Giovanni Zambito.
Il 21 dicembre 2018 all’Opera di Liegi il sipario si è alzato su “Le comte Ory” l’unica opera di Gioachino Rossini in lingua francese (in scena fino al 2 gennaio 2019). La regia è affidata a Denis Podalydès e la direzione musicale al Maestro Jordi Bernàcer: per entrambi è stata la prima volta nella città belga, così come per il protagonista, il tenore siciliano Antonino Siragusa, che abbiamo intervistato.
Prima volta all’Opera di Liegi… ogni “prima volta” è particolare?
Sì, è la prima volta all’Opera di Liegi e sono davvero felice che il maestro Stefano Mazzonis, grande uomo di teatro, mi abbia invitato. Trovo un ambiente di lavoro davvero fantastico, preciso e molto professionale. C’è molta emozione per la mia prima volta a Liegi e vorrei fare un bello spettacolo per il pubblico belga.
Quando si sposta di città in città ne approfitta per andare un po’ in giro oppure vuole solo stare concentrato sull’opera da interpretare?
In questo particolare caso mi sono molto concentrato sull’opera vista la difficoltà dello spartito ed in più essendo in francese, ho cercato di fare del mio meglio per renderlo in maniera corretta.
Il Conte Ory è proprio ostinato e un po’ rocambolesco: le piace come personaggio?
Un personaggio che ama sedurre ma si diverte e a sua volta diverte gli altri, anche se credo che questa volta forse Ory rischia di innamorarsi della contessa (Jodie Devos, ndr) che non riesce a sedurre. Credo comunque che Rossini vedesse un po’ se stesso caratterialmente in questo personaggio.
A livello vocale presenta delle peculiarità particolari?
La vocalità è estremamente estesa sulla zona acuta e presenta colorature molto rapide ma anche momenti intensi come il terzetto del secondo atto che è una musica definita celestiale.
Cosa darà personalmente al “suo” Conte Ory?
Darò al personaggio la mia esperienza di 24 anni di carriera soprattutto avendo cantato molto Rossini buffo. Mi divertirò facendo molta attenzione alla resa registica del personaggio.
Che cosa le piacerebbe che il pubblico percepisse della sua interpretazione?
L’impegno e la metamorfosi di un personaggio che si caratterizza attraverso i vari travestimenti.
Quale scena le piace di più dal punto di vista “attoriale”?
Tutto il primo atto, ma soprattutto il duetto con Isolier (José Maria Lo Monaco, ndr).
Cantare in francese comporta delle difficoltà maggiori rispetto al canto in italiano?
Sì, per me molto, visto che non parlo Francese, tante vocali come ad esempio la e che appunto in francese si pronuncia in maniera molto diversa e a volte le vocali chiuse nella zona acuta sono difficili e strane da eseguire.
Prossimi impegni?
I miei prossimi impegni mi vedranno in una nuova produzione alla Fenice di Venezia dell’Italiana in Algeri, poi un’altra nuova produzione di Barbiere di Siviglia a Bologna con tournée a Tokyo. Poi Amburgo per Barbiere di Siviglia, Sonnambula a Torino ed infine una nuova produzione al Rossini opera Festival della Semiramide di Rossini con la direzione di Michele Mariotti e la regia di Graham Vick.