di Francesco Lenoci
Docente Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano
DON TONINO BELLO: MAESTRO E TESTIMONE
“Il mio sogno è portare il Sorriso, il Coraggio e la Speranza a tutti coloro che incontro”. Che sogno meraviglioso quello di don Tonino Bello…difficilissimo da realizzare…ma che don Tonino è riuscito tante volte, durante la sua vita terrena, a tramutare in realtà. Come ha fatto? Come è potuta accadere una cosa simile?
Per rispondere a queste impegnative domande, mi avvalgo di un’osservazione da Papa Paolo VI: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”. Ebbene don Tonino Bello è stato sia testimone che maestro, derivando da ciò il suo immenso carisma.
Lui parlava benissimo e scriveva ancor meglio. Come ha ricordato al Alessano il 20 aprile 2013 il Cardinale Angelo Amato, le sue omelie, le sue lettere erano materia d’esame all’Università, per cercare di comprendere l’eccezionale efficacia dei suoi discorsi. Da dove attingeva tanta forza comunicativa? Dall’esempio che forniva e dalle opere che realizzava: è la risposta che mi hanno fornito centinaia di persone che l’anno conosciuto.
Don Tonino applicava il precetto di San Francesco d’Assisi: “Fratelli, predicate il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole”. Come ha recentemente ammonito Papa Francesco: “Non si può annunciare il Vangelo di Gesù, senza la testimonianza concreta della vita”. Don Tonino Bello era l’uomo carismatico che viveva quello che diceva e sapeva comunicarlo come solo un poeta è in grado di fare.
DON TONINO BELLO: POETA
Voglio pregarti, Signore,
perché la vita sia una festa,
una danza, una gioia.
Per riuscire a non sprecarla,
per viverla intensamente,
per perderla a favore degli altri,
per spezzarla a favore degli altri.
Voglio ringraziarti, Signore,
per il dono della vita.
Ho letto da qualche parte
che gli uomini hanno un’ala soltanto:
possono volare
solo rimanendo abbracciati.
A volte, nei momenti di confidenza,
oso pensare, Signore,
che tu abbia un’ala soltanto;
l’altra la tieni nascosta,
forse per farmi capire
che tu non vuoi volare senza di me.
Per questo mi hai dato la vita:
perché io fossi tuo compagno di volo.
Insegnami, allora, a librarmi con Te.
Perché vivere non è trascinare la vita,
non è strapparla, non è rosicchiarla,
vivere è abbandonarsi
come un gabbiano all’ebbrezza del vento.
Vivere è assaporare l’avventura della libertà.
Vivere è stendere l’ala, l’unica ala,
con la fiducia di chi sa
di avere nel volo un partner grande come Te.
Ma non basta saper volare con Te, Signore.
Tu mi hai dato il compito
di abbracciare anche il fratello
e aiutarlo a volare.
Ti chiedo perdono, perciò,
per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi.
Non farmi più passare indifferente
vicino al fratello che è rimasto con l’ala,
l’unica ala inesorabilmente impigliata
nella rete della miseria e della solitudine
e si è ormai persuaso di non essere più degno
di volare con Te.
Soprattutto per questo fratello sfortunato,
soprattutto per questa sorella sfortunata,
dammi, o Signore, un’ala di riserva.
INNAMORATI DI MOLFETTA
Molfetta ha un posto nella mia mente e nel mio cuore! Per spiegarlo ricorro a Marco Tullio Cicerone: “Noi siamo commossi da quei luoghi che offrono il ricordo di coloro che amiamo o ammiriamo”. Nella biografia “Don Tonino Bello: un grande organizzatore della Speranza”, una delle 25 biografie di uomini e donne che hanno operato per l’accoglienza e l’inclusione selezionate dal Movimento di Volontariato Italiano per fornire esempi positivi nel 2011 (Anno Europeo del Volontariato e 150esimo Anniversario dell’Unità d’Italia), abbiamo riportato le frasi che don Tonino Bello pronunciò al suo arrivo a Molfetta.
