La camera dei deputati ieri, 18 gennaio 2018, ha approvato la risoluzione per la prosecuzione delle missioni internazionali delle Forze Armate aggiungendone una nuova, in Niger, che vedrà incrementato l’impegno italiano per la sicurezza nel Mediterraneo.
Il Ministro della Difesa Roberta Pinotti ha sottolineato la necessità per il nostro Paese di investire più risorse nelle aree che più incidono sui nostri interessi vitali in attuazione di quella strategia di medio e lungo termine descritta nel Libro Bianco per la sicurezza internazionale e la difesa:
L’intendimento è quello di concentrare le nostre risorse verso le aree di crisi dove più immediati sono gli effetti diretti sugli interessi strategici di sicurezza dell’Italia, senza però dimenticare i principi di solidarietà che, come Paese responsabile nel consesso internazionale, continuiamo ad onorare”. “Il cuore del nostro intervento è il Mediterraneo allargato, dai Balcani al Sahel al Corno d’Africa.
In particolare è stata avviata la nuova missione in Niger, dopo la richiesta da parte del governo nigerino, per l’assistenza e l’addestramento delle locali Forze Armate per incrementarne le capacità operative. In totale si prevede l’impiego massimo di 470 militari.
Per bilanciare l’impegno con le altre missioni si prevede una riduzione della presenza italiana in Afghanistan.
Sempre più attiva la partecipazione italiana in altre nazioni di interesse fondamentale per la nostra sicurezza: Libia, Tunisia, Sahara occidentale e Repubblica Centro Africana, il cosiddetto G5 del Sahel. Missioni di cui l’Italia ha chiesto di essere membro osservatore.
Il Sahel è un’area che si estende per circa 2,5 milioni di km2, dalle coste del Sahara Occidentale sull’Oceano Atlantico fino ai margini del Corno d’Africa. Un’area tra le più povere al mondo, dalle condizioni climatiche estreme, un elevatissimo incremento demografico e con istituzioni deboli, condizioni, che determinano rischi di violenti estremismi, traffici illeciti e minacce alla sicurezza legate al terrorismo.
Ancora una volta si sottolinea che sarà una missione di “Pace”, come si dice “non combat”, ma di certo estremamente rischiosa che servirà a frenare il flusso dei migranti diretti verso le nostre coste.
Così diventa sempre più attivo, come è giusto che sia, l’impegno italiano in politica estera.
In futuro sarà sempre più necessario intervenire in queste aree la cui instabilità mette a repentaglio la nostra sicurezza e quella dell’Europa.