di Mario Setta *
SULMONA – “L’Italia fuori è migliore dell’Italia dentro”. Pronunciata come un principio assoluto, come una verità apodittica può sembrare eccessiva una simile affermazione. Ma, se si pensa, si valuta e si riflette sulla storia dell’emigrazione italiana, la verità emerge in maniera lapalissiana. L’Italia all’estero, un’Italia più numerosa di quella in casa, è un Paese dalle mille facce, dalle innumerevoli capacità espresse in ogni lingua e su ogni territorio. L’ultimo libro di Goffredo Palmerini, “L’Italia nel cuore”, ne è l’ennesima testimonianza.
Palmerini, da oltre dieci anni, ha iniziato un lavoro di rapporti internazionali con italiani all’estero, che ha creato una rete di interessi culturali, di legami tra persone, istituzioni e libere associazioni che esprimono la volontà di conservare la memoria delle origini e valorizzare per nuove frontiere un passato libero dalle catene della tradizione. L’avventura della terra come casa comune.
L’emigrante è un uomo nuovo per un mondo nuovo. Forse il titolo del libro avrebbe potuto essere “Il mondo nel cuore”, perché Palmerini ha uno sguardo universalista, un progetto, più o meno consapevole, per contribuire alla nascita di un mondo in cui gli italiani, con i valori di sempre, potrebbero rappresentare il lievito nella massa. D’altronde fu un italiano, Cristoforo Colombo, a superare le colonne d’Ercole ed approdare al nuovo mondo. Da allora, numerosi italiani hanno dato vita alle più interessanti e artistiche realizzazioni umane in qualsiasi parte della terra.
Il libro di Palmerini è una antologia di personaggi, fatti, notizie, analisi sulle problematiche dei rapporti a carattere internazionale. La città di L’Aquila, l’Abruzzo, l’Italia e il mondo. E sembra strano che proprio da L’Aquila, il cui motto municipale “Immota Manet” dà l’idea di chiusura tra le proprie montagne, sia arrivata questa ventata di internazionalismo, di superamento delle barriere. Una weltanschauung che offre un panorama a vasto raggio, un futuro ultramillennario per cui, stando alle parole di Teilhard de Chardin, “l’umanità è talmente giovane che la si può ben dire appena nata”.
Il filosofo Nietzsche, autore del concetto di “oltre-uomo”, nella primavera del 1883, pensa di lasciare Roma e di recarsi in Abruzzo, a L’Aquila. Scrive: «Volevo andare all’Aquila, fondata da uno degli esseri a me più affini, il grande imperatore Federico II di Svevia. Ma in tutto questo c’era un destino: dovetti tornare indietro.» In una lettera (cartolina) scrive alla sorella Elisabeth: «E’ andata male! Lo scirocco ha inferto la sua spada fiammeggiante su L’Aquila! Quel posto non fa per me!» Per Nietzsche l’aquila (l’uccello) era metafora dell’essere che si libra nelle altezze. Che cosa abbia reso “disastrosa” la visita di Nietzsche a L’Aquila non sappiamo. Non ne parla. Forse il suo stato d’animo, la sua suscettibilità, la sua facile disposizione alla delusione nel confrontarsi con la realtà.
Il libro di Palmerini è stato presentato il 10 luglio scorso a Sulmona, al Meeting Santacroce Hotel, di fronte ad un gruppo di attenti uditori. Ne hanno parlato Franco Ricci, di origini abruzzesi, docente all’Università di Ottawa in Canada, Francesca Pompa, responsabile Edizioni One Group, Salvo Iavarone presidente Asmef e l’autore.
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