“Eccomi, cari fratelli. Nel giorno della presentazione di Maria al Tempio, mi presento anch’io a questo tempio umano, fatto di pietre vive, glorioso di tradizioni di fede e di impegno, carico di storia e di cultura. Accoglietemi come fratello e amico, oltre che come Padre e Pastore. Liberatemi da tutto ciò che può ingombrare la mia povertà. Di mio non ho molte cose da darvi. Però nella mia valigia ho due cose buone. La prima me l’ha messa il Signore ed è la sua Parola, perché la dispensi lungo la strada a voi, miei nuovi compagni di viaggio, in modo che cambi il vostro povero cuore e affretti la cadenza dei vostri passi. E poi c’è un’altra cosa. Ed è la tenerezza, la sofferenza, la fede, l’amore, la speranza indistruttibile della mia piccola stupenda Chiesa d’origine e delle mie indimenticabili comunità di Alessano, Ugento e Tricase”. (Cfr. Francesco Lenoci, Carlo de Ruvo, Antonio Cecere, “don Tonino Bello: un grande organizzatore della Speranza”, in per l’Italia. 150 anni di cittadinanze attive, Esedra editrice, 2011, pag. 437).
Io sono arrivato qui questa sera dal Salento, la terra che ha dato i natali a don Tonino Bello. Dal Salento, e precisamente da Giurdignano, ho portato un pane bellissimo, adornato dai simboli di San Giuseppe, di Maria e di Gesù, vale a dire della Santa Famiglia. Quel pane don Pinuccio Magarelli l’ha deposto sull’altare di questa chiesa, che fu benedetta da don Tonino Bello nel 1984.
Questa chiesa, per il combinarsi delle combinazioni che ha portato a spostare la sede del Convegno originariamente individuata nell’Anfiteatro “don Tonino Bello”, è la chiesa della Santa Famiglia di Molfetta. Ebbene, questa sera il pane salentino della Santa Famiglia impreziosisce l’altare della chiesa di Molfetta della Santa Famiglia…e lo impreziosisce insieme alla croce di don Tonino Bello collocata su una base fatta di legno d’ulivo salentino.
Per il combinarsi delle combinazioni ho appreso da don Pinuccio Magarelli che il periodo quaresimale è contraddistinto in questa parrocchia dal cammino spirituale verso la Pasqua, terra di Speranza, insieme ad uno straordinario compagno di viaggio che risponde al nome di don Tonino Bello. Ma il combinarsi delle combinazioni non si esaurisce qui: come mi ha rivelato don Pinuccio, il Cireneo della Gioia raffigurato nella meravigliosa Via Crucis di questa chiesa di Molfetta ha il volto di don Tonino Bello.
Avvertendo nella mia mente, nel mio cuore e nella mia anima che don Tonino Bello non può essere estraneo a questo combinarsi delle combinazioni, mi permetto di far ricordare a voi che l’avete conosciuto che don Tonino Bello era innamorato di Molfetta: lo rivela in un suo straordinario dialogo con un Santo: Papa Giovanni Paolo II in occasione della visita ad limina del 1986.
“Molfetta è sul mare?
Si, Pietro, è sul mare. Un mare più grande di quello di Galilea.
E qual è l’attività principale degli abitanti?
Pescatori, Pietro. Pescatori come te. E viaggiatori infaticabili su tutte le strade del mondo. Come te, come Paolo, come Filippo, come Tommaso.
Amano il Signore Gesù?
Come te, Pietro. Lo amano da morire. Ma lo tradiscono, anche. Come te … anzi, più di te.
La mano del Pescatore cercava Molfetta su una carta geografica, e quando il dito si è finalmente arrestato, Pietro ha fissato i suoi occhi profondi nei miei. Allora ho riconosciuto Karol Wojtyla e, insieme alla forza del suo sguardo, ho sperimentato il senso delle parole di Gesù: “Pietro, conferma i tuoi fratelli”.
Mi ha chiesto se in diocesi ci sono molti poveri. Se le mie città sono violente. Se la speranza vi è di casa. Se la fiducia convive con i giovani. Se la fede del popolo è inquinata. Se i sacerdoti sono generosi fino alla follia. Se i laici vivono con autenticità i valori del Vangelo.
Non ricordo che cosa gli ho risposto. Forse mi sono espresso con impacciata forzatura, così come un uomo innamorato può parlare della sua donna.
Mi ha chiesto della cattedrale di Ruvo. Ha voluto sapere se quelli di Terlizzi si chiamano terlizzani o terlizzesi. Mi ha domandato dell’etimologia di Giovinazzo. Mi ha incaricato di dare un saluto alle Suore e al Seminario Regionale, e di portare la sua benedizione agli ammalati.
Dieci minuti, veloci come dieci secondi, in cui si sono come “densificate” le emozioni di tutta una vita. Arrivederci Pietro. Quando mi hai abbracciato con la tenerezza di una fraternità antica, mi sono accorto che le tue spalle si sono incurvate sotto il peso del mondo.
Per questo, da oggi, ti voglio più bene”.
Molfetta, la città che, insieme alle città della diocesi, ha ricevuto in dono don Tonino Bello, vivendo con la sua presenza un’autentica primavera di umanità, prima che spirituale. A Molfetta, tanti di voi possono testimoniarlo, frequentava tutti…con la consapevolezza che dagli altri (dai poveri, dai barbieri, dalle casalinghe, dai bambini, dagli studenti, dagli operai, dai marittimi…) avrebbe ricevuto più di quanto lui sarebbe stato capace di offrire.
E, se i Molfettesi non stavano più a Molfetta, come faceva ad incontrarli? Semplice, si faceva organizzare un viaggio in Australia, Stati Uniti, Argentina e Venezuela da don Giuseppe de Candia. Le premesse alle visite pastorali sono da brivido.
Verrò da povero a poveri. Senza apparati, senza clamore, con tanta fraterna solidarietà. Verrò a portarvi solo un segno d’amore della vostra Chiesa d’origine, ma anche l’assicurazione che nei Molfettesi sta crescendo la coscienza di quanto grande sia divenuto il loro prestigio nel mondo proprio grazie al vostro impegno umano e sociale. Ma verrò, soprattutto, a prendere. A prendere un frammento dei valori nei quali voi continuate a credere e che da noi forse si stanno malinconicamente logorando:
- la speranza,
- la centralità dell’uomo,
- la pace che nasce dalla giustizia,
- la solidarietà con i poveri e i sofferenti,
- una diversa qualità della vita.
VISITA PASTORALE IN AUSTRALIA
A Fremantle don Tonino visita le famiglie. Le famiglie sono numerose e per l’occasione della visita del Vescovo si riuniscono nella casa della madre (“scimme abbascie a mammà”). (Cfr. pag. 22). A Fremantle il 23 ottobre 1983 è Pasqua. St. Patrick è gremita. Al momento dello scambio della pace, don Tonino scende dall’altare e abbraccia il console, e abbraccia il sindaco, che pur non è cattolico. Non potendo dare la mano a tutti, prende in braccio un bimbo e lo solleva, provocando un battimani che fa tremare la chiesa. (Cfr. pag. 24)
Il messaggio di don Tonino è meraviglioso. “Un grazie profondo per l’ospitalità…Vi abbiamo visti fiduciosi, impegnati nel lavoro, circondati dalla stima di tutti, protesi per costruire… Il Vangelo vale più del dollaro… L’amore vale più della macchina… Il dialogo vale più del tornaconto…La religione vale più del mercato…Sappiate arricchire l’Australia con i grandi valori della vostra civiltà italiana, più di quanto l’Australia non arricchisca voi dei suoi beni materiali. …La benedizione di Dio scenda sulle vostre case, sul vostro mare, sui vostri progetti e sulle vostre speranze…La Madonna dei Martiri, vostra dolcissima compagna di viaggio, conforti questa città e protegga i vostri figli…Vi abbracciamo a uno a uno. (Cfr. pag. 26)
VISITA PASTORALE IN ARGENTINA
A En el nombre una domenica don Tonino concelebra la Messa. Allo scambio della pace tutti i bambini presenti salgono all’altare per un besito di pace. A messa finita, i bambini attendono all’uscita i concelebranti, e li salutano: feliz domingo, buenos dias, un otro besito por favor. (Cfr. pag. 33)
A Bariloche don Tonino rivisita i barrios dei poveri.
A Buenos Aires nella Chiesa di San Giovanni Evangelista don Tonino celebra la Messa. Il tema che tratta don Tonino è “Maria donna della speranza”. “Speranza significa che la storia non è finita, significa che l’avventura non si è chiusa, significa che la vita non è alla fine, significa che il Signore rinnoverà le cose”. (Cfr. pag. 42)
A La Boca don Tonino e don Giuseppe de Candia bussano alla porta di Mauro Pisani. Apre loro la moglie che dice: “Mio marito ha 87 anni, era marinaio, è malato di arteriosclerosi, non capisce più nulla”. Don Tonino si avvicina al malato, gli prende la mano, gli dice una parola di conforto, ma il malato non reagisce. E allora don Tonino dice a don Giuseppe de Candia “Parlagli in dialetto”. “Mauro, come scimm?”. Mauro spalanca gli occhi e gli risponde “Scimm bboun”. Don Giuseppe gli porge un’immagine della Madonna dei Martiri. Mauro la bacia esclamando “E’ la Medonne noste, grazie, grazie”. (Cfr. pag. 45)
Il giorno della festa della Comunità Molfettese della Boca don Tonino dice: “Sono stato portato su questa pedana: vi chiedo perdono di stare qui, al di sopra di voi. Quando siamo andati sul rimorchiatore e ho visto che persino la Madonna prendeva il largo, mi sono sentito il cuore gonfio di tristezza. Ma la Madonna non se ne va. La Madonna dei Martiri è tornata per rimanere con voi e per consolare i vostri giorni e la vostra vita. Coraggio. Trovate questo coraggio. Trovatelo nel Signore. Trovatelo nella parola di Dio. Trovatelo nella solidarietà al vostro interno, prendendo una coscienza più forte della vostra dignità.
Stringetevi insieme, datevi la mano e vogliate bene a coloro che stano peggio di voi. La salvezza viene da qui, dalla periferia. Ricordatevi che le cose grandi Dio le ha fatte fuori della città: è nato fuori della città, è morto fuori della città. Dio vi ricolmi il cuore di una grande speranza, perché resta poco della notte”. (Cfr. pag. 52)
VISITA PASTORALE IN VENEZUELA
A Caracas presso la Missione Cattolica. Durante la celebrazione della messa. “Come siamo contenti di trovarci, non attorno alla figura del Vescovo, ma attorno a Gesù Cristo, che è presente in mezzo a noi. Gesù non è un fantasma imprendibile. Gesù lo possiamo afferrare con le mani. Gesù è venuto a darci un po’ di luce, a darci un po’ di speranza, a darci un po’ di coraggio.
Ci perdona tutti i peccati, che sono tanti: pensieri sbagliati, parole fuori posto, desideri perversi. Tutti insieme diciamo: Gesù ti chiediamo perdono, perché ti vogliamo bene. Lo sai che in fondo al cuore abbiamo te, Il tuo nome non è scritto sulla sabbia. Il tuo nome è scritto sul marmo, sulla pietra, perché ti vogliamo bene. Perdonaci, Signore, di tutti i peccati”. (Cfr. pag. 94).
VISITA PASTORALE NEGLI STATI UNITI
Nella Comunità americana rimane vivo e vivace il fruscio dell’ala di don Tonino Bello, ala che ha abbracciato tanti molfettesi nella grande metropoli (Cfr. pag. 127). Quell’ala ha accarezzato con affetto fraterno don Giuseppe de Candia.
Ho letto il libro di don Giuseppe de Candia lunedì 26 febbraio tutto d’un fiato: mi ha fatto emozionare, mi ha fatto commuovere. Ho sentito il bisogno di comunicarlo subito ad Angela Amato: le ho inviato un messaggio. Mi ha risposto: “Ciao, Francesco. Riferirò a don Giuseppe le tue parole. Ti confesso che anche a me ha dato tanta emozione”.
Concludo.
“Cammina con la certezza che Maria ti tiene per mano” è la meravigliosa dedica che don Tonino Bello era solito scrivere negli ultimi giorni prima del suo ultimo colpo d’ala in direzione del cielo.
Tenetevi forte.
Voglio, desidero, anelo…estendere tale dedica a tutti voi. “Camminate con la certezza che Maria vi tiene per mano”.
Posso farlo? Certo che si, perché ho scritto dappertutto qual è la missione di don Tonino: “Amare e servire tutti, dovunque e sempre”; qual è il sogno di don Tonino: “Il mio Sogno è portare il Sorriso, il Coraggio e la Speranza a tutti coloro che incontro”.
Quando…Adesso…Come ci ha insegnato don Tonino Bello.
Non abbiate paura
di riscaldarvi adesso,
di innamorarvi adesso,
di incantarvi adesso,
di essere stupiti adesso,
di entusiasmarvi adesso,
di guardare troppo in alto adesso,
di sognare adesso.
Non fate mai, mai…mai riduzioni sui sogni.
Se è cosi, già fin d’ora, Buona Pasqua.
Questo l’intervento del prof. Francesco Lenoci, il 18 marzo scorso a Molfetta, presentando il volume “Con un’ala sola – Le visite pastorali di don Tonino Bello alle comunità di molfettesi in Australia, Argentina, Venezuela e Usa” di don Giuseppe de Candia (ed. Associazione Molfettesi nel mondo).