A MARIO FRATTI IL CAPRI AWARD PER TEATRO E NARRATIVA, AL SIRIANO ADONIS PER LA POESIA

16 Settembre 2013
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Il drammaturgo sarà il 18 settembre a L’Aquila

per presentare il suo romanzo “Diario proibito”

 di Goffredo Palmerini

  L’AQUILA – Arriverà all’Aquila mercoledì prossimo, Mario Fratti, per presentare l’unico suo romanzo “Diario proibito – L’Aquila anni Quaranta” (Graus Editore) scritto mezzo secolo fa ed ambientato nella sua amata città natale – “A L’Aquila, città che tanto amo”, ha scritto nella dedica – dalla quale nel 1947 partì per Venezia e poi per New York. Nella metropoli americana si è affermato come uno dei più grandi drammaturghi, riuscendo a raggiungere il successo in vita laddove non era capitato neanche a “mostri sacri” del teatro americano, come Tennessee Williams e Arthur Miller, ed europeo, come Bertolt Brecht e Jean Paul Sartre. Ora torna nella sua città con il solito entusiasmo, con l’ottimismo e la speranza di vedere L’Aquila rinascere dalle rovine del terremoto. Torna per la presentazione dell’unica sua opera di narrativa dove si raccontano, tra realtà ed immaginazione creativa, gli anni difficili dopo l’8 settembre 1943 a L’Aquila, la fine del fascismo e poi della guerra, la riconquista della libertà ed i primi anni della democrazia. Li racconta, quegli anni, con la crudezza tipica della sua scrittura che non indulge a giri retorici, immediata e diretta, densa di dialoghi battenti, narrando efferatezze, violenze e torture, lo stupro della dignità umana di quel periodo terribile per L’Aquila e l’Italia, insanguinate dall’occupazione nazista e dai repubblichini di Salò. Il romanzo, in fondo, è un inno alla libertà, una testimonianza letteraria del contributo degli aquilani alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo, reso vivido anche con l’inserimento, in appendice al romanzo, del dramma “Martiri”, atto unico dedicato ai Nove Martiri Aquilani, giovani in lotta per la libertà catturati e fucilati dai tedeschi nel 1943, dei quali Fratti era amico e coetaneo. Brani del suo dramma teatrale saranno declamati, il 23 settembre prossimo, nelle manifestazioni per commemorare i Nove Martiri, nel 70° anniversario della loro uccisione, un fatto tra i primi della Resistenza.

Di quegli anni, attraverso le pagine del suo romanzo “Diario proibito”, si parlerà il 18 settembre a L’Aquila, dalle ore 17, presso l’Auditorium “E. Sericchi” in via Pescara 2, con gli interventi dello storico Walter Cavalieri, del presidente della Deputazione Abruzzese di Storia Patria Walter Capezzali, con le annotazioni della giornalista Annamaria Barbato Ricci, dell’editore Pietro Graus e dell’Autore medesimo, dopo il saluto e l’omaggio del sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, all’aquilano forse più famoso al mondo, le cui opere teatrali tradotte in una ventina di lingue vengono rappresentate nei teatri di tutti i continenti. Occasione di rilievo per gli aquilani tutti, e per gli abruzzesi, per conoscere da vicino lo scrittore che tanto lustro e prestigio ha portato all’Italia e all’Abruzzo, autore di opere teatrali, drammi e commedie, che gli sono valse una messe di riconoscimenti, in America e nel mondo, tra i quali 7 Tony Award, il massimo tributo nel mondo del teatro, quanto lo è l’Oscar per il cinema.

Il drammaturgo giunge a L’Aquila gratificato dall’ennesimo riconoscimento: il Capri Award, tributatogli “per il teatro e la narrativa” il 7 settembre scorso nell’isola partenopea. La consegna dei prestigiosi premi è avvenuta nel corso d’una magnificente cerimonia nella storica sala teatro del Grand Hotel Quisisana di Capri che ha visto vincitori Personalità insigni della letteratura mondiale, come il siriano Adonis per la Poesia e appunto Mario Fratti per la Drammaturgia, quindi l’imprenditrice Dorotea Liguori, premiata con il Capri Charity per le sue iniziative di solidarietà in Africa (Kenia e  Tanzania). Infine,  nella prima edizione del Capri Award “Paolo Morgano”, quest’anno sono stati premiati per il giornalismo televisivo Massimo Milone, direttore di Rai Vaticano, e per la carta stampata il quotidiano Il Mattino di Napoli, con il riconoscimento ritirato da Paolo Graldi, editorialista e già direttore del giornale partenopeo. Il Premio internazionale Capri Award, è stato fondato trent’anni fa dal giornalista e scrittore Claudio Angelini, che da sempre lo presiede, con il sostegno del mecenate Paolo Morgano, imprenditore della famosa struttura alberghiera caprese ed amante appassionato della cultura. Nel corso della trentennale storia del Premio grandi figure della letteratura – poesia e narrativa – sono state insignite del Capri Award, tra le quali Czelaw Milosz, Josif Brodskij, Rafael Alberti, Lawrence Ferlinghetti, Tahar Ben Jelloun, Thomas Venclova, Attilio Bertolucci, Irving Layton, Bohumil Hrabal, Evgenij Evtusenko e, più recentemente, Derek Walcott, Rita Dove, Robert Pinsky, Banana Yoshimoto, per la poesia, e per la narrativa Adolfo Bioy Casares, Alberto Moravia e Raffaele La Capria.

Il Capri Award 2013 per la Poesia – si diceva – è stato assegnato ad Adonis, pseudonimo di Alì Ahmad Isbir, poeta e saggista nato nel 1930 in Siria, vissuto in esilio dapprima in Libano e poi a Parigi. Le sue opere sono state tradotte in diverse lingue. La sua feconda attività poetica l’ha portato in più occasioni ad essere candidato al premio Nobel per la letteratura. Adonis è un vero e proprio gigante della letteratura mondiale, sempre in prima fila nel dibattito politico-culturale e nelle iniziative a sostegno della Pace, che lo hanno fatto diventare un’icona non solo nei paesi arabi, ma in tutto il mondo. Il poeta siriano, tra l’altro vincitore nel 2011 del Premio Goethe, è stato all’Aquila nel 2003, ospite d’onore del Premio Letterario “Laudomia Bonanni”. Il Capri Award per la Drammaturgia e la Narrativa è stato quest’anno tributato a Mario Fratti. Lo scrittore è nato a L’Aquila il 5 luglio 1927. Lasciata la città natale nel 1947, Fratti va a Venezia dove si laurea in Lingua e letteratura inglese alla Ca’ Foscari. Verso la fine degli anni Cinquanta avvia un’intensa produzione drammaturgica.

E’ del 1959 il primo dramma di Fratti, “Il nastro”, scritto per la radio, vincitore di un premio Rai. Non fu mai radiotrasmesso. Giudicato allora sovversivo, narra le confessioni sotto tortura di alcuni partigiani, poi fucilati dai fascisti. L’autore era arrivato trentenne a scrivere per il teatro, dopo giovanili esperienze poetiche. Anche un romanzo all’inizio della sua vita letteraria, “Diario proibito” ora fresco di stampa, una storia cruda sui fatti dell’occupazione nazista e delle violenze fasciste a L’Aquila, che diversi editori si guardarono bene dal pubblicare. Di qui la scelta di scrivere testi per il teatro. Oggi la sua produzione drammaturgica raggiunge quasi una novantina di opere. Negli Stati Uniti, sin dal suo arrivo dall’Italia, nel 1963, la critica lo accoglie con favore. Il suo stile è perfettamente compatibile con l’indole americana, aliena dalle ridondanze, dalle metafore, dal linguaggio ricercato e dalle sfumature proprie del teatro europeo. L’aiutano la padronanza della lingua inglese e la sua profonda conoscenza della letteratura americana. Dalla Columbia University è presto chiamato ad insegnare “Storia del teatro e scrittura teatrale”. Legata al caso l’emigrazione negli Stati Uniti. Nel 1962, al Festival dei Due Mondi di Spoleto, il suo atto unico “Suicidio” stupisce Lee Strasberg, che lo mette in scena all’Actor’s Studio di New York. In quella fucina delle avanguardie, il dramma diventa un autentico caso teatrale. Fratti, che nel 1963 era andato a New York per assistere alla “prima” di Suicidio, un vero successo, resta in America. Di successi poi ne seguiranno molti altri, fino ad oggi.

C’è dunque all’Aquila una grande attesa e una forte curiosità culturale per “Diario proibito”, questo romanzo di Fratti che vede la luce mezzo secolo dopo la sua scrittura. Si è detto dianzi dei motivi che all’epoca ne evitarono la pubblicazione in un’Italia appena uscita dalla guerra civile, con le ferite ancora aperte, quantunque la Repubblica democratica fosse nata con gesti politici, legislativi e giudiziari – come l’amnistia generale – che avviarono la pacificazione nazionale, senza tuttavia fare del tutto i conti con il fascismo e con i suoi responsabili. C’erano poi quei fatti. E il modo di narrarli di Mario Fratti, del tutto singolare. Lo rileva con rara efficacia il prefatore del romanzo, lo storico e saggista Mario Avagliano. “… Pagina dopo pagina, ho capito che Fratti, al pari di quanto ha fatto in alcune sue opere teatrali (da Tangentopoli a Mafia), in questo suo primo (e per ora unico) testo narrativo, – scrive Avagliano – con il suo stile crudo, privo di pudicizia, che spesso colpisce duro alla testa come una sassata, fatto di dialoghi serrati e di frasi secche come fucilate, aveva un intento di denuncia. Sotto tiro c’è l’Italia di ieri e di oggi. L’Italia complice di Mussolini e del nazismo, delle sue violenze e delle sue bestialità. L’Italia che non ha mai epurato i fascisti, anzi li ha riciclati nei posti di comando. […] Il panorama del collaborazionismo fascista dipinto da Fratti è putrido e fosco. Le pagine del romanzo sono affollate da puttane, delatori, spie, approfittatori, antisemiti o gente che è pronta a mutare atteggiamento verso i fascisti o i ribelli a seconda dell’andamento della guerra. Un panorama che fa ribrezzo, ma di cui vi sono numerose testimonianze storiche. […] Sullo sfondo, e neppure tanto sullo sfondo, delle pagine di Fratti, emerge anche un’altra Italia, quella dei partigiani animati da amor di patria che resistono fieri alle torture e di chi si oppone con coraggio alla barbarie nazista e fascista. […]”. Dopo la presentazione a L’Aquila, altre ne sono in programma il 23 settembre all’Università eCampus di Roma, il 25 a Montesilvano (Pescara) e il 26 alla Camera dei Deputati.

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