Danilo De Masi
In tutto il mondo i Paesi “Alleati” celebrano la Giornata delle Forze Armate l’11 novembre (sott’inteso 1918) con grande impegno di quelle che noi chiamiamo “Associazioni Combattentistiche e d’arma” ovvero le Associazioni che furono istituite dopo la Grande Guerra a tutela ed assistenza degli ex “Combattenti” 1914-1918, le Associazioni delle singole Forze Armate o Corpi militari, le sopraggiunte (Guerra di Liberazione) Associazioni Partigiane. Come ho accennato in altri articolo ospitato alle pagine 5-6 dell’ InformaSaggi di settembre 2015, dagli Stati Uniti al Belgio, dal Canada (Remembrance Day) l’11 novembre si celebra sia la fine della Grande Guerra che la “Vittoria” sulla tirannide (sottinteso della Germania non ancora “nazista”) e sull’invasore: la Germania firmò la “resa incondizionata” nella carrozza 2419-D della Compagnie Internationale des Wagons Lits (C.I.W.L.) fermo nella Foresta[2] di Compiègne: il trattato di pace venne rinviato ad una conferenza da tenersi a Versailles il 23 giugno 1919 [3]. L’Italia si era defilata dalla guerra dieci giorni prima, accogliendo (con la riserva mentale di chiamarla Vittoria) una richiesta di “Armistizio” da parte dell’Austria che prevedeva semplicemente che gli Italiani cessassero il fuoco durante il “ritiro” delle truppe austro-ungariche: non sconfitte sul campo ma ormai prive di rifornimenti che, invece, l’Italia riceveva sull’Adriatico dalle navi “americane”. La “bella penna” del Capitano Ferruccio Parri scrisse il “Bollettino della Vittoria” firmato da Armando Diaz e questo ebbe almeno tre conseguenze: gli italiani nati nell’immediato da famiglie patriottiche ma ignoranti vennero battezzati “Firmato”, altri più comprensibilmente (come mio padre diversamente destinato a nascere rigorosamente Giuseppe, Domenico o Leonardo) ebbero nome Armando; gli Americani di Thomas Woodrow Wilson si arrabbiarono e non operarono affinché nel trattato di pace venisse riconosciuta all’Italia la Dalmazia già veneziana[4]. Tutt’oggi gli “Alleati” non invitano l’Italia alle celebrazioni per l’11 novembre anche nella considerazione che la successiva guerra l’Italia l’ha iniziata dalla parte della Germania e del Giappone. La giornata dedicata tanto dal mondo anglosassone quanto dalla Russia (per la Cina è il 2 settembre, resa del Giappone, nel 1945) ai “Veterani” di ogni Corpo ed Arma, ha il significato di un collettivo riconoscimento ai militari (nel 1915-18 molti erano i Volontari addirittura tra coloro che erano stati dichiarati “inabili” o che non avevano obbligo di leva) che hanno combattuto per la propria Patria o Nazione (concetti, vocaboli, significati spesso equivocati od erroneamente ritenuti sinonimi) ed a quelli che – terminato il servizio – rimangono nella “Riserva”: gli uni e gli altri “organizzati” nella medesima Associazione, talora integrata da familiari e simpatizzanti. Il concetto nasce – dal punto di vista storico – con i Veterani delle Legioni romane che andavano in pensione ricevendo un appezzamento di terra sufficiente a far vivere la propria famiglia (in senso allargato) e nel contempo assicurando allo Stato una presenza affidabile in un determinato territorio: la traccia più nota è quella del Forum Julii – dove si insediarono i legionari di Giulio Cesare veterani delle guerre galliche.
I Veterani erano sempre pronti – in caso di bisogno – a lasciare l’aratro per impugnare la spada [5] in difesa di Roma. Non sempre i Veterani romani erano tali “di sangue” (a proposito di jus sanguinis) ma spesso per il sangue versato “a maggior gloria di Roma”.
In questi “cattivi tempi” che da troppo tempo “corrono” i militari e gli appartenenti alle Forze di Polizia sono spesso disprezzati dagli stessi “Corpi” od Amministrazioni di appartenenza ormai “frequentati” in gran parte da chi considera la propria …. una “occupazione” e non una missione od un “mestiere” nel senso latino del termine. Nella migliore delle ipotesi quelli che sono in pensione od in congedo vengono definiti “ex” (vocabolo lessicalmente non scorretto ma entrato nei vocabolari moderni dalla Francia di fine ‘700, spregiativamente riferito agli incarichi pre Rivoluzione francese, quindi privi di valore) nonostante forniscano ancora il maggior numero di “Volontari” nell’opera di soccorso o di emergenza.
Anche il soldato inglese “ausiliario”, congedato [6] dopo il servizio in Sud Africa ed indossati i panni del postino in “madre Patria” (tagliando l’erba nei giardini, come secondo lavoro) lamenta – per il tramite di Kipling – la trascuratezza dei concittadini nei confronti dei Reduci.
Ma il vizio di dimenticare il servizio reso dai militari poco dopo aver concesso l’alloro, è comunque tipicamente italico e se ne lamentava già quello che noi cantiamo inconsapevolmente nello stesso Inno Nazionale (Fratelli d’Italia o, più correttamente, Il Canto degli Italiani). Andandosene in pensione a Literno, Scipione l’Africano si portò dietro il famoso Elmo e mandò a dire “Ingrata Roma non avrai le mie ossa”.
L’anziano legionario romano [7] giunto alla pensione verso il 300 d.C. in Britannia (è sempre Kipling che riferisce) rinuncia prudentemente alla cerimonia (purple Southern) in pompa fiammante che lo aspetta “a Roma …. dove si conquista l’alloro” ….. dopo aver percorso la “vecchia via Aurelia tra i pini degradanti al lido, al mare etrusco scintillante …” e chiede al Legato imperiale di lasciarlo in pensione tra “mari di erica … ed il profumo dei biancospini” [8] dove impegnarsi nel volontariato britannico.
Ad uno dei più importanti Circoli militari d’Italia dopo un “cambio della guardia” ho letto in bacheca un avviso diretto agli “ex Ufficiali” mentre nella città ove risiedo da pensionato è stato abolito il grado, davanti al nome nei vari “passi” onde evitare che il soldato di guardia riservi un qualche riguardo a quello che sarebbe comunque (da caporale a generale) un “superiore”. Insomma se non si vuole ricordare il soldato “Combattente” lo si associ almeno al Veterano soccorrente nel Volontariato e nella Protezione Civile, al Centurione a cavallo, Santo Patrono delle Fanterie, che tagliò con la spada il proprio mantello per donarne metà ad un povero assiderato.
L’11 novembre è anche la ricorrenza di San Martino slavo nato ad Emona nel 316, centurione romano della XIII^ Legio, di stanza nei pressi di Lubiana, poi Vescovo in Francia.
[1] “tra le rossastre nubi” autunnali del Carducci ed il “profumo dei biancospini” primaverili del Legionario romano di Kipling, e “la nebbia a gl’irti colli piovigginando sale”: l’autunno è tempo di particolare “Ricordo” anche dei Caduti..
[2] La Foresta diCompiègne è nella provincia di Amiens, Nord della Francia al confine con il Belgio.
[3] Nota n° 301 a pag. 115 (Il completamento dell’Unità d’Italia) in “C’è urgente bisogno di Carabinieri …” – Edizioni Il Fiorino.
[4] Vittoria mutilata: l’espressione scaturita dalla penna di Gabriele Rapagnetta (più noto col “nome d’arte” o di adozione Gabriele D’Annunzio, non tiene tuttavia conto che all’Italia venne concesso l’Alto Adige che non aveva nulla di italiano (e’ Italia dove si parla italiano ….. sostenevano i patrioti risorgimentali).
[5] Shalom Asch chiosa che “la spada è vittoriosa per un poco, ma lo spirito per sempre”.
[6] Delle considerazioni di un English Irregular, discharged “canta” Kipling in una delle poesie (pag. 123 di “Poesie”) dedicata alla Regina Vittoria per il giubileo del 1897.
[7] The Roman Centurion’s Song è tra le Poesie di Ruyard Kipling
[8] Kipling parla di “scent of hawthorn in the sun….”