LETTERA APERTA AI SIGNORI PRESIDENTI:
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI PROTEMPORE
Matteo Renzi
DELL’INPS PROTEMPORE
Tito Boeri
OGGETTO: CONTRO I PENSIONATI UNO STALKING O TORTURA DI STATO?
Signori Presidenti,
il vostro censurabile comportamento nei riguardi del popolo dei pensionati mi ha indotto ad indirizzarvi la presente prima di promuovere una informativa alla Procura della Repubblica per l’ipotesi di reati penalmente rilevanti di “stalking” o “tortura di Stato”.
La stampa di regime strombetta che l’INPS sta pagando gli arretrati previsti dal D.L. 65/2015 emesso a seguito della sentenza 70/2015 della Consulta.
Un importo una tantum. Nulla di più.
Una beffa che ha raggirato la sentenza con i giochi di prestigio di un Governo che ha deriso i pensionati. Arretrati che oscillano da un massimo di € 2.800 a un minimo di € 796 lordi.
Contro i pensionati sia il Presidente del Consiglio che il Presidente dell’ INPS hanno posto in essere un vero e proprio stalking o una vera e propria tortura di natura psicologica senza precedenti (ipotesi di reati penalmente rilevanti) supportati da una stampa di regime con una manipolazione dei costi che la sentenza della Consulta avrebbe comportato. Un bombardamento incessante di questi soloni pennivendoli. Si è passati dai 5 miliardi ai dieci poi addirittura a 22. Hanno sempre parlato negativamente della decisione che avrebbe aperto un buco nel bilancio dello Stato.
E’ stata processata la Consulta e hanno sollecitato addirittura il Capo del Governo a disattendere la pronuncia.
Vorrei ricordare che il Presidente del Consiglio in occasione della trasmissione RAI programma “l’Arena” disse “che nessuno avrebbe perduto neppure un euro e che la sentenza sarebbe stata onorata”.
La decisione adottata con il d.l. 65/2015 convertito in legge 109/2015 è contraria alla decisione della Corte in quanto viene violato il principio reintegratorio di cui all’art, 136 della Costituzione.
Tale interpretazione è altresì confortata dalle dichiarazione di Gustavo Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte Costituzionale, secondo il quale dal principio dell’equilibrio di bilancio non deve dedursi un “lasciapassare” al libero arbitrio della politica nello stabilire a chi farne pagare il prezzo.
Vorrei ricordare che nel 1988 e 1991 la Corte emise le sentenze rispettivamente n, 501 e n. 1 affermando sempre il principio che le pensioni dovevano essere continuamente adeguate alle retribuzioni dei dipendenti in servizio, non in un rapporto matematico, ma comunque costante in base agli artt. 36 e 38 della Carta.
Non a caso la Consulta afferma: “L’interesse dei pensionati, in particolar modo di quelli titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie intaccando i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale-”
Sul popolo dei pensionati da anni si accanisce la fantasia dei riformatori d’attacco che non perdono occasione di tagliare i cosiddetti redditi da contributi previdenziali.
Purtroppo sarà inevitabile il ricorso giurisdizionale affinché anche il D.L. 65/2015 convertito in legge 109/2015 sia dichiarato incostituzionale finché non sarà abolito l’art. 136 della Carta Costituzionale.
Salvis Iuribus.
Torino 1 agosto 2015
Gen. Vincenzo Ruggieri
Presidente ANUPSA Gruppo di Torino e Valle d’Aosta
enzoruggieri@alice.it