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AMIGDALUS
RADICI, NATURA E COLORI DELLA NOSTRA TERRA, SECONDO BRUNA BONTEMPO
A Santo Stefano di Sessanio, dal 13 al 23 dicembre, la mostra personale a Palazzo dell’Opificio
di Goffredo Palmerini
Sarà stato l’eccezionale contesto ambientale ed urbano di Santo Stefano di Sessanio a far uscire dalla sua riservatezza artistica Bruna Bontempo Cagnoli, pittrice feconda, appassionata dai colori della nostra terra, ma finora mai lambita dal desiderio d’epifania. Nasce così AMYGDALUS, la prima Mostra personale di questa Artista sensibile e raffinata. Aprirà per l’appunto a Santo Stefano di Sessanio, dal 13 al 23 dicembre, presso il Palazzo dell’Opificio, in Via degli Archi. Vernissage alle ore 17 del 13 dicembre. L’amore per questi borghi, cresciuto con le assidue frequentazioni di Calascio e della sua magnifica Rocca – per National Geographic uno dei 15 castelli più belli del mondo – s’insediò nell’Artista dopo il tragico terremoto dell’Aquila, quando suo figlio, Franco Cagnoli, musicista e scrittore, vi andò a vivere. Molte le giornate passate lassù, in compagnia di Franco e Mimì, uno degli ultimi pastori calascini. Al pastore Mimì, e al suo gregge, l’Artista dedica infatti la sua esposizione. Quelle esperienze hanno accentuato in lei l’innata passione per la ricerca del colore, attinto dalla Natura al suo stato puro, in una percezione visiva di forte coinvolgimento. E la ricerca del colore en plain air e il suo tratto sulla grezza tela, a volte su semplice iuta, in Bruna Bontempo affondano radici nella storia di queste comunità montane, segnate nel bene e nel male dagli aspri luoghi delle greggi. Nella pastorizia e nelle faticose transumanze. Nella natura incontaminata e cangiante. Nei suoi ritmi e nelle impareggiabili cromie. I suoi dipinti rivelano il cordone ombelicale con la storia di queste terre d’Abruzzo, l’ancoraggio nell’ancestrale essenzialità della cultura rurale della gente di montagna.
Nascono così i tratti del colore sulle sue tele. Intensi. Una pudica espressione dell’anima. La sapida trascrizione del vissuto atavico di queste genti e dei loro antichi rituali quotidiani. Un’umanità forte e schietta. Semplice e gelosa della sua terra, che tra immani fatiche e laceranti solitudini aveva tuttavia la sapienza d’attendere il ritmo del tempo, conosceva rumori ed odori della natura, apprezzava come un dono il cambio delle stagioni vivendo le diverse declinazioni del lavoro. Infine, assaporava lo stupore per i salti cromatici che dal candore delle cime innevate volgevano alle esplosioni dei colori in primavera, quando proprio i mandorli in fiore anticipavano come una rivelazione l’imminente risveglio della natura. E poi la cornucopia di tonalità cromatiche che l’autunno contrappuntava all’estate. “Un mondo magico – dice l’Artista – che ha visto uomini e greggi immergersi nella natura incontaminata e cangiante, nei suoi colori e nei suoi ritmi. Un racconto di vita, di sostentamento e di bellezza, che la memoria non deve mai abbandonare o far cadere nell’oblio, ma tenere desta l’attenzione perché tutto possa vivere, raccontarsi come Amygdalus, che torna a fiorire a primavera, in una rinascita continua di colori, di stagioni e di bellezza”.
La natura incorrotta. Selvaggia. Misteriosa. Sulle tele di Bruna Bontempo diventa scenario di gioco fantastico, poetico. Lirismo cromatico generoso e sensuale, eppure fine e delicato, come il rispetto verso luoghi e genti di questa terra. Una tacita narrazione di storie, d’umanità e di memoria, attraverso il colore. Il portato d’una densa sensibilità artistica e culturale, che sa attingere al vissuto intenso delle genti di questa incantevole porzione d’Abruzzo con l’umiltà di chi cerca l’autenticità vera, libera dai condizionamenti e dalle consuetudini delle comunità “evolute”, imprigionate dalle schiavitù della modernità. Ne deriva una pittura altrettanto libera da canoni estetici preordinati, dove il tratto cromatico rivela ogni volta spontaneità e il colore ostenta una sua purezza non formale. Questa – così credo di poterla descrivere, senza pretese critiche che esulano dalla mia competenza, ma solo quale manifestazione d’una emozione – mi pare l’indole artistica di Bruna Bontempo, formatasi nel crogiuolo culturale aquilano fatto di musica, teatro, cinema e cenacoli letterari, attraverso gli studi condotti tra la Facoltà di Lettere del nostro ateneo e l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila. Un’indole, tuttavia, che riesce a spiccare il volo grazie alla versatilità d’un animo attento all’Uomo e ai suoi retaggi culturali. Un’attitudine sincera a ricercare e comprendere i valori veri della nostra gente, laddove essa vive da secoli. Un talento, quello di Bruna Bontempo, non sepolto nella terra per semplice conservazione, bensì espresso a piene mani nella ricerca premurosa della dimensione profonda dell’Uomo.
Santo Stefano di Sessanio e il suo territorio