Nell’intento di vanificare alcune perplessità si ritiene opportuno sintetizzare la normativa relativa alle perequazioni previste per il 2014, anche in considerazione che alcuni accorgimenti “fiscali”, (una sorta di pubblicità ingannevole o abuso della credulità popolare) adottati dall’Agenzia delle Entrate, potrebbe indurre il percettore a facili illusioni.
Si ritiene pertanto opportuno riepilogare con “domestiche” espressioni gli aumenti effettivi che saranno concessi ai “comuni” pensionati.
* più 1,2% (100% dell’indice Istat) sulle pensioni d’importo mensile sino a 3 volte il minimo di dicembre 2013 (1.487 euro);
* più 1,08% (90% dell’indice) per quelle d’importo mensile compreso tra 3 e 4 volte il minimo (da 1.487 a 1.982 euro);
* più 0,90% (75% dell’indice) per quelle d’importo mensile compreso tra 4 e 5 volte il minimo (da 1.982 a 2.478 euro);
* più 0,60% (50% dell’indice) per quelle d’importo mensile compreso tra 5 e 6 volte (da 2.478 a 2.973 euro).
Nessuna rivalutazione, infine, per le quote di trattamento d’importo superiore 2.973 euro.
Tuttavia, così come è stato illustrato lo scorso anno, gli importi delle pensioni relativi ai mesi di gennaio e febbraio, anche se superiori a € 2.973/00, risulteranno maggiori di quelli precedenti. Non facciamo illusioni. Per i pensionati con importi superiori a € 2.973/00, nessun aumento è stato concesso. L’aumento “virtuale” si riferisce alle omesse trattenute fiscali (qui l’abuso della credulità popolare) relative all’addizionale comunale e all’addizionale regionale. Le stesse saranno ripristinate, speriamo nella stessa misura, nel mese di marzo.
Vincenzo Ruggieri