Abstract di un articolo redatto dalla redazione della rivista “Fiamme ORO” dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato, n. 2/2018.
L’Italia è interessata al fenomeno dei traffici illeciti sia come mercato di destinazione finale sia come area di transito dei commerci illeciti verso altri stati europei. Per l’Italia si tratta di un notevole danno economico: nel 2015, sono stati più di 800 milioni di euro i mancati introiti per le casse dello stato.
Dietro questa incredibile macchina illegale si nascondono gli interessi dei gruppi terroristici internazionali e quelli delle organizzazioni presenti sul territorio nazionale potentemente organizzate con vere e proprie filiali operative internazionali.
Ciò che sorprende e che la maggior parte delle sigarette di contrabbando sono “regolari”, ossia prodotte in Paesi che non fanno parte dell’Unione Europea, ma che sono destinate proprio ai Paesi UE.
Si chiamano “illicit white”; in Italia una sigaretta su due fa parte di questa categoria. Accanto a queste bionde ci sono quelle che provengono dai commerci illeciti dei marchi noti e quelle contraffatte. Le sigarette illecite arrivano principalmente dall’Ucraina, Bielorussia, Emirati Arabi Uniti, Algeria, Tunisia e altri Paesi.
In Europa l’incidenza del consumo illecito di sigarette varia molto da Stato a Stato. Il dato italiano nel 2015 sul consumo illecito di sigarette è ben al di sotto della gran parte degli altri Paesi UE, con un’incidenza pari al 5,8%.
Il consumo illecito di sigarette in Italia è particolarmente radicato al Sud, con Napoli che si colloca in cima alla classifica. Si consideri che solo nel mese di maggio, la Polizia di Stato ha sequestrato quasi 7 tonnellate di bionde a Napoli. Allo stesso tempo i dati mostrano come Milano sia una città più impattate al Nord ed è tornato ad avere un ruolo importante nella duplice veste di hub di vendita al dettaglio per i consumatori legali e di importante centro di smistamento a livello nazionale.
La Lombardia è una regione strategica per la filiera legale del tabacco in relazione al numero dei punti vendita e dei volumi venduti (13% delle tabaccherie presenti in Italia, 8.077 rivenditori). A Milano fino a non molti anni fa le sigarette di contrabbando erano quasi completamente sparite dalle strade; i dati del 2017 segnano una forte crescita del consumo illecito. La modalità di vendita prevalente nel capoluogo lombardo è quella del cosiddetto “street vendor”, ovvero attraverso venditori ambulanti, spesso di nazionalità straniera, che si appostano nelle aree di movimento per offrire le sigarette ai frequentatori dei locali.
La catena distributiva di approvvigionamento segue due principali canali: il primo strutturato e gestito dalla criminalità organizzata, con carichi che arrivano a Milano dai porti di Bari e Ancona, dagli aeroporti di Malpensa, Linate e Orio al Serio, o in camion provenienti da Trieste e diretti verso la Campania per poi essere smerciati. Il secondo nel quale vengono sfruttati i viaggi degli autobus di linea provenienti dall’Est Europa ripartendo tra i passeggeri piccoli quantitativi di sigarette acquistati nei Paesi di origine a prezzi molto bassi.
Per contrastare il fenomeno, secondo i dati di un recente convegno organizzato dal quotidiano Il Giorno è necessaria una maggiore collaborazione tra le Forze dell’Ordine ed Enti privati, soprattutto a livello internazionale con un approfondito scambio di esperienze. Insieme alle azioni di contrasto sarebbe opportuno una revisione della normativa volta ad inasprire le pene. Si consideri che quando un corriere viene bloccato dalle autorità con meno di 10 Kg di sigarette illecite, se la cava con una semplice sanzione amministrativa.