di Francesco Lenoci
Docente Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano
Vicepresidente Associazione Regionale Pugliesi – Milano
MILANO – Giovedì 11 giugno, mattina, ero a Milanofiori per la firma, con la più grande casa editrice d’Europa, del contratto relativo al mio trentatreesimo libro in materia di finanza aziendale e del contratto relativo al mio trentaquattresimo libro in materia di bilancio.
Alla fine del colloquio, ho invitato il direttore generale agli eventi che mi avrebbero visto protagonista giovedì sera e sabato sera, rispettivamente, l’inaugurazione del Salento Village e il matrimonio tra il Primitivo di Manduria e il Caciocavallo stagionato in grotta di Noci.
Soddisfatte le normali curiosità del mio interlocutore, è arrivata puntuale la domanda di rito: “Se lei, professore, è il vicepresidente dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, chi è il presidente?”
Ho risposto come sempre: “Il mio presidente è il leggendario Cavaliere del Lavoro Dino Abbascià”.
Perché ho sempre definito leggendario il mio presidente? Perché lui arrivò ragazzino da Bisceglie a Milano con la classica valigia di cartone. Agli inizi faceva il garzone di fruttivendolo: non era il massimo, c’erano altre categorie di garzoni più prestigiose, tra cui il garzone di macelleria. Lui non si dava pace, anzi piangeva quando pensava al suo stato e diceva: “Verrà un giorno in cui un chilo di frutta costerà più di un chilo di carne”.
Sappiamo tutti che quel giorno è arrivato da tempo e che la differenza tra i due generi è significativa. Ebbene, mi piace sottolineare che siffatto cambiamento non è avvenuto per opera del fato, o della storia, ma perché Dino Abbascià ha contribuito a determinarlo.
È stato lui ad inventare “Abbascià Frutta Pregiata”, è stato lui ad attrezzare i furgoni che senza soluzione di continuità riforniscono i ristoranti milanesi, è stato lui a dotare la sua azienda di un sistema logistico all’avanguardia per far fronte agli ordini e alle spedizioni, è stato lui a trasformare la sua azienda da un normale fornitore di frutta in un eccezionale fornitore di qualità.
Per fare tutto questo ha lavorato, tantissimo, di notte ancor più che di giorno, confermando ancora una volta che Milano è la città dove generazioni di pugliesi hanno dato il meglio di sé. Come faccio, come faccio a dire a un siffatto Cavaliere del Lavoro “riposa in pace”?
Sapete cosa faccio? Non glielo dico, tanto so bene che troverà il modo di lavorare anche nell’alto dei Cieli e che anche lassù farà il turno di notte con il sorriso sulle labbra.