Dover iniziare una collaborazione sistematica sulla scia del consenso registrato in seguito alla pubblicazione, su un giornale o altro “media”, di alcuni vocaboli come computer, erario, fisco, moneta, cafone, idiota, o cuccetelle, eccetera, ecc., a primo acchito mi ha condotto ad un bivio, ponendomi di fronte un dilemma: continuare ad inventarmi storie piacevoli, occasionali ed estemporanee, godibili e accattivanti fin che volete, intorno al significato delle parole? Oppure darmi io stesso una regola, un metodo, al limite: una consequenzialità, nella scelta dei soggetti? Quanto meno una visione programmatica!
L’incertezza è durata poco, come i due asini della vignetta che, legati ad una stessa corda, si muovono in direzione opposta per raggiungere i due mucchi di fieno sistemati uno a destra e l’altro a sinistra della scena: finché tireranno uno da una parte e l’altro dall’altra difficilmente raggiungeranno il fieno. Mentre solo quando avranno capito che mettendosi d’accordo e “muovendosi insieme”, accoppiati, nella stessa direzione prima da una parte e poi dall’altra, … solo così potranno vedere realizzata la loro aspirazione e raggiunta la loro meta.
Nel mio caso – asino terzo, tra i due della similitudine – l’accordo era che comunque, pur trattando io un vocabolo alla volta, le inferenze di teoria generale della lingua e i procedimenti analitici utilizzati alla riscoperta del “significato perduto” avrebbero costituito la base teorica le cui finalità mirano sempre ad un arricchimento di competenza linguistica. Proprio la finalità che mi sono dato nell’intraprendere questa attività: quella di fare educazione linguistica.
Arrivato perciò alla decisione sulle parole da proporre mi sono detto: perché non cominciare dalle parole che più frequentemente si utilizzano per spiegare i fenomeni della lingua? E così ho fatto.
Apriamo, allora, questo nuovo ciclo di “lezioni”, se così vogliamo chiamarle, cercando di spiegare il significato delle parole che ricorrono nella espressione “morfosintassi e semantica nella evoluzione delle parole” che in un certo senso possiamo anche considerare il soggetto della nostra ricerca e il titolo della stessa rubrica. Spiegherò quindi – hic et nunc (qui e adesso) – le parole “morfologia”, “sintassi” e “semantica”, dando per scontato che le altre due: “evoluzione” e “parole” siano abbastanza trasparenti alla maggior parte dei lettori.
“Morfo-sintassi”, da me usata, è una parola composta da “morfologia” e “sintassi”. Tutt’e tre: morfologia, sintassi e semantica, sono branche della grammatica e quindi delle sezioni, o tagli, o punti di osservazione, sulla base dei quali si può studiare una lingua.
Sono tutte parole di origine greche, come d’altronde “grammatica”, conservate fino a oggi quasi in tutte le lingue. La morfologia, in quanto studio (loghìa = discorso su …) della forma (morfé = forma o struttura) delle parole, ha per oggetto la parola e i suoi elementi strutturali [vedi anche: a-morfo e smorfia ].
La sintassi (syn-taxis = insieme + metto in ordine, schiero, organizzo) è lo studio dei rapporti tra le parole all’interno del testo linguistico-letterario.
La semantica (semantikòs = … che riguarda il significato) si occupa dei significati delle parole [vedi anche: semaforo = portatore di segno o segnale].
Una semplice nota integrativa sulla formula “morfo-sintassi”: pur avendo un ambito definito e una propria autonomia all’interno di ogni singolo campo pertinente, ogni disciplina – specialmente quelle della linguistica – vengono studiate in relazione l’una dell’altra, in quanto ogni conquista (o risultato teorico) dell’una o dell’altra interessa anche quella più vicina. Nel caso della morfologia e della sintassi è evidente che le parole mutando la loro forma mutano anche di significato (semantica) e, mutando di significato, mutano (o richiedono) anche un tipo di relazione diverso con le altre parole “schierate assieme” (sintassi) nel testo linguistico.
A questo punto diventa trasparente per tutti – lo credo e lo spero – il senso della espressione: “morfo-sintassi e semantica nella evoluzione delle parole” (o – più in generale – linguistica), che ho scelto come titolo di questo articolo: primo di tutta la serie di cui vorremmo occuparci.
Luigi Casale