IN ALLARME LE ASSOCIAZIONI COMBATTENTISTICHE E D’ARMA
Magg. Gen. (c.a.) Vincenzo Ruggieri
Presidente ANUPSA Gruppo di Torino e Valle d’Aosta
Il provvedimento che ha animato il dibattito politico di questi ultimi giorni, ampiamente ripreso da tutti i mezzi di comunicazione, riguarda non solo i dipendenti del Ministero Difesa, ma tutti i lavoratori che godranno in futuro di pensione o siano attuali percettori di pensione.
In sintesi, secondo la voce fatta circolare e per pudore immediatamente smentita da diversi responsabili politici, la pensione di vedove, vedovi e figli che per semplificare chiameremo superstiti, dovrebbe subire una sensibile riduzione perdendo di fatto la caratteristica “previdenziale” per assumere quella “assistenziale”.
E’ da notare che già la legge 335 del 1995, la cosiddetta legge Dini, ha decurtato la pensione dei superstiti riducendo quella del titolare defunto di una percentuale in relazione al reddito imponibile dei superstiti. Il punto, però, da cui partono le riduzioni è sempre la pensione spettante al deceduto. La variante che si voleva introdurre partiva invece dall’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) che avrebbe obbligato il superstite richiedente pensione a dichiarare non solo i redditi da esso percepiti, come in atto, ma anche i patrimoni posseduti da tutti i componenti del nucleo familiare. In sostanza i risparmi di una vita del deceduto, sotto qualunque forma impegnati (conti correnti, casa data ai figli, ecc.), obbligatoriamente dichiarati, avrebbero concorso a formare un reddito ISEE che avrebbe a sua volta comportato una erogazione ridotta, di tipo assistenziale, con risparmio dell’INPS e vantaggio per le casse del Governo.
Non è la prima volta da quando il Prof. Tito Boeri è alla Presidenza dell’INPS che si rincorrono voci alquanto fantasiose. Solo qualche mese fa era circolata l’idea che tutte le pensioni in atto avrebbero dovuto essere rideterminate col metodo contributivo.
Naturalmente i vitalizi di cui godono i parlamentari non sarebbero stati minimamente toccati. E sapete perché? Perché si chiamano “vitalizi”, anche se sono delle pensioni. Pensate che lungimiranza nella nomenclatura dei compensi usata a suo tempo dai parlamentari.
Il provvedimento subirebbe un poderoso mascheramento con titoli del tipo “Taglio agli sprechi”, “Contrasto alla povertà” e con incomprensibili espressioni linguistiche come: “Superamento di sovrapposizioni e situazioni anomale”, che avrebbero potuto gettare una cortina fumogena sulle reali intenzioni del Governo.
Dal provvedimento sarebbero state escluse le vedove attualmente in godimento di pensione di reversibilità sia per questioni di diritti acquisiti, sia per evitare subitanee reazioni delle persone colpite dal provvedimento. Presumibilmente più contenuta la reazione di chi pensa di diventare vedova in futuro.
Il tutto appare anche ben impostato dalla compagine governativa: si tratta di un ddl sul contrasto alla povertà già approvato dal Consiglio dei Ministri alla fine di gennaio, ma passato sotto silenzio da parte dei media, in cui si prevede un riordino delle prestazioni assistenziali e previdenziali legate al reddito. Tra queste ultime rientrano le pensioni di reversibilità anche se non esplicitamente menzionate nel disegno di legge. Il provvedimento, contenuto in una delega al Governo, potrebbe essere approvato con decreto legislativo senza passare per il Parlamento, magari coperto da un titolo del tipo “Taglio agli sprechi”.
Si sta avverando una profezia di Indro Montanelli: certi governi amano talmente i poveri che ne creano sempre di più.
L’iniziativa sulla quale abbiamo argomentato sembra, sembra solo, apparentemente ritirata per la veemente reazione di tutti (politici, ministri, sindacati, ordini professionali, giornalisti, ecc.) ma vedrete che la fertile mente dell’INPS non tarderà a formulare un ulteriore sistema per rubarci le pensioni.
Ma le Associazioni Combattentistiche e d’Arma non ci stanno. Ricordano che durante il servizio militare hanno versato il 33% della retribuzione comprendendo in tale contribuzione anche la reversibilità.
Le spese incompatibili con le risorse disponibili e gli equilibri del bilancio sono i costi della politica, i privilegi ed i vitalizi senza o con insufficienti versamenti previdenziali.