Questo è l’assunto che muove le attività di Amnesty International. Partendo da questo credo Amnesty International ha lanciato la campagna per l’inserimento del reato di tortura nel nostro ordinamento giuridico diretto a limitare l’azione delle Forze di Polizia in operazioni di ordine pubblico o nell’effettuazione degli arresti. In buone sostanza gli agenti devono agire con metodi non violenti, ovvero, al momento dell’arresto chiedere ai malcapitati contravventori delle leggi di farsi arrestare senza opporre resistenza.
Dopo le ultime manifestazioni dei Centri Sociali che hanno aggredito, con slancio, in massa (in difesa dei Diritti Umani?), un carabiniere, rimasto sventuratamente isolato dagli altri perché caduto in un tranello, gli attivisti di Amnesty International Italia invece di smascherare i giovani incappucciati con casco e bastone che sovvertivano l’Ordine Pubblico controllavano l’azione delle Forze dell’Ordine per documentare il rispetto dei “Diritti Umani” da parte degli agenti di polizia.
Sempre per il principio del rispetto dei diritti umani devono essere inserite delle norme per l’identificazione degli uomini delle Forze dell’Ordine impegnati in operazioni di ordine pubblico. Ma una campagna per l’educazione civica e il rispetto della legge da parte dei cittadini è stata mai lanciata?
Purtroppo, tali assurde idee di colpevolizzare le Forze dell’Ordine anziché i contravventori delle leggi trovano spesso una parte politica concorde in nome del “rispetto dei diritti umani”. Siamo all’aberrazione del Diritto.
Di troppa libertà si muore.
Scriveva Marcello Veneziani sul quotidiano “Il Giornale”, nel 2014, la libertà ci sta soffocando, da ogni lato. I danni e i vizi che sta producendo hanno superato i pregi e i vantaggi. In occidente siamo giunti a un punto in cui la libertà deteriora il tessuto sociale, avvelena i rapporti umani, peggiora l’umanità.