Le vicende giudiziarie che hanno coinvolto alcuni esponenti della maggioranza del comune di L’Aquila hanno indotto il sindaco Cialente a rassegnare le dimissioni.
In conferenza stampa il sindaco ha detto “me ne vado perché delegittimato, stanco e arrabbiato, per il bene della città, per l’impossibilità di essere credibile dopo l’inchiesta”. Tra le tante cose Cialente denuncia l’avvio di una campagna denigratoria, “la macchina del fango” come lui stessa l’ha definita. Lui che è un politico dovrebbe sapere come vanno queste cose.
Noi siamo convinti della bontà e della positività del suo gesto e concordiamo sull’impossibilità di essere ancora credibile.
Senza voler commentare le inchieste della magistratura rimproveriamo a Cialente i tanti errori compiuti nell’affrontare la tragedia del sisma che ha colpito L’Aquila. Scelte incomprensibili e errori di comunicazione che a lungo andare hanno compromesso la sua credibilità.
Per tutti, ricordiamo la sua battaglia, subito dopo il sisma, contro la nomina del Presidente della Regione Gianni Chiodi a Commissario Delegato alla Ricostruzione. Una battaglia tutta politica, che ha aperto una “voragine” tra il comune e la Regione Abruzzo mai più risanata. Così le due istituzioni invece di collaborare nell’interesse della comunità si sono date battaglia, nel linguaggio politichese che ben conosciamo. Ricordiamo che Cialente all’epoca era Vice Commissario, poi dimessosi, e poteva benissimo guidare la Ricostruzione con l’aiuto e la collaborazione di una struttura di livello superiore a quella del comune e dotata di maggiori risorse. Ha voluto la “bicicletta” ora è stanco di pedalare, la fatica è diventata insostenibile. La misura è colma e l’uomo è sfinito.
Bene ha fatto a lasciare.