa sotto l’uniforme. Peppino fu un buon comandante anche se le sue direttive portarono spesso a perdite eccessive proprio per il volere sempre andare avanti mantenendo fede allo spirito garibaldino ed in questo dimostrò di possedere una scarsa preparazione militare. Emblematica fu la risposta che diede al comandante di brigata che chiese spiegazioni circa la mancata predisposizione di reticolati davanti alle trincee; Peppino rispose che i suoi uomini dovevano avere sempre la strada libera per attaccare!

CONCLUSIONE

Nel 1922 si oppose al fascismo, quindi si stabilì negli Stati Uniti. Nel 1940 tornò a Roma. Nel 1943 fu incarcerato dai nazisti e detenuto fino al 1945. Morì il 19 maggio 1950 all’età di 70 anni.

Il deputato Giulietti nel ricordare il generale concluse il suo intervento alla Camera con queste parole:

“Tra l’imperversare dei complessi avvenimenti, Peppino Garibaldi, volendo essere e restare al servizio ideale di tutti gli italiani, rimase solo con la sua idea, con la sua fede, con la sua tradizione, perciò visse e morì povero”.

A Città del Messico c’è una piazza, molto frequentata anche per la presenza di diversi negozi,  dedicata a Peppino ( Josè) Garibaldi.

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