La storia di Dino Paul Crocetti, figlio di un montesilvanese emigrato negli Stati Uniti che diventò una star di Hollywood. Il comune rende omaggio al cantante e attore con un premio agli abruzzesi che si sono distinti all’estero.
di Walter Ciccione
BUENOS AIRES – Il firmamento di Hollywood è coperto di stelle tra le quali tante di cognome italiano, e solo per citare qualche esempio: Rodolfo Valentino, Capra, Minelli, Sinatra, Pacino, De Niro, Stallone, Scorsese, Coppola, Travolta, Di Caprio, Ida Lupino, Tea Leoni, Marisa Tomei, Susan Sarandon, Isabella Rossellini. Un mondo fantastico nel quale ci sono anche tante star di origine abruzzese che illuminano con luce propria, come Henry Mancini, originario di Scanno, autore della musica della Pantera Rosa; Madonna /Luisa Veronica Ciccone/ (Pacentro); Perry “Pierino” Como, (Gissi Palena), Alfredo Arnoldo Cocozza/Mario Lanza (Tocco da Casauria); Alan Alda (L’Aquila) e persino uno sportivo, noto anche a Hollywood come Rocco Francis Marchegiano/Rocky Marciano (Ripa Teatina), campione del mondo dei pesi massimi dal 1952 al 1956, l’unico a ritirarsi imbattuto. Non sono mancate le stelle fugaci, ma tra quelle che sono andate al di là della fama e sono diventate icone, c’è il personaggio del quale ci occupiamo oggi: Dino Crocetti, in arte Dean Martin cantante, attore, showman la cui luce rimane accesa, plasmata in tante sue canzoni e film.
DA MONTESILVANO A STEUBENVILLE
L’Abruzzo è una regione un tempo caratterizzata dal suo alto tasso di emigrazione e in tale contesto, Gaetano Crocetti ne é un esempio. Nato a Montesilvano, il comune vicino a Pescara, barbiere di professione, nei brevi momenti di ozio, guardando il placido Adriatico, liberava la sua fantasia e viaggiava con la mente in terre lontane, a cominciare dagli StatiUniti, paese dove era emigrato suo fratello Giuseppe, il quale, secondo quanto gli aveva promesso, gli spedì 25 dollari e un biglietto di terza classe per spalancargli le porte del “novomondo”. Con quella chiave in suo possesso, in tasca il mestiere di barbiere e la valigia di cartone con pochi vestiti e tante illusioni, partì Gaetano in quell’alba del XX secolo verso New York, “terra dei sogni possibili”. Il suo, cominciò a farsi realtà quando arrivando, gli sembrò di vedere la Statua della Libertà sorridergli dandogli il benvenuto, e strizzare l’occhio forse perché sapeva che sarebbe diventato padre di Dean Martin.
Giunto in America e da buon abruzzese, cocciuto, inquieto e transumante, Gaetano si sposta in diverse città, prende contatto con i paesani e dopo vari trasferimenti si ferma in una tranquilla località chiamata Steubenville dove comincia ad americanizzarsi e Gaetano, il giovane barbiere di Montesilvano diventa semplicemente Guy. Sposa una connazionale di origini campane, Angela e ben presto si ritrovò ad essere padre di due ragazzi, il primo Dino Paul nacque il 17 luglio 1917 poco tempo dopo Bill. Per il nostro Gaetano, i figli rappresentavano la speranza, un motivo in più per perseverare nella ricerca del sogno americano che, in un certo senso, diventa realtà attraverso il suo primogenito, il quale conquisterà
fama e fortuna.
VERSO IL SUCCESSO
Dino trascorse l’infanzia tipica di un italoamericano modesto, costellata da numerosi lavori e da tanti sogni nel cassetto. All’età di cinque anni parlava solo il dialetto abruzzese, poi frequenta la scuola solo per imparare l’inglese. Adolescente abbandona gli studi, impara il mestiere paterno ma comincia a cercare anche il suo destino attraverso varie occupazioni: lustrascarpe, commesso in un supermercato, il pugile con il pseudonimo Kid Crochet, avventura durata poco e che lascia per un lavoro ben più faticoso in miniera, poi benzinaio, tassista e per finire ai tavoli del casinò, prima come giocatore professionista e poi assunto come croupier. Tra i sogni accarezzati da Dino, quello di diventare cantante era di assoluta priorità, anche perché aveva le condizioni per farlo e le doti che lo aiutarono a scalare nel mondo della musica. Esordì in night-club di dubbia reputazione come Dino Martini,(cognome preso dal tenore Nino Martini) e con lo stimolo della numerosa comunità italo-americana, cominciò a transitare negli ambienti dello spettacolo, nella scia di altri cantanti di origine italiana come Frank Sinatra, Tony Bennett, Mario Lanza, Perry Como e Vic Damone. Comincia ad assaporare i primi successi e a consolidare la sua fama ma, diversamente da quanto avviene con molti dei citati artisti, mantiene sempre vivo il legame con le sue radici e nel suo vasto repertorio, molte canzoni, sono italiane, “Volare” “Arrivederci Roma” ecc. e altre, avuto almeno in parte del colorito linguaggio italo-americano esempio del successo di “That’s Amore” dove si arrangia per combinare “mozerella” che fa rima con “tarandella”
SPLENDORE E TRAMONTO
Il mondo dello spettacolo lo scoprì solo nel 1946 quando il futuro attore tiene un incontro fondamentale per la sua carriera con un comico ebreo debuttante, di nome Joseph Lewitch, in seguito conosciuto come Jerry Lewis. Uniti costituirono una delle coppie cinematografiche di maggiore successo nella storia nel grande e nel piccolo schermo, nel periodo 1948/1956. Insieme girarono 16 film, un trionfo dopo l’altro. Dino era solito spiegare che i due momenti più importanti della sua vita erano stati : “quando si era associato a Jerry e quando si era separato da Lewis “Una indipendenza questa che gli consentì di interpretare ruoli più impegnati, accanto a Marlon Brando, John Wayne e col suo amico Frank Sinatra. Inoltre dal 1965 al 1974 condusse il programma televisivo settimanale “The Dean Martin Show”.
Per quanto riguarda la sua vita familiare, fu prolifico di mogli e figli: si sposò tre volte ed ebbe in totale 8 figli, dei quali uno adottato.
LE RADICI ABRUZZESI
“Dino” per gli amici, mantenne sempre vivo il suo legame con le sue radici Il figlio di Gaetano, “lu barbiere”,per i montesilvanesi é stato un idolo, affettuosamente lo chiamavano “zi Dean”. Sempre atteso nel paese, una visita fu più volte programmata, e sempre rinviata per i troppi impegni di lavoro ma, pare che l’attore tornò almeno una volta, anche se in forma anonima, in gran segreto, fermandosi a riflettere sulle vestigia della sua storia familiare. Tra le battute attribuite a Dino Paul, si ricorda quella secondo la quale disse: “Le cose di cui vado particolarmente fiero e che non ho mai dimenticato, sia nei momenti di successo che in quelli meno brillanti, le mie origini abruzzesi”. Un’altra volta confessò che preferiva le canzoni che gli ricordavano “lu paese d. papá”. Amava una pietanza che mamma Angela gli preparava ogni domenica sera: Quajatieje”e fagioli “ non sapeva fare senza.
Montesilvano si identifica con un suo famoso emigrato: Dino Crocetti, tanto da dedicargli una festa nel mese di luglio. Ma non solo, per onorare la sua memoria, ma anche per premiare gli abruzzesi che si sono distinti all’estero, ed in particolare in America, con una targa la cui motivazione scritta è: “…per aver realizzato il sogno americano” manifestazione giunta alla sesta edizione. Non è tutto oro quello che luccica e anche se Dino è stato conosciuto per la sua simpatia e affabilità negli ambienti sociali e nelle feste, era allo stesso tempo una persona riservata e taciturna, fedele riflesso del suo essere essenzialmente abruzzese.
Dean Martin, il cantante, lo showman, un grande abruzzese, come il canto del cigno, cominciò a oscurarsi. La morte di un figlio nel 1987 a causa di un incidente aereo, lo sommerse in una profonda tristezza, di un padre in lutto. Fu un duro colpo per la sua già debole salute, che lo portò a ritirarsi dalle scene. Era l’inizio di una vecchiaia malinconica e nel fisico comparvero i primi segni del male che lo avrebbero visto soccombere più tardi, all’etá di 78 anni, in un triste giorno di Natale del 1995. Fu sepolto nel cimitero di Westwood in California. L’epitaffio sulla sua tomba, come lui aveva stabilito, è «Everybody Loves Somebody Sometime» (“Tutti amino qualcuno prima o poi”), il titolo di una delle sue canzoni più famose, anche la più amata del nostro “Albertone nazionale”, Moriconi Fernando detto l’ “americano”, e anche una delle preferite del sottoscritto, un pescarese doc, che con altri abruzzesi
dell’Argentina abbiamo versato qualche lagrima per la sua partenza da questo mondo.
WALTER CICCIONE – ciccioneg@speedy.com.ar
Qui Argentina: TRIBUNA ITALIANA