di Salvo Consoli 10.02.2019
Uranio impoverito, amianto, esposizione ai campi elettromagnetici hanno prodotto dati alla mano abbastanza danni ai dipendenti militari ma adesso arriva uno stop grazie all’azione di governo. Sin da quanto è stata nominata Ministro, Elisabetta Trenta lo aveva precisato “Ci concentreremo sulla tutela del personale militare” ( http://www.voxmilitiae.it/2018/08/gli-obiettivi-della-ministra-trenta-partono-dal-personale-della-difesa/ ), puntando poi il dito anche sulla vicenda dell’uranio impoverito ben conoscendo le aspettative disattese da parte delle vittime che sono rimaste inascoltate dallo Stato. Le intenzioni del Ministro sono state confermate anche nelle linee programmatiche della Difesa e ora sono diventate una nascente realtà attesa e sospirata dalle vittime.
Cosi la vicenda che si doveva affrontare da tempo con le dovute attenzioni, lo scorso 7 febbraio ha avuto il suo epilogo a Roma con un tavolo tecnico posto sotto la direzione dell’Ispettorato Generale della Sanità Militare.
Uranio impoverito e sostanze pericolose sono i temi che hanno riunito attorno ad un tavolo, esperti del Ministero, uomini dello Stato Maggiore della Difesa, dell’Avvocatura dello Stato e della Direzione generale della previdenza militare.
Obiettivo storico sarà rappresentato dal fare un punto di situazione mettendo in risalto le criticità emerse nel corso del tempo, con interventi di tutti quelle parti che sono state interessate dalle conseguenze psicofisiche che hanno dovuto subire in servizio nonché per voce delle associazioni di volontariato specifiche che da anni si battono per vedere riconosciute i diritti dei militari colpiti e lasciati soli. Questo è infatti un aspetto di novità e di cambiamento dove è il Ministero della Difesa ad aprire le braccia ai suoi dipendenti e a voler affrontare questioni per nulla considerate o addirittura osteggiate fino a poco tempo fa.
Il Ministro vuole che al termine di questo lavoro si possa giungere a una previsione normativa che attraverso una legge dia risposta a tutte le vittime militari colpite da patologie correlate all’esposizione a specifici fattori di rischio ambientale per cause di servizio, adottando quindi uno nuovo strumento legislativo che dia le giuste e aspirate garanzie e sicurezze a tutto il personale militare. Il suo principale desiderio è che il personale militare e civile non debba essere più costretto a fare causa all’amministrazione Difesa per avere giustizia.
La volontà politica di passare dalle parole ai fatti è una scelta storica importante, quando in genere si è assistito ad una lotta estenuante per rivendicare i propri diritti nei confronti dell’amministrazione Difesa da cui i militari colpiti dipendono. Un paradosso andato avanti tanto tempo, ma giunto adesso a una importante svolta: stabilire le regole precise di valutazione dei danni subiti e delle loro cause collegate agli impieghi di servizio svolti sarà un importante evento che realizzerà l’inizio del cambiamento. Davanti a silenzio storico che vedeva i dipendenti militari affrontare controversie contro il Ministero della Difesa, oggi è il Ministero stesso che scende in campo per ascoltare i militari interessati, per ascoltare e affrontare tutte le responsabilità derivanti dalle scelte operate o dalle mancanze operate. Cosi facendo non solo cambia il rapporto tra Amministrazione e dipendente ma si realizzano una serie di risultati oggettivi che abbassano il contenzioso e sulla trasparenza amministrativa edificano una organizzazione efficiente e con il personale soddisfatto.
La tutela della salute degli uomini e delle donne in divisa è un obiettivo politico prioritario per la Difesa che partendo dai casi più gravi come l’esposizione alle sostanze pericolose, traccia la via per dare un segnale forte sulla sicurezza sul lavoro che come sappiamo ha una molteplicità di adempimenti e di attività che non sempre sono state adeguatamente adottate.
Passaggio assai rilevante lo troviamo sui social con il Ministro Elisabetta Trenta che ci tiene a precisare come rientra tra i suoi obiettivi quello di «approfondire ogni singolo caso separatamente, perché ogni caso ha le sue specificità. E voglio ascoltare ogni singola voce: ad oggi, infatti, sul tema c’è stato un silenzio spaventoso e questo non è più accettabile».
Migliorare la tutela del personale della Difesa è un tema centrale che solo adesso inizia un nuovo impatto che necessita di estendersi per garantire la sicurezza di ogni militare da ogni genere di fattore ambientale avverso. Si mettano pure in evidenza anche gli atteggiamenti offensivi e invasivi come il mobbing, che pure non deve essere trascurato per la gravità di effetti che produce sulla vittima e sulla stessa amministrazione insieme a tutte le circostanze rappresentate dalle difficoltà di accedere ai diritti normati che non devono diventare strumento di abuso da parte dei funzionari chiamati a garantirli. Importante restano anche le semplificazioni delle funzioni burocratiche e la corretta ed equa divisione dei carichi di lavoro. Ripartire da questi temi, ripartire da chi è rimasto indietro sono scelte che se ben perseguite non mancheranno di evidenziare un cambiamento di giustizia e di equità, da troppo tempo atteso. Solo cosi si inizierà ad eliminare le controversie presenti e future e ogni militare potrà sentirsi sostenuto e protetto dalla propria amministrazione, con zero vittime e un contenzioso tendente verso cifre poco significative. La sicurezza sul lavoro resta quindi un obiettivo che non va mai messo in secondo piano.