di passo in passo …
Sabato 9 dicembre, alle ore 18:00, presso la galleria d’Arte Arte Vinciguerra di Bellona, si inaugura la mostra personale di Gianfranco Carbone dal titolo <di passo in passo>; l’esposizione, organizzata dal direttore dott. Giovanni Vinciguerra, sarà presentata dal critico d’Arte ing. Carlo Roberto Sciascia, dall’avv. Giuseppe Romano e dalla prof. Marina Scialdone.
In occasione dell’inaugurazione, alla quale sarà presente l’autore, è stato edito un catalogo a colori .
“Dopo circa due anni di <alienazione> politico-amministrativa, – afferma il direttore della galleria Giovanni Vinciguerra nell’invito – ho il piacere di comunicare la ripresa dell’attività artistica dello spazio in Bellona con una serie di mostre di noti artisti, quali Fernando de Filippi, Mauro Malmignati, Ercole Pignatelli, Gino Quinto, iniziando con un giovane tra i più interessanti della nostra Provincia, Gianfranco Carbone”.
Poi, dell’artista proposto ha dichiarato: “Ho avuto modo, in questi ultimi anni, di conoscere Gianfranco Carbone e di notare l’impegno e la dedizione che egli rivolge alla pittura. Ho assistito, tra l’altro, al passaggio dal figurativo all’astratto, convincendomi che la realizzazione delle nuove tele non è frutto di semplice sperimentazione ma una svolta nella sua produzione artistica. Mi piace, perciò, mostrare una panoramica delle opere del giovane artista e offrire un momento d’incontro ad amici ed intenditori”.
Infatti, il giovane artista, attento alle diverse espressività contemporanee, in questi ultimi anni ha saputo cambiare il suo modo di riportare la propria emozione sulla superficie pittorica. Dice di lui Marina Scialdone: “Le tele di Gianfranco Carbone, frutto di un lungo contatto con la materia pittorica, rappresentano la sintesi di un lavorio interiore che, lungi dall’esaurirsi nell’aspetto coloristico, propone sempre nuove dinamiche interiori. Si scorge in ciascuna immagine un particolare stato d’animo: malessere, serenità, riflessione, ansia di ricerca, elementi che appartengono all’autore ma che sono presenti, in maniera individuale, in ciascuno di noi. I titoli talvolta ci guidano in un percorso interpretativo che pone l’accento sulla razionalità con vaghi riferimenti al <figurativo>. Il cavaliere, Rabdomanzia, La siepe, La giostra, esprimono l’esigenza di oggettivare un pensiero e di rendere più diretta la comunicazione. Altri titoli, suggeriscono, di contro, dimensioni più astratte, indefinibili come sono indefinibili le emozioni o gli stati d’animo: Essenze, Profondità, Palpiti, La quiete… In entrambi i casi il filo conduttore delle opere di Gianfranco Carbone ci riporta ad una ricerca interiore che coincide con la sempre nuova sperimentazione delle tecniche pittoriche”.
Infine, nell’analisi critica sull’artista di Carlo Roberto Sciascia, intitolata <Gianfranco Carbone e la percezione degli stati d’animo>, si legge: “Cromatismi sofferti, stemperati fino a distendersi adagiati sulla tutta superficie pittorica, concorrono a delineare la struttura in avvolgenti schemi che, grazie alla scrupolosa miscelazione, creano un effetto visivo di intima percezione. Questa è la chiave dell’opera di Gianfranco Carbone, un artista che offre al fruitore la possibilità di immergersi in un territorio, in cui la concezione di spazio/tempo perde la propria peculiarità proiettandosi in una diversa dimensione grazie ad un sistema di codici linguistici decisamente correlati tra loro; questi ultimi che, pur partecipando autonomamente all’effetto empatico globale del colore ed allo slancio gestaltico del movimento segnico che traspare lieve dal fondo, inevitabilmente colgono ogni elemento dettato dal cuore e lo evidenziano al pubblico in un letto che li fa appena percepire”.
Il critico d’Arte, poi, ha spiegato che “le opere di Carbone rappresentano ciò che egli vede intorno a sé, un mare o un’emozione, un sogno o un pensiero, e lo filtra attraverso la propria interiorità; ne nasce una trasposizione visiva, dettata dai sentimenti scaturiti, dai desideri, dai prodotti del pensiero, come pure dalla riflessione dell’anima su di sé (la psyche individuale socratica), che sa caratterizzare il senso dell’identità della persona; nell’artista si nota l’esigenza di introspezione che riconduce tutto alla coscienza del proprio <io>. In effetti, come affermava il filosofo francese Henri Bergson, mediante l’introspezione si può studiare il fluire degli stati d’animo, senza che di essi si abbia la possibilità di distinguerli nettamente”.
La mostra resterà aperta dal 9 dicembre 2017 al 14 gennaio 2018 tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 17:00 alle 20:30 o su appuntamento (info segreteria organizzativa Marina Addelio, Rosa Guarino, Ada Vinciguerra 0823/96 51 36 – 333/71 61 004).
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Gianfranco Carbone e la percezione degli stati d’animo
di Carlo Roberto Sciascia
Cromatismi sofferti, stemperati fino a distendersi adagiati sulla tutta superficie pittorica, concorrono a delineare la struttura in avvolgenti schemi che, grazie alla scrupolosa miscelazione, creano un effetto visivo di intima percezione. Questa è la chiave dell’opera di Gianfranco Carbone, un artista che offre al fruitore la possibilità di immergersi in un territorio, in cui la concezione di spazio/tempo perde la propria peculiarità proiettandosi in una diversa dimensione grazie ad un sistema di codici linguistici decisamente correlati tra loro; questi ultimi che, pur partecipando autonomamente all’effetto empatico globale del colore ed allo slancio gestaltico del movimento segnico che traspare lieve dal fondo, inevitabilmente colgono ogni elemento dettato dal cuore e lo evidenziano al pubblico in un letto che li fa appena percepire.
L’artista sa distribuire sulla tela una forza aggregante scaturita dal proprio intimo, che è in grado di comporre ogni sensazione provata con stessa intensità ed energia mediante gesti dettati dalle sue esperienze di vita e scelte cromatiche propaganti una rarefatta <vis> primordiale, scaturita dall’intensa emotività e propagantesi in un dinamismo a volte inquietante, altre avvincente.
Le sue accattivanti elaborazioni rincorrono motivi esistenziali e spalancano scenografie dell’animo che, in quelle suggestioni avvertite e/o nelle personali apprensioni verificatesi, offrono una diversa prospettiva con la quale guardare il mondo nella sua completezza.
Le opere di Carbone rappresentano ciò che egli vede intorno a sé, un mare o un’emozione, un sogno o un pensiero, e lo filtra attraverso la propria interiorità; ne nasce una trasposizione visiva, dettata dai sentimenti scaturiti, dai desideri, dai prodotti del pensiero, come pure dalla riflessione dell’anima su di sé (la psyche individuale socratica), che sa caratterizzare il senso dell’identità della persona; nell’artista si nota l’esigenza di introspezione che riconduce tutto alla coscienza del proprio “io”.
In effetti, come affermava il filosofo francese Henri Bergson, mediante l’introspezione si può studiare il fluire degli stati d’animo, senza che di essi si abbia la possibilità di distinguerli nettamente. È un modo diverso di sentire e proporre la “normalità” di tutti i giorni, letta sulla base di sensazioni che si ritrovano nelle scelte cromatiche più che nella gestualità; queste ultime scelte inducono l’artista a fermare in una frazione temporale ciò che avverte intensamente dentro sé ed a proiettarle in un contesto intimamente personale. Il discorso si dipana in reconditi ambiti dell’inconscio per emergere in morbidi colori dalla lettura significativa e dal coinvolgimento viscerale.
È un processo percettivo guidato da vari aspetti cognitivi, emotivi e motivazionali e dal pathos, i quali si sviluppano in tensioni e pulsioni dell’animo fino a disperdersi nel caos dello scorrere delle percezioni. Infatti, nello sfondo cromatico delle sue opere, in cui si accavallano pensieri ed emozioni, Carbone lascia che prenda forma la sensazione provata e ne offre i contenuti contestuali nei quali è maturata, anche quelli vicini al sogno; in questi momenti, come già detto, si nota che indiscutibilmente, più che il valore dei segni, sono le variazioni tonali e le sfumature ad essere determinati nell’espressività dell’artista e a definirne gli elementi interpretativi.
Gianfranco Carbone continua questo percorso interiore tra emozioni e lievi moti dell’animo e ne fa partecipe il fruitore. Sa far riaffacciare dalla sua mente ogni suggestione con un inconfondibile profumo confidenziale sullo sfondo di note dalle diverse tonalità del blu scuro, del tenue giallo, …, custodite nel profondo grazie ad una precisa intuizione intimistica con una semplice ma ricca e penetrante immediatezza visiva, di certo sintesi, ma anche essenza, del suo discorso rivolto all’armonia del momento laddove l’essere supera la necessità dell’apparire
Il messaggio dell’artista, decontestualizzato dall’impianto visivo e reinserito nel suo mondo intimo, si ricompone sulla tela in frammenti vivi in vibrazioni cromatiche e campiture morbide tipiche della riconoscibilità stilistica dell’artista.