Articolo tratto dalla rivista ufficiale dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato.
Fiamme Oro. N.3 luglio-settembre 2019. Cura della Redazione.
Si cambia. Ancora una volta. Più precisamente si cambia forma, perché “riforma” è la parola chiave che accompagna la Polizia di Stato dal 1981 quando una legge, lungamente aspettata e auspicata, ha smilitarizzato il Corpo delle Guardie di P.S. e con esso le funzioni di salvaguardia dell’ordine e della sicurezza pubblica. Quel cambiamento si conclude, idealmente, nella nuova riforma dei distintivi di qualifica della Polizia di Stato. Infatti, con i nuovi distintivi la Polizia mette in luce le proprie intime radici di organizzazione che svolge funzioni che, in uno stato contemporaneo e moderno, sono ad appannaggio di forze a ordinamento civile.
LA RIFORMA DEL 1981
Era il 1981 quando la Polizia abbandonava i vecchi gradi con nomi nuovi quali assistenti, sovrintendenti e ispettori che cancellavano gli appuntati, i brigadieri e i marescialli.
Ma è con il recente riordino delle carriere delle forze di Polizia a ordinamento civile, che ha creato nuove funzioni e nuove qualifiche dei poliziotti, che si è concluso quel passaggio complesso di un’istituzione che abbandona l’ultima eredità, quella formale delle tradizioni militari.
I distintivi di qualifica distinguono la Polizia di Stato dalle altre forze a ordinamento militare e, soprattutto, distingueranno la peculiarità di essere l’unica forza di Polizia a esprimere l’autorità di pubblica sicurezza.
IL RIORDINO DEL 2017
Il riordino introdotto nel luglio 2017 ha rivisto l’assetto delle carriere e ha individuato nuove qualifiche e funzioni all’interno dei vari ruoli: si è creata così l’esigenza, anche sostanziale, di rivedere l’intero impianto dei segni e dei distintivi della Polizia di Stato. Un ruolo centrale e rinnovato è stato dato all’aquila, adottata nell’ottobre del 1919 durante il governo Nitti e da cento anni emblema distintivo della Polizia, che trova un proprio spazio anche sui nuovi distintivi.
L’aquila, infatti, compare con diversi elementi sotto i plinti, i rombi, i pentagoni e le formelle, nuovi segni che caratterizzeranno le spalline e le uniformi di ogni ruolo della Polizia di Stato.
L’EVENTO
La presentazione dei nuovi distintivi si è svolta il 17 luglio, presso il Palazzo della Consulta, alla presenza del Presidente della Camera Roberto Fico, del Presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi, dell’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini e del Capo della Polizia Franco Gabrielli.
Nel suo discorso, il Prefetto Gabrielli ha detto che “con questa operazione abbiamo sottolineato come la Polizia di Stato è l’amministrazione civile a ordinamento speciale che esprime le Autorità di pubblica sicurezza. L’Autorità di pubblica sicurezza non può non esser incarnata da un’autorità civile, questo è un fondamento della nostra democrazia”.
Il Capo della Polizia ha concluso dicendo: “Simbolicamente avevamo bisogno di trovare un elemento che desse anche il senso del significato del Corpo e dell’appartenenza. Aver realizzato attraverso l’aquila, presente sulla spallina di ogni distintivo a partire dall’agente fino al dirigente generale, un fil rouge che lega il primo gradino della nostra amministrazione con l’ultimo ha dato il senso di questa unitarietà, di questa unità, di questo senso di appartenenza”.
La storia dell’aquila
Nel 1919, il Corpo delle guardie di città assume la nuova denominazione di Corpo della regia guardia per la pubblica sicurezza e utilizza, come simbolo distintivo, l’aquila. Simbolo delle divinità sin dagli albori della civiltà sia in occidente con Zeus, sovrano degli dei, sia in oriente dove la troviamo associata al culto di Zoroastro, l’aquila entra di diritto nell’ambiente militare con le legioni romane che ne fanno il simbolo della loro forza, dell’onore e dell’autorità. L’aquila della Polizia nel 1919 trae la sua origine degli emblemi sabaudi ma con il passare del tempo i segni distintivi che l’accompagnavano si sono via via trasformati: la corona regia è diventata la corona turrita della Repubblica; lo scudo con la croce sabauda è diventato uno scudo sannitico nel quale inserire il monogramma con la “R” e la “l” a sottolineare la fedeltà alla Repubblica Italiana. Il nodo sabaudo su cui poggiavano gli artigli dell’aquila è stato sostituito da uno scettro di alloro simbolo di comando. Insomma una figura, quella dell’aquila, che nei millenni ha saputo rappresentare concetti quali forza, potere, autorità, coraggio adattandosi sempre alle contemporaneità